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20 giugno 2025

Antonio Scurati:M La fine e il principo (romanzo), Ed. Bompiani

 

Antonio Scurati: M  La fine e il principio (Ed. Bompiani)

Quando la letteratura ti costringe a fare i conti con le "sirene" del fascismo di ieri e di oggi

Per parlare correttamente di questo corposo e interessante libro di Scurati non si può prescindere da due aspetti indispensabili. Il primo è dato dal fatto che si tratta del quinto volune di una vera e propria saga sul fascismo e su Mussolini in particolare, dalla presa del potere alla disfatta e alla caduta. Ci sono i fatti, ovviamente, ma spesso sono solo lo sfondo di molte pagine dedicate all'uomo Mussolini, alla sua gastrite, ai suoi tormenti e indecisioni di fronte alle più imprortanti e spesso gravi e drammatiche scelte che è chiamato a prendere. E qui veniamo al secondo aspetto che caratterizza questo immane lavoro dello scrittore. Non si tratta dell'ennesimo e pur utile libro di storia sul fascismo e sul nazismo di cui non si è mai abbastanza saturi. Questo lavoro è ancora più utile (e tempestivo, come dirò!) proprio perchè si tratta di un romanzo, un romanzo storico ovviamente, ma pur sempre l'esempio di un efficace e corretto uso della letteratura che non intende lasciare il lettore di fronte alla pur tragica sequenza dei fatti e del loro concatenamento. Portare il racconto dentro lo studio milanese di Mussolini, prima, (già allora con la sua "scuderia" di amanti!) o nella grande stanza di Palazzo Venezia, o addirittura nelle sale di Villa Torlonia, a contatto con le sue vicende private e pubbliche, ci costringe a pensare agli sviluppi delle vicende del nostro Paese, in mano a un simile personaggio, con una tensione e attenzione che i pur determinanti fatti storici probabilmente non saprebbero restituirci. Sono molti i passaggi emblematici delle vicende raccontate nei cinque volumi che potrebbero essere portati ad esempio di questo modo di intendere il romanzo storiuco di Scurati. Ne citerò solo due. La vicenda dell'assassinio di Matteotti, all'origine del consolidanmento del regime fascista e delle sue strutture istituzionalin e normative, dove il racconto storico cede il passo ai tormenti e ai calcoli del dittatore e della sua corte di assassini e vassalli. Siamo così costretti a rifare daccapo il percorso di una vicenda emblematica che, ancora una volta, finì per mostrare l'inadeguatezza di un sitema politico e di rappresentanti dell'opposizione  incapaci di entrare in connessione con quella parte, che appariva maggioritaria, del Paese che avrebbe potuto rimettre in discussione il governo fascista. L'altro passaggio è sicuramente rappresentato dalla descrizione del patetico tentativo di ricostituire regime fascista in forma repubblicana con la cosiddetta Repubblica di Salò.  Anche qui il racconto dei fatti, che pure ci sono, è sovravanzato dal disvelamento della ridicola funzione in cui Mussolini e i pochi gerarchi rimastigli fedeli sono confinati da parte di Hitler, di cui sono sostanzialmente prigioneri. Il che non impedisce loro di perpetrare odiosi e drammatici crimini, non fosse altro supportando i nazisti nella sequela di barbarie, di cui le Fosse ardeatine sono sicuramente la più odiosa, che si snoderanno lungo la ritirata sulla linea Maginor, da Marzabotto a Sant'Anna di Stazzema, a Civitella e tante altre finalmente venute alla luce dopo decenni di oblio asservito alla ragion di Stato. Altrettanto emblematico di questo modo, da romanzo storico appunto, di procedere da parte di Scurati, lo ritroviamo nella descrizione delle vicende di Mussolini e dei suoi gerarchi (una parte dei quali così odiosi che perfino il regime fascista nel periodo dei suoi fasti aveva provveduto ad accantonare e ora richiamati a servizio della ridicola Repubblica Sociale Italiana). C'è poi l'intreccio con la giovane amante Edda e i patetici sfoghi cui il fu grande Mussolini si lascia andare con lei alla ricerca di non si capisce quale possibile consolazione. Sono davvero tante le pagine che Scurati, da navigato romanziere, dedica a questa parte finale del libro, ai tormenti, alle bizze, alle nefandezze dei suoi, tanto più atroci quanto oramai palesemente inutuli. Basti pensare alle indecisioni del Duce circa la sorte da riservare, insieme agli altri traditori del Gran Consiglio, a Galeazzo Ciano, il marito della figlia la quale lo implora ripetutamente di salvargli la vita. Mussolini è consapevole di avere perso tutto, compreso il suo potere sugli altri. Eppure non può che decidere per l'esecuzione della sentenza di morte, per non perdere la faccia di fronte a ciò che resta dei suoi seguaci. C'è poi tutta la parte finale riservata al tentativo di fuga di Mussolini stesso e dei pochi rimasti con lui, compreso il famigerato Pavolini. Devo dire di non aver letto mai una ricostruzione, in parte intuitiva, di quella drammatica vicenda, fine all'uccisione da parte dei partigiani inviati dal CNL e dello scempio di Piazzale Loreto. Anche qui, ben oltre la fredda descrizione dei fatti, Scurati ci pone di fronte alla possibile ambiguità, non tanto dei partigiani che intendevano riscattare, tra gli altri, i loro numerosi morti in quellle stesse piazze da parte dei carnefici fascisti. Quanto piuttosto da parte di un popolo che, dopo anni di asservimento all'ideologia fascista, si lasciava ora andare allo scempio di uno e più cadaveri, quasi a volersi riscattare da un troppo lungo periodo di silenzio. Anche su fatti di questo genere, il romanzo di Scurati non ti lascia indifferente e ti costringe, alla luce degli accadimenti, a riflettere e a rafforzare il tuo spirito critico. Che è il passo principale per combattere ideologie come quella fascista. Ma il merito ulteriore, e forso quello maggiore, del libro di Scurati sta nel fatto di avere concluso con questo volume la saga di Mussolini nell'ottantantesimo anniversarioi della caduta del fascismo e della nascita della Repubblica sulla base della nostra, bella Costituzione antifascista. Essendo tra coloro che hanno avvertito proprio in questi anni (e purtroppo non solo in Italia) tentativi di vario genere per rimettere in discussione i principi basilari sulla natura antifascista, democratica, basata sui principi di solidarietà tra i cittadini e tra i popoli, che ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie tra le nazioni, propri della nostra Costituzione, ho visto nel lavoro egregio di Scurati uno degli strumenti per dare una risposta a questo clima. A condizione, naturalmente, che i libri siano diffusi adeguatamente e che siano accompagnati da un moto civile e culturale di settori maggioritari dei giovani e della popolazione.

Renato Campinoti


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