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07 dicembre 2024

Joe R.Lansdale: L'ultima caccia

Il Texas nel 1933, selvaggio, razzista, affascinante come sempre

Trovato per caso sulla solita bancarella fortunata, questo agile libretto del grande Lansdale ci riporta al fascino di libri come "In fondo alla palude" e ai tanti da lui dedicati alla scoperta dei caratteri originari della sua terra, il Texas, sua croce e delizia. 
Cosa ci racconta questa volta? "Il mio corpo fu percorso da una scarica di adrenalina. Perdiana, non stavamo solo leggendo di Don Savage e delle sue avventure, stavamo vivendo un'avventura tutta nostra. Stavamo andando a caccia dell'animale più pericoloso che si fosse mai aggirato nelle paludi del fiume Sabine. Il vecchio Satana." 
Questo è, dall'inizio alla fine, il centro di un racconto che, a tratti, sembra quasi una novella per ragazzi. Il Vecchio Satana, un cinghiale di duecento chili, preso dalla follia di attaccare sempre e ovunque animali e esseri umani, sembra quasi invincibile. Non per caso è opera sua l'amputazione di entrambe le gambe di "Zio Pharaoh", come il giovane protagonista, Ricky, chiama il bisnonno del suo amico di colore Abraham. 
Lo Zio, molto vecchio, che tanti ritenevano avesse addirittura superato i 150 anni, era stato il miglior cacciatore di tutta la zona: "Aveva saputo e scordato più cose sul conto dei suini di quanto i suini avessero saputo su loro stessi. L'unico ad averlo fregato era stato il Vecchio Satana". Non a caso sarà proprio lui a dare le dritte giuste ai due ragazzi quando si metteranno in testa di far fuori quella cattiva bestia. 
Detto questo, tuttavia, la grande qualità di uno scrittore come Lansdale sta proprio nella sua capacità di introdurre, nel pur snello racconto, molte altre cose che faranno, in seguito, sempre parte del suo repertorio. La prima cosa che colpisce è la coesione e la qualità dei rapporti familiari che si possono riscontrare nelle due famiglie prese in considerazione, quella di Ricky, contadini bianchi sull'orlo della miseria del dopo crollo del '29 in America, e quella di Abraham, neri che, pur con le scarse risorse di cui dispongono, sanno dare dignità alla loro vita e ai loro rapporti. 
E qui si incrocia, quasi di passaggio, uno dei temi di fondo evidenziati in negativo dallo scrittore, il razzismo. Questa volta ancora più odioso perché esercitato verso persone che nel loro ambiente hanno saputo costruirsi una certa reputazione. 
Tuttavia: "le stesse persone he parlavano con loro nei boschi e nelle paludi, in paese si aspettavano che si facessero da parte e scendessero dal marciapiede quando le incontravano". 
L'altro grande tema messo in risalto, anche in questa occasione, è la natura tutto sommato selvaggia, che sta all'origine (e in parte continua ad accompagnarlo) del successivo sviluppo di queste regioni americane. Questo aspetto è evidenziato, secondo me, oltre che nella natura dura e perfino avversa che incontrano i ragazzi quando devono risalire il fiume alla ricerca del Vecchio Satana, nell'accettare come un fatto naturale i combattimenti, anche dolorosi, con altri uomini che il padre di Ricky, Leonard, accetta e spesso vince, facendone perfino un aspetto di integrazione delle scarse risorse familiari. 
Infine, non può mancare il tema del valore dell'amicizia, incarnato questa volta sia dai rapporti di tutta la famiglia del protagonista con il dottore di famiglia, quel Doc Travis che condurrà lui stesso il padre Leonard in giro per la contea a racimolare dollari con i combattimenti. 
Sarà lui, in assenza del padre occupato in quella attività, che vigilerà sulla famiglia e, al momento opportuno, salverà la madre e la piccola Melinda quando il Vecchio Diavolo riuscirà a mettere alla prova la loro stessa sorte. C'è, secondo me, una cosa in più in questo racconto, una specie di rimando autobiografico che lo scrittore introduce quando ci parla dell'amore viscerale di quel ragazzo, Ricky, per la lettura e la scrittura e che riceverà in regalo dal padre una macchina da scrivere. "Inoltre, ci tiene a dirci chiudendo il racconto, come potete vedere, sono diventato bravo a battere a macchina.
E bisogna dire che ha ragione da vendere!

Renato Campinoti

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