Alessandra Oddi Baglioni - Nicoletta Manetti: Grifoni d'Europa
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07 dicembre 2025
23 novembre 2025
Ilaria Pizzini: La strada della madonnina
Breve, essenziale, emozionante, si potrebbe definire questo bellissimo racconto di Ilaria Pizzini, non dimenticando di aggiungere: ben scritto. Ma se questi sono i pregi per così dire letterari di questo lavoro di Ilaria, non meno importanti sono i contenuti su cui si basa la sua "Strada della Madonnina".
Renato Campinoti
11 novembre 2025
Gianpaolo Simi: Tra lei e me
La cultura patriarcale e violenta, la solitudine e l'amore: un mix perfetto
Quando ti capita un libro, di oltre cinquecento pagine, e ti trovi a leggerlo tutto in pochi giorni, vien da chiederti come abbia fatto Simi a pensarlo e a svolgerlo con una bravura che ti impedisce di lasciarlo, salvo le indispensabili soste per gli impegni e il sonno, finché non l'hai finito. Detto questo, va rilevata la grande attualità dei temi che l'autore mette al centro del romanzo, a cominciare da quello della cultura patriarcale di cui è intrisa così larga parte di uomini anche delle generazioni più giovani.
Il romanzo si apre col ritrovamento del corpo di Lorena Danesi, all'interno di un vecchio casolare in via del Frantoio Vecchio, poco distante da Viareggio. "Nessuna pista, una donna solare, strangolata", come recitano i giornali che sta leggendo l'avvocato Pietro Valvassori, un cinquantenne che ha giocato a lungo in gioventù a Rugby, che viaggia con una vecchia bici nera con i freni a bacchetta e con l'orecchino che ha messo al momento dell'abbandono dello sport. Cento chili portati con tanti dolori ereditati dalle tantissime botte, spinte, placcaggi del periodo sportivo. Sarà lui ad assumere la difesa del principale sospettato dell'assassinio della bella e giovane Lorena, (immobiliarista, favorita dai pezzi grossi dell'ambiente affaristico della Versilia e perciò malignamente chiacchierata) il già marito della vittima Leandro Nava, titolare di un originale B&B alle porte della cittadina, già difeso da Valcassori quando, impiegato di banca, subiva le minacce di clienti poco raccomandabili.
Si avvia così un lungo colloquio tra l'avvocato e il suo cliente Leandro Nava, che si protrae per un'intera serata e poi per la notte, che occuperà, con brevi intermezzi sugli ultimi giorni di vita della vittima Lorena Danesi, quasi la metà dell'intero romanzo. E' in questa parte che l'autore ci porta a confronto con la tematica della cultura patriarcale e della violenza verso le donne, tema che padroneggia con grande competenza e partecipazione.
Nell'altra parte del libro, con l'entrata in campo dell'ispettrice Siracusano, una donna dotata di grande acume investigativo, sembra orientare in altre direzioni la soluzione del mistero dell'assassinio della povera Lorena. Anche la figura di una poliziotta come questa contribuisce a sottolineare il valore aggiunto che le donne esprimono in tutto il voluminoso racconto. "Se anche le donne ammazzassero uno zero virgola dei partner che le tradiscono, ogni giorno sarebbe una carneficina", come ci fa constatare la bravissima ispettrice.
Senza svelare niente di un lungo finale del romanzo, che di per sè, per il ritmo che l'autore imprime alla lettura, merita un grande encomio, va tuttavia sottolineato come proprio in questa parte emergono altri valori che Simi ci consegna con questa sua fatica. "La solitudine non esiste finché non perdi la testa per qualcuno, avvocato". come fa notare, ancora una donna, la collaboratrice di Valvassori. Che più avanti aggiunge "ascoltare insieme la radio, magari di notte... o berci una birra dove suonano ancora dal vivo, inventarci una cena con gli avanzi del frigo perché fuori è freddo e piove. Quelle piccole cose stupide, ha presente? Cose normali. Ma alla fine sono quelle che giorno dopo giorno non ti fanno morire di tristezza".
Ecco introdotto in maniera netta e dolorosa il tema centrale di tante vite della società di oggi. Qel doloro per il quale "L'avvocato si ammorbidisce controvglia in una smorfia di compassione. Chissà se per la donna che ha davanti, o per se stesso".
Resterebbero altre cose di cui ci parla Simi con questo suo appassionato e bellissimo romanzo. Primo fra tutti il tema dell'innamoramento delle persone in età matura. Ma per non rischiare di spoilare conviene fermarci qui. Anche perchè ce ne è abbastantamza per stimolare tutti a dare avvio alla lettura di un libro, ripeto, quanto mai attuale sui temi che solleva, scritto magistralmente da uno dei migliori dei nostri scrittori.
Renato Campinoti
06 novembre 2025
Gerges Simenon: L'uomo che guardava passare i treni
Non c'è dubbio che questo libro di Simenon va oltre le tematiche sociali e la descrizione dei vizi della piccola borghesia francese su cui il grande scrittore si è esercitato in molti dei numerosi testi che ci ha lasciato. In quelli nei quali Simenon lascia da parte l'spettore Maigret che gli ha data la fama e le risorse economiche e si esercita, appunto, nell'indagine sociale e letteraria di cui è maestro.
Renato Campinoti
02 novembre 2025
John Fante: Chiedi alla polvere
Ho scoperto John Fante molto tempo fa quando, innamorato dello stile e del rapporto diretto col mondo di Charles Bukowski, scoprii che doveva molto di tutto ciò proprio a lui, a John Fante di "Chiedi alla polvere".
Renato Campinoti
22 ottobre 2025
Leonardo Gori: Il vento di giugno (TEA)
Leonardo Gori: Il vento di giugno
All'origine dei servizi segreti deviati nell' Italia del dopoguerra
Da appassionato lettore dei romanzi di Leonardo Gori, credo di poter dire con convinzione che questo "vento di giugno" è sicuramente uno dei migliori, se non il migliore in assoluto, di quelli offertici dal bravo scrittore fiorentino. E lo è, a mio giudizio, per più ragioni. Anzitutto per la capacità di restituire al lettore il clima e la reale condizione di quella fase dell'Italia, di Roma in particolare, in bilico tra le rovine, non solo materiali, di una nazione sconfitta dalla guerra, riscattata dalla Resistenza, tuttora incerta sul suo futuro, perfino sul regime che l'aspetta tra monarchia o repubblica. Crudo e impietoso il quadro di Roma che appare al suo Maggiore Arcieri quando, dovendo recarsi a piedi, per più di un'ora, alla su nuova abitazione "gli sembrava di vedere, nei volti smagriti dei pochi che incontrava alla luce incerta dei lampioni, nelle loro occhiaie profonde, le stimmate di una miseria laida e disperata, che non aveva più nulla a che fare con la povertà innocente dei suoi anni giovanili". Accostiamo questa descrizione dei nuovi poveri tra il popolo di Roma a ciò che che gli appare quando incontra la famiglia di nobili decaduti che lo accoglie come ospite pagante (e perciò prezioso) nella loro decadente dimora, quando, come racconta il vecchio colonello di Arcieri, "nemmeno l'amministratore personale del marchese ha saputo impedire il tracollo finale. Il marchese non può lavorare, è ovvio; il figlio non vorrebbe nemmeno. È il destino di quel pezzo d'Italia. Il vecchio mondo è morto." Quello che emerge da questo accostamento è ciò che, a me pare, lo scrittore vuol farci capire: siamo in una fase in cui l'Italia deve ancora ripartire e lo farà, per la sciagurata politica e la guerra in cui il fascismo l'ha cacciata, da una condizione peggiore di prima del regime. Sia come popolo che come classi noboli che non hanno saputo approfittare, come ha fatto una ristretta minoranza, del mercato nero e delle nuove opportunità. Ma insieme a questo clima che Gori ricostruisce magistralmente, c'è la trama, che vorrei dire principale, di questo impegnativo (anche per chi l'ha scritto, credo) romanzo, il quale, senza disdegnare la fiction necessaria al racconto, ambisce anche, a mio giudizio, a romanzo storico. E non devono essere state di poco conto le ricerche cui Gori si è dovuto sottoporre per centrare, con la precisione che dimostra, lo sviluppo delle vicende storiche che accompagnano lo svolgimento della trama. La quale, per dirla in bereve, vede Arceri richiesto dal suo vecchio comandante, di svolgere una impegnativa analisi delle vicende che si dipanano intorno all'Ufficio I, che ha sostituito il vecchio SIM, il servizio segreto per il quale lavorava fino alla caduta del regime fascista. E sarà la ricerca che Arceri mette in campo, avvalendosi di soggetti anch'essi, come si sente lui stesso, emarginati dal nuovo Servizio, che farà emergere il lavoro sotterraneo (ma non troppo) per far nascere quei Servizi, che si meriteranno in seguito l'appellativo di "deviati", ancora di fatto al servizio della mentalità reazionaria e fascista, sconfitta sul campo ma non nei gangli dello Stato. Gori data questo lavoro sotterraneo proprio in questa fase dell'Italia, i giorni immediatamente precedenti il Refrendum che vedrà prevalere la Repubblica, ma che si porterà dietro un ben pesante fardello che darà, in seguito, i suoi frutti amari con la cosiddetta "strategia della tensione", con le bombe sui treni e nelle piazze. C'è, in questo lavoro di Gori, anche il riflesso di un certo pessimismo sulla permanenza di una certa presenza culturale in settori del popolo italiano: "il fascismo era nelle ossa degli italiani, sia prima sia dopo. Un cancro forse incurabile". Non mancano nel romanzo, riferimenti alle vicende sentimentali di Arcieri, così come l'incontro con donne, in particolare Cristina, la bella e impegnativa figlia del marchese, che lasceranno un segno nel virtuoso Maggiore. Arceri centrerà, con la sagacia di cui è capace, anche alcuni risultati positivi, in particolare a favore della famiglia del marchese e di sua figlia. Ma alla fine di questa piacevole e eccellente scrittura, quello che rimane davvero è l'impressione di un'indagine, in forma di romanzo, di uno dei periodi più difficili e complessi della storia del nostro paese, quasi con l'avvertimento, da parte dell'eccellente scrittore, a guardarsi intorno ancora oggi per impedire che il cancro diventi davvero incurabile.
Renato Campinoti
04 ottobre 2025
Ilaria Pizzini: Più forte del tempo
La prima cosa che viene da dire di questo romanzo è la qualità della scrittura e la piacevolezza che restituisce al lettore. Si avverte una capacità di raccontare le cose che è, di per sè, un modo di tenerci attaccati alla lettura. Ma, naturalemnte, è altrettanto piacevole e ben strutturato il "percorso" del racconto.
Renato Campinoti
