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04 ottobre 2025

Ilaria Pizzini: Più forte del tempo

Alla scoperta delle proprie radici: nuova forza vitale

La prima cosa che viene da dire di questo romanzo è la qualità della scrittura e la piacevolezza che restituisce al lettore. Si avverte una capacità di raccontare le cose che è, di per sè, un modo di tenerci attaccati alla lettura. Ma, naturalemnte, è altrettanto piacevole e ben strutturato il "percorso" del racconto. 
Fin dall'inizio si avverte che la scrittrice sta parlando di una storia che intreccia vicende personali, luoghi incantati e scoperta della propria identità. Devo dire che, per quello che ho percepito, lo sa fare in maniera che diventa una sorta di ricerca in cui è coinvolto anche il lettore, al netto, naturalmente, delle vicende più strettamente personali della Cate (sta per Caterina, ovviamente). 
Le quali vicende, tuttavia, anche se si svolgono così intrecciate alla matrice fondamentale del racconto, assumono tuttavia la loro autonoma importanza. In buona sostanza tutto gira, per Cate, intorno alla sensazione di trovarsi, quando mette piede nel borgo di Magliano in maremma, in un luogo dell'anima. Di più, nel luogo che la sua anima ha già conosciuto, forse in una vita o in una persona diversa ma della sua famiglia. 
Di qui la decisione repentina di comprare l'appartamento dentro le mura e la scelta definitiva di cambiare vita, anche sentimentale. Ma qui si tratta di un racconto del quale non si può dire molto pena il cadere in uno spoiler inaccettabile alla scrittrice e, soprattutto, al lettore. 
Allora vale la pena dire che al centro del racconto ci sono le donne, la gran parte fornite di un robusto carattere, che sanno scegliere i loro uomini (quasi sempre) e che sono loro a rappresentare la continuità delle generazioni e della famiglia. 
Anche il nome, Caterina, che ricorre di generazione in generazione, talvolta camuffato in Catherine, talaltra in Maria Caterina, sempre tuttavia a indicare la continuità di una famiglia e, soprattutto, di un carattere femminile. 
Naturalmente ci sono anche personaggi maschili in questa storia, alcuni di carattere negativo: "Mio padre non era una brava persona, alzava le mani dentro e fuori casa", come racconta Rodolfo, un lontano parente della Cate. Le violenze sulle donne c'erano anche qualche generazione fa! Ma di uomini positivi ce ne sono più d'uno in questo racconto. 
A cominciare da Antonio, il fratello di una certa Maria Caterina, il quale, quando un gruppo di garibaldini passa da Magliano per reclutare soldati per l'impresa dei Mille, alla sorella che gli chiede che intenzioni ha, risponde: "Secondo te? Certo non ho nessuna intenzione di lasciare che gli altri facciano la storia mentre io rimango in questo paese addormentato". 
Lo stesso potrebbe dirsi di quell'Edoardo Berretta, che diverrà grande amico di Antonio e avrà altre parti nello svolgimento del racconto. Ma qui ci fermiamo e lasciamo che sia Cate a fare incontrare al lettore altri uomini in gamba, come pure figure femminili che sapranno esprimere sentimenti e atti di vera amicizia verso la protagonista, aiutandola a superare il momento di crisi con un uomo (eccone un altro negativo) che dimostra tutta la sua superficialità in materia di rapporti interpersonali. 
Non poteva mancare, infine, un altro protagonista: i libri. Sono loro infatti che fanno crescere l'amicizia di Cate con Lella, la bibliotecarie di Magliano, così come sono i libri il rifugio dei momenti di sconforto o di noia che aiutano la nostra protagonista a mantenersi in forma per andare alla scoperta delle proprie radici. 
Prima di abbandonare questo interessante e piacevole libro, torno all'inizio, alla dedica che Ilaria fa "Alle donne della mia famiglia del passato, del presente e del futuro". Mentre vado a riporre il libro sullo scaffale di quelli già recensiti, una domanda continua a frullarmi nella testa: "Quanto c'è di fantastico e quanto di autobiografico in questo libro?" 
Mentre metto a riposo il computer mi dico che qualunque sia la risposta mi sono divertito e mi è piaciuto davvero questo racconto.

Renato Campinoti

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