Pagine

25 febbraio 2025

Fernando Aramburu: Il bambino

Un grande dolore che mette tutti alla prova

Dopo la sorprendente interpretazione della reazione della gente basca al dopo terrorismo col suo libro d'esordio "Patria", Aramburu torna a scandagliare le reazioni umane poste di fronte a un dolore estremo. Lo fa prendendo spunto da un dramma reale che il 23 ottobre1980 sconvolse la cittadina di Ortuella, a una manciata di chilometri da Bilbao, dove in una esplosione di gas persero la vita ben 50 bambini della scuola e tre adulti. 
Tutto ruota intorno al dolore che la vicenda provoca in una delle famiglie colpite dal drammatico lutto con la perdita di un bambino di appena sei anni, Nuco. I personaggi su cui si incentra l'attenzione dello scrittore sono soprattutto la madre, Mariaje, il marito di lei, Josè Miguel, il nonno, Nicasio. Un posto speciale riveste sicuramente la figura di Nacasio, il nonno che non vuole arrendersi all'evidenza della scomparsa del nipote tanto amato e tanto per lui prezioso, soprattutto dopo la scomparsa della moglie, la nonna che muore di tumore proprio alla vigilia della nascita di Nuco. 
Quello che rende speciale la reazione dei nostri personaggi alla perdita del bambino è che loro non riescono, così almeno sembrava a Mariaje, a piegarsi "all'evidenza che la vita non si ferma e che oggi dà una batosta a uno e domani a un altro, e non c'è altro da aggiungere". 
Non è così anzitutto per Nicasio, il nonno che, anche dopo la morte del bambino, si illude di continuare a prendersene cura come prima e a parlare con lui come fosse ancora presente nelle sue passeggiate o mentre lo accompagna a scuola. 
Su questo rapporto Aramburu scrive pagine bellissime e commoventi che non si possono descrivere fuori dal contesto di un racconto dove le emozioni sono la parte speciale del tutto. Si finisce così per prendere per buona la frase che la mamma riporta quando racconta all'immaginario narratore: "Non saprei dirle chi volesse più bene a chi, ma le assicuro che si adoravano". 
È tanta la pervicacia del vecchio nel volere costruire un suo mondo immaginato, che finirà per portarsi in casa tutte le cose presenti nella cameretta del bambino, rimaste nella casa materna, e riprodurne una simile nella propria abitazione. Sono pagine e descrizioni speciali quelle che vedono Nicasio chiudersi per ore in quella ricostruita cameretta a conversare con Nuco. 
Non meno importante, ai fini del racconto e della disamina dei sentimenti forti è la figura del padre, Josè Miguel, operaio robusto, tutto vocato al duro lavoro per non far mancare nulla ai suoi cari. Una brava persona, come più volte ci ricorda sua moglie, la madre del bambino, sposato più per le certezze che dava e la bontà d'animo che aveva, che non per un reale moto d'amore. 
Sarà lui, forse ancora di più della mamma pur disperata per la perdita del figlio, a rappresentare un dolore più forte di tutti. Dolorose e un pò angoscianti anche le pagine che descrivono il prolungato tentativo dei coniugi, tuttora abbastanza giovani, per cercare di avere un altro figlio. 
Saranno anche queste pagine rivelatrici di un ulteriore segreto con cui, ancora una volta, sarà Josè Miguel a dover fare i conti. 
Resta da dire della madre, sofferente anche lei in maniera forte, come è immaginabile. Ma forse quella dei tre che prova a cercare una strada che la faccia non solo sopravvivere a questo lutto estremo. 
Da evidenziare infine la grande cura di una scrittura semplice e perciò efficace, come pure la capacità di dare ritmo alle vicende introducendo fatti e personaggi che contribuiscono a tenere alta l'attenzione e la curiosità del lettore. Un libro, insomma, con cui Aramburu torna a stupire e deliziare il lettore che, come sempre, preferisce i personaggi posti di fronte ai momenti difficili delle loro esistenze. 
Da leggere assolutamente!

Renato Campinoti

Nessun commento:

Posta un commento