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05 luglio 2025

Manrico Testi: Viareggio - Stazione climatico marittima


 

Dalle paludi malariche, alla rivendicazione di "stazione climatica"
Siamo di fronte all'ennesimo libro su Viareggio di Manrico Testi, l'uomo di cultura che più di tutti ha contribuito alla conoscenza e alla valorizzazione della storia sociale, economica e, soprattutto, culturale della sua città, Viareggio.
Basta scorrere la quarta di copertina di questo libro per renderci conto della sostanziale completezza dello sguardo di Manrico sul territorio e sui personaggi che in qualche modo hanno contribuito a fare la storia della capitale della Versilia.
Questa volta lo sguardo è diretto in una direzione precisa: rivendicare il ruolo di Viareggio non solo come stazione marittima, ma anche e, soprattutto, come Stazione climatica, in grado di rappresentare, come sottolinea nella sua introduzione Silvano Mugnaini a nome di tutta la "Lega fra Maestri d'ascia e Calafati" "un ulteriore richiamo turistico e una fonte di ulteriore sviluppo e benessere della nostra amata Città e di tutti i suoi abitanti".
Va detto subito che questo libro, come altri di Manrico, pur essendo un egregio testo sulla storia in senso lato di Viareggio, è anche e soprattutto il "portavoce" di quella parte della vita economica e culturale della città, a cominciare, appunto, dalla Lega fra i Maestri d'ascia e Calafati, fino a personaggi come Marco Montemaggi in quel periodo da poco uscito dal ruolo di assessore regionale al Bilancio e alle Politiche del Mare (e membro onorario della Lega!), al professor Giuseppe Paoli, storico e critico d'arte e, in particolare, storico e critico del Carnevale di Viareggio, particolarmente convinto, in questa occasione, della necessità che "ottenere il riconoscimento ufficiale di Viareggio come 'Stazione Climatica e Balneare' darebbe un nuovo impulso alle bellezze della nostra città".
Si avverte, insomma, in tutto il libro di Manrico e nelle persone che l'hanno promosso e accompagnato uno slancio affettivo e un amore per Viareggio che va oltre la più che legittima richiesta di ottenere quel riconoscimento.
Si tratta, prima ancora di una rivendicazione, di un vero e proprio atto d'amore per la propria città, come raramente si avverte da altre parti, a cominciare dalla costante insoddisfazione dei fiorentini, da sempre identificatisi col motto di uno dei più grandi di loro tra i contemporanei, Gino Bartali, col suo "È tutto sbagliato, è tutto da rifare". Anche se ho il sospetto che sia anche questo un altro modo di esprimere, negandolo, il proprio attaccamento alla città del giglio. 
Veniamo allora alla parte storica e culturale di Viareggio descritta in questo agile ma denso saggio di Manrico Testi, molto legato, come ci avverte lo stesso autore nella prefazione, "agli slanci lirico-mitizzanti propri della scrittura di Mario Tobino quali figurano nel suo 'canto d'amore' alla propria Viareggio: 'Sulla spiaggia e di là dal molo' ". Dove Tobino voleva intendere, appunto, sia il ruolo turistico, sulla spiaggia, che quello industriale, di là dal molo. Che sono poi le due direttrici da cui prende spunto lo stesso Testi nel suo saggio. 
La bravura e la competenza di Manrico entrano da subito in scena quando, andando alle origini dello sviluppo cittadino, mette in evidenza come, sulla base di alcune tappe fondamentali, Viareggio diventa rapidamente, prima ancora che cittadina balneare, una possibile stazione climatica per il nuovo, salubre clima che si respira. 
Le tappe di questo primo traguarda sono delineate con chiarezza e con supporto documentale ineccepibile da Testi, dal "Sassone" ovvero il pittore Cristoph Martini, che ne sottolinea le potenzialità di porto canale, a Carlo V che passando da quelle parti fa spostare più vicino al mare "Il castellaccio", la torre rotonda posta a difesa del porto canale. Ma sarà la ricognizione e le conseguenti opere di bonifica indicate da Bernardino Zendrini che, nel 1735 fu incaricato di uno studio e di proposte per risanare il clima della cittadina. 
Il risultato positivo dello studio e delle opere conseguenti che sconfissero definitivamente la malaria, dettero inizio ad un primo sviluppo della cittadina che poi, di passo in passo, arriverà a diventare il luogo delle facoltose famiglie lucchesi per praticarvi il vizio dell'epoca, il gioco d'azzardo, che portò perfino all'edificazione di un Regio Casino ad opera di Carlo Lodovico, succeduto alla madre Maria Luisa Borbone, Duchessa di Lucca. Siamo già nel 1824. La Duchessa aveva dato impulso notevole allo sviluppo della città che, prendendo spunto dalla presenza di Paolina Bonaparte della sua villa, ne favorì l'espansione urbanistica col decreto del 30 Maggio del 1820 "che concedeva gratis il terreno a chi intendeva costruirsi una casa a Viareggio". 
A questo punto Manrico individua un'altra tappa fondamentale dello sviluppo balneare della città nel primo trattato italiano di talassoterapia ad opera del medico lucchese Giovanni Giannelli, "Il manuale dei bagni di mare", pubblicato nel 1833. Inizia così la nascita della città dei bagni con l'autorizzazione da parte del Granduca Leopoldo II (Lucca era entrata nel Granducato), ad "erigere alcune baracche balnearie nei pressi del molo". Lasciando a Manrico il compito di descrivere ulteriormente lo sviluppo balneare di Viareggio, appare altrettanto interessante seguire, seppure in rapida sintesi, lo sviluppo del turismo "culturale" che trova anch'esso in Viareggio un antesignano di vicende che si ripeteranno in altri luoghi molto tempo dopo. 
La prima vicenda "culturale" di rilievo che contribuisce a questo inaspettato sviluppo è sicuramente rappresentata dalla presenza e dalla sua drammatica morte del grande poeta inglese Percy Bysshe Shelley che l'8 luglio del 1822, a soli trenta anni, annegava nelle acque di Viareggio, lasciando amarezza e sconcerto in molti, a cominciare da Byron e da molti suoi concittadini. 
Sarà poi la volta di passare da Viareggio da parte di Rylke, il più grande poeta di lingua tedesca, che sarà in città per ben due volte, la prima nel maggio del 1898 e la seconda nel 1903. Su entrambe queste visite sarà lo stesso poeta a lasciarci una nostalgica descrizione degli stati d'animo e dell'amore per il mare, le ragazze e i colori della città, che contribuiranno non poco ad affascinare i suoi lettori. 
Se già questi esordi culturali contribuirono a far convergere a Viareggio una notevole quantità di cittadini di lingua e religione anglosassone (non a caso a Viareggio c'è una bella Chiesa di rito anglicano) saranno i personaggi del luogo, a cominciare da Tobino, a Répaci a Puccini e a tanti altri che, con il prestigioso e attuale Premio Répaci-Viareggio, con il teatro e le opere di Puccini nella frazione di Torre del Lago, che daranno alla città una forte impronta culturale. 
E l'obiettivo di "Stazione climatica" che fine ha fatto? Sarà proprio quando, col rifacimento e l'apprezzamento generale per la nuova Passeggiata, frutto della rinascita turistica oltre che culturale della città, che lo stesso interrogativo se lo torna a porre il nostro scrittore. E trova importanti argomenti al suo fine. Da un lato l'affermazione, ripetuta in due importanti Congressi milanesi su "Idrologia, Climatologia e terapia fisica", svoltisi il primo nel 1902 e il secondo nel 1927 e dove, in entrambi, l'autorevole professor Francesco Lenci, usa il termine di "Costa Verde" per indicare "quel tratto di spiaggia verso i dolci declivi della Versilia... incorniciata dalla folta boscaglia di pini che, vista dal mare, ci appare come un immenso tappeto verde da cui si stacchino le scoscese vette apuane". 
Simili espressioni, ci ricorda Manrico, furono usate nel Congresso di Idrologia e Climatologia che si tenne proprio a Viareggio nel Maggio del 1935. 
Nel dopoguerra, nonostante i ripetuti tentativi, Viareggio non perviene al riconoscimento di Stazione climatica. La stessa distruzione di una parte della pineta, secondo lo stesso Tobino, non aiutò ad ottenere tale titolo. Che resta tuttavia, come Testi ci ricorda, citando la definizioni data al clima di Nizza in provenza, (Nizza vende il sole d'inverno, come Manchester vende il cotone), l'obbiettivo principale del suo lavoro. "Ecco, Viareggio, che si è sviluppata con l'aspirazione di diventare 'la Nizza italiana' è ora che, continuando a rispettare meglio e più di Nizza i suoi doni naturalistici, ecologici e climatici, sappia migliorarli ulteriormente... anche grazie, finalmente, al riconoscimento ufficiale a stazione climatica e donarli a piene mani, in primis ai suoi cittadini e poi a tutti quelli che vorranno goderli insieme a noi, nell'abbraccio fraterno della nostra storica accoglienza".

Renato Campinoti

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