Dall'infanzia alla coscienza di sè: alle origini del femminismo in Italia
Pur con un tono da romanzo intimista, quasi di formazione, il primo libro della Aleramo rivela il tormento ma anche la forza di una donna che vuole uscire dagli schemi e conquistare la propria autonomia, prima di tutto culturale. Non è facile e Sibilla non se lo nasconde. A cominciare da un rapporto con l'altro sesso: "L'iniziazione era stata troppo atroce...io supponevo che la realtà fosse tutt'intera in quella che mi aveva colpita disgustosamente". Comincia insomma con un brutale stupro, a poco più dei sedici anni, ilproprio rapporto con l'altro sesso. Che si risolverà comunque, secondo le convenzioni che neppure il padre da lei ammirato riuscirà a superare, con il matrimonio con quell'omuncolo di cui mai si innamorerà veramente. Sarà lunga e tormentata la vicenda di questa donna che, pur ammirando il proprio padre, sarà dallo stesso costretta a seguirlo nel piccolo centro di Porto Civitanova, dove ancora di più impera una cultura della donna sottomessa in tutto al volere dell'uomo. A ciò si agguunge la delusione per la scoperta del padre che, con i suoi tradimenti, spezza il cuore e la mente della madre. "Non le erano valse la bellezza, la bontà, l'intelligenza. La vita le aveva chiesto della forza: non l'aveva. Amare e sacrificarsi e soccombere! Questo il destino suo e forse di tutte le donne?". Comincia qui, in una ambiente ristretto e pieno di pregiudizi, il cammino verso un possibile riscatto che tuttavia tarderà ancora a realizzarsi. Emblema di tutto questo, la sorella e la madre dell'uomo che ha sposato e che nel frattempo è diventato l'aiutante di suo padre nella conduzione della vetreria che il genitore è stato chiamare a dirigere. L'aiuteranno a reagire in questo tormentato percorso il giovane dottore catapultato anch'esso nel paesello, che più volte si trova a confrontarsi in positivo con la bella Aleramo, ma che non troverà il coraggio di dichiararsi esplicitamente. Anche un giovane "stregone", di grande personalità e carisma, darà a Sibilla quell'impulso che la porteranno di nuovo a "Pensare, pensare! Come avevo potuto tanto a lungo farne senza? Persone e cose, libri e paesaggi, tutto mi suggeriva, ormai, riflessioni interminabili." Inizia, da questo momento, un cammino di crescita personale che, se non è ancora il riscatto dalla prigione culturale in cui vuole tenerla il marito, la avvicina tuttavia a conoscere nuovi mondi e nuove attività. "Quasi inavvertitamente il mio pensiero s'era giorno per giorno indugiato un istante di più su questa parola: emancipazione". Poco dopo la scrittrice ci racconta di aver scritto un articolo per un giornaletto di Roma che lo pubblicò. "Era in quello scritto la parola 'Femminismo'. E quando la vidi così stampata...mi parve d'un tratto acquistare intera la sua significazione, designarmi veramente un ideale nuovo". Siamo a poco più di metà di questo libro sicuramente innovativo per l'epoca. La coscienza di questa donna è sostanzialmente approdata al suo esito naturale. Lo sbocco, anche nei confronti dell'imbelle e talvolta violento marito, tarderà tuttavia ad arrivare per essersi inserito nella vicenda di Sibilla il proprio bambino, che reclama a gran voce il rapporto con la madre e che le renderà difficile assumere la decisione finale. Intanto le vicessitudini dell'azienda e del marito la riportano nella grande città, Roma, e le permettono di entrare più decisamente nel mondo del giornalismo e dei libri che sono la sua vera, grande passione. Pur confinata, inizialmente, a un ruolo di traduzione e di recensione di libri che potremmo dire all'acqua di rose per come affrontavano i temi dell'emancipazione femminile, lei tuttavia andava avanti. "Cominciavo a spiegarmi la mancanza in Italia di un nucleo che disciplinasse i tentativi e le affermazioni femministe. La solidarietà femminile laica non esisteva ancora". E' questo il periodo del salto finale nella cultura femminista della grande Sibilla Aleramo. E' qui che, involontariamnte, ci confessa, secondo me, da dove prende spunto l'idea di regalarci questo primo, rivoluzionario volume. "Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioi sentimentali e perversioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna." Ed è a quest'opera, alla creazione di una grande figura di donna che fosse di esempio per gli ancora sparsi e troppo ristretti gruppi di femministe italiani, che si appresta a lavorare Sibilla, per raccontarci il suo tormentato percorso di emancipazione. Dando una spinta notevole, come è noto, a quel movimento di emancipazione femminile che non ha ancora raggiunto, nel nostro Paese, tutti i suoi legittimi obbiettivi. Ma che deve a lei, ad "Una donna", la spinta iniziale che talvolta è costretta ad affievolirsi, ma che poi, come un fiume carsico, ritorna con forza all'attenzione della coscienza di tutto il Paese.
Renato Campinoti
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