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08 febbraio 2025

Paolo Ciampi: Nulla va perduto, vita straordinaria di Leda Rafanelli

"Ho amato anche il mio crudele destino, che mi ha tolto tutto ciò che potevo possedere... Ma è il mio Destino, e tutto quanto è stato ed è mio, lo amo...". 
Leda Rafanelli (4 luglio 1880 - 13 Settembre 1971) scrisse questa poesia quando ormai si stava avvicinando a quei novant'anni dentro i quali è racchiusa quella "vita straordinaria" che Paolo Ciampi ci racconta in questo bellissimo libro, da esperto di indimenticabili biografie che meritano, tutte, di essere lette. 
Sarà nello stesso periodo, quando si è oramai ritirata dalla battaglia politica e si dedica principalmente alla famiglia e ai nipoti, che ci lascerà il suo testamento politico: "E la conclusione è che, nella mia Vita libera... solo i Compagni, solo gli Anarchici, non mi hanno mai deluso. Dai più illustri ai più umili, tutti sono stati per me Luce, Calore, Vita, e solo unita alla schiera dei ribelli, dei refrattari, degli Individui che vanno contro corrente, sono rimasta IO". 
La prima cosa che balza agli occhi di questa donna speciale è la sua coerenza in un tempo in cui sono tantissimi quelli pronti a cambiare idea per opportunismo o, come accade a tanti quando il fascismo si insedia al potere, per necessità. Lei, come vedremo, fiutò prima di tutti di che pasta era fatto il trasformista Benito Mussolini. Così, alla fin del libro, da cui siamo partiti, Ciampi potrà dire con assoluta certezza: "Leda senza rimpianti, orgogliosa della sua anarchia, dai quattordici ai novantuno anni. Potessero tutti dire così di se stessi". 
Ma forse è necessario partire dall'inizio, da quei quattordici anni da cui inizia la storia politica di Leda. Scopriremo così che, con l'irrequietezza di una adolescente precoce, incontra un libro "I miserabili di Victor Hugo che in effetti è assai più di un romanzo, è una visione di vita, una dichiarazione di umanità". Sarà questo libro, insieme agli incontri di anarchici in carne ed ossa, che la convincerà ad abbracciare questa fede. Così finirà per annunciarlo ai genitori perché "essere anarchica significa qualcosa di più che dirsi socialista". 
Da questo momento in poi inizia la sua militanza che avrà fine solo molto, ma molto tardi. Saranno "Maria Luisa Minguzzi.. .e il marito, Francesco Pezzi, entrambi di Ravenna, ora a Firenze dopo anni di fughe e vagabondaggi, la loro casa a San Frediano un porto di mare... Leda che ascolta volentieri i loro racconti. L'esilio a Lugano, l'amnistia, gli scioperi alle manifatture... quasi un mito i coniugi Pezzi. E lei, Gigia, che un tempo ha anche fatto girare la testa a molti, per la sua bellezza...". 
Comincia a darsi da fare eccome anche Leda, che sembra rispecchiare molto della personalità di Gigia. "Leda che promuove campagne antimilitariste... che anima il Circolo anticlericale di Porta a Prato... che collabora ad Azione Diretta, foglio sindacale... che invia lettere ai più noti agitatori". E fin dall'inizio della sua militanza anarchica e anticlericale, Leda si distinque anche in questo da tutti per la sua piena e convinta adesione all'Islam."
Tirerà dritto come sempre. Anarchia e mussulmana: e allora? Ogni giorno le cinque preghiere... I compagni scuotono la testa. Che c'entra Dio con l'Anarchia?... Leda è Leda, va bene, ma cosa c'entra Allah? Ma lei va avanti con convinzione su entrambe, anarchia e adesione all'Islam. "Quello di Leda è un Islam particolare, si rivolge alla tradizione dei mistici sufi. La stessa dei dervisci rotanti..."
Per tutta risposta Leda dirà "I miei compagni sono atei e padroni dimisero. Io sono credente. A me non interessa affatto che gli altri siano religiosi, amo esserlo io". 
Sarà così per tutta la vita, coerente anche in questo. Poi arrivano le vicende dei grandi amori, che si intrecciano con le sue grandi passioni. Sposerà precoce Luigi Polli e con lui, "invece di un figlio Leda e Luigi hanno fatto nacere una casa editrice... In via dei Pepi, in quella stanza fredda e di poca luce, il via vai è incessante". In questo caso "La casa editrice non pubblica romanzi, ma opuscoli al servizio della causa... In gran parte è farina del sacco di Leda. Incredibile quanto scrive... Sull'emancipazione delle donne. Sulle condizioni delle carceri. Su ciò che bisogna pretendere dall'insegnamento scolastico". 
Questa dell'editoria, più avanti anche letteraria (il suo primo libro "Un sogno d'amore" è del 1905), sarà un pallino che accompagnerà la Rafanelli per tutta la vita. "Oh, la carta stampata! Ha riempito, orientato tutta la mia vita" dirà verso la fine della sua esistenza. Come lo saranno i numerosi amori che la porteranno a separarsi da Luigi (con cui rimarrà tuttavia in amicizia), per mettersi con Giuseppe Monanni, anarchico aretino, autodidatta e tipografo, con cui pubblicherà riviste e libri e con il quale si trasferisce per lungo tempo a Milano, "dove l'incendio pare imminente, dove ogni rivolta è plausibile".
A Milano succede di tutto a Leda. Incontrerà Marinetti, anche se vedrà con diffidenza il movimento futurista. Sarà tentata dalle avances di Mussolini, se non vedesse in lui un altro dei tanti trasformisti del periodo da cui non esiterà a prendere le distanze. Soprattutto Leda rimarrà incinta del figlio che amerà per tutta la vita. Di qui in avanti la vita di Leda si intreccia strettamente con le grandi vicende del Paese e con le lotte degli anarchici, dalla battaglia contro l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915 fino ai grandi scioperi e alle lotte proletarie del "biennio rosso". 
Poi saranno tanti gli scritti che Leda lascia ai suoi lettori, come saranno ancora un certo numero le vicende amorose (come pure l'abbandono da parte di Giuseppe che se ne andrà con un'altra!) di cui il nostro scrittore ritrova tracce. Sarà lunga la vita di Leda e non le saranno risparmiati delusioni e dolori, il più grande dei quali la morte dell'amato figlio. Così come vedrà morire i maggiori rappresentanti dell'anarchia del suo tempo come Pietro Gori e Errico Malatesta. Il lettore troverà tracce importanti della vita di Leda anche nel tempo della sua età avanzata, in un lavoro di ricostruzione a modo suo che Ciampi ci fornisce, finendo per farci amare una donna straordinaria che, come detto, mantiene una forte coerenza nelle sue idee, nella sua religione (studierà e diventerà una delle più raffinate conoscitrici della lingua araba e del Corano!), nel suo stile di vita, fedele solo a se stessa. 
C'è da dire che questo interessante e prezioso volume non è solo una biografia. Molto bello l'accostamento delle vicende narrate con i brani musicali che più, secondo l'autore, entrano in simbiosi con le stesse. Si può dire che il lavoro di Ciampi è anche e forse soprattutto un particolare prodotto letterario, dove l'autore, come gli capita spesso, mette a confronto le storie che ci racconta con una raffinata e attenta biografia del suo tempo e di se stesso, costringendoci, in ultima analisi, a riflettere sulla nostra stessa esperienza e lasciando perciò una traccia di pensiero importante al lettore non distratto. Che è quanto di più significativo si può chiedere alla letteratura.

Renato Campinoti

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