Con il giusto impasto di puntuali riferimenti storici con alcuni ingredienti di libertà letteraria, Elena Andreini confeziona un racconto che ci porta ad approfondire la conoscenza di questo grande personaggio, appassionando il lettore come un vero e proprio romanzo d'avventura.
Si affiancano così al personaggio Pescetti e ad alcuni suoi colleghi e amici reali (come Vamba e Lorenzini, ovviamente), una piccola galleria di personaggi di fantasia che aiutano l'autrice a mostrarci i risvolti sentimentali del personaggio principale e a farcelo sentire più vicino alle nostre sensibilità contemporanee.
Fondamentali, in questo senso, alcune figure femminili, a cominciare da quella Marco Violante (ma anche Evelina) che ci fanno apprezzare il valore degli aspetti sentimentali anche nel mezzo di vicende dure e di grande rischio personale che Pescetti fu realmente costretto a vivere e da cui uscì non senza difficoltà.
L'autrice prende le mosse dal contesto della realtà fiorentina verso la fine dell'ottocento, quando "Firenze diventa una città dai mille cantieri". Continua in questi anni la crescita dei lavoratori intorno alla grande trasformazione urbanistica avviata, nei sei anni di Firenze capitale, sia col Poggi (l'abbattimento delle antiche mura e i viali, il Piazzale Michelangelo, le case nelle periferie), sia con i progetti di risanamento di zone cittadine, di cui il radicale intervento sul ghetto e la nascita della nuova piazza sono l'emblema principale.
Accanto alle trasformazioni urbane con la crescita dei lavoratori dell'edilizia (basti ricordare il Metello di Vasco Pratolini) iniziano le prime forme di attività industriale anche femminile, di cui le "trecciaiole" dedite all'impagliatura dei fiaschi dei buoni vini prodotti nelle campagne intorno a Firenze (il Chianti!) sono le principali rappresentanti. Saranno proprio queste lavoratrici, sfruttate in massimo grado dai nuovi padroni, che desteranno l'attenzione dell'avvocato Pescietti.
Sarà proprio dalla cultura che si creerà il primo impatto di Pescetti con le lavoratrici e i lavoratori: "Per la sua convinzione dell'istruizone come chiave per aprire tutte le porte e fornire un bagaglio di conoscenze in grado di permettere una crescita sociale, aveva accettato di insegnare alle Scuole del popolo di Firenze. Gratuitamente...".
Intanto, nel 1891, due anni dopo la proclamazione del 1 Maggio come data simbolo dei lavoratori di tutto il mondo, anche a Firenze ci sono scioperi e manifestazioni non accettate dal regime. Le trecciaiole avviano una fase di dure lotte per un salario e orari più accettabili. Pescetti sarà al loro fianco in un duplice modo. Prenderà la loro difesa in sede legale per respingere le esose richieste dei padroni, al tempo stesso predica loro di organizzarsi.
Bellissima la lettera che Andreini immagina l'avvocato scriva alle lavoratrici per indurle a organizzarsi sia sindacalmente che politicamente. Del resto sono questi gli anni in cui anche a Firenze, a seguito della nascita del PSI a Genova nel 1892, sorge il Circolo socialista e si struttura la Camera del Lavoro che, dopo lo scioglimento da parte delle autorità nel 1902, sorgerà di nuovo due anni dopo per confluire, quando nel 1906 viene fondata da parte di tutte le Camere del lavoro la Confederazione italiana del lavoro (Cgil), nel sindacato nazionale.
Sono questi anni intensi per l'avvocato Pescetti che prenderà le difese di molti di coloro che verranno incriminati di sedizione da parte delle autorità e che vedono le scale dello studio di Pescetti riempirsi di lavoratori che non saprebbero come fare a difendersi diversamente.
Intanto, nel marzo del 1897 Pescetti si presenta alle elezioni politiche nelle file del partito socialista nel seggio che comprende il quartiere di Santa Maria Novella, prosegue fino a Prato e incorpora ovviamente Sesto Fiorentino. È quest'ultima cittadina, che Pescetti ha iniziato a frequentare assiduamente, che ne favorisce l'elezione perché, come risulterà dai conteggi, il suo risultto è dovuto in "buona parte al sostegno della comunità di Sesto Fiorentino".
Sul rapporto tra la sua attività e la realtà di Sesto Fiorentino l'autrice si sofferma particolarmente, anche per dare conto di quel busto a imperitura memoria, che i sestesi hanno voluto erigere nei pressi della nuova sede del Comune. Dopo le vicissitudini che lo vedono impegnato da parlamentare contro la partecipazione dell'Italia alla grande guerra, a Pescetti capiterà di doversi difendere dal tentativo di arresto per sedizione che lo costringerà a fuggire a Parigi, ritornando dopo poco ad affrontare a viso aperto il processo, da cui, infine, sarà prosciolto.
La vita e l'attività politica di Pescetti continueranno ancora a lungo, non senza contrasti anche nel partito che ha contribuito a far nascere, il PSI, da cui finirà per distaccarsi al prevalere di opinioni e correnti che non condivide. Il che non gli impedisce di continuare le sue battaglie in Parlamento in difesa delle classi subalterne e della cultura, a proposito della quale sarà uno dei principali artefici della collocazione a Firenze della Biblioteca nazionale centrale.
Il racconto di Andreini, con quella miscela di realtà e fantasia, continua ancora con vivacità e con arguzie che affascinano il lettore, cui, ovviamente, lasciamo la scoperta delle invenzioni letterarie dell'autrice. Da svelare solamente l'ingegnoso punto di vista che Elena Andreini si inventa, traendolo probabilmente dalle foto della maturità di Pescetti collocata nella copertina del libro, dove viene in rilievo la gatta paffuta che accompagna l'onorevole nelle sue serate di studio e nella mente della quale l'autrice si immedesima per seguire da vicino (o dall'alto, dal "cielo sottosopra") le vicissitudini dell'onorevole.
Sarà proprio la gatta a raccontarci, quando il 22 Gennaio 1924, Pescetti muore di malattia all'età di 65 anni, la grandiosità della folla che si raccoglie sotto la sua casa di via Manfredo Fanti: "Secondo i giornali sono 50mila, altri dicono di più... Quello che non riesco più a vedere è un pezzo di strada, coperta da uomini e donne che vogliono accompagnare l'avvocato al capolinea della vita, come sento dire, nell'ultima dimora nel cimitero di Trespiano della sua Firenze".
Anche la sezione socialista sente il bisogno di dedicargli un lungo intervento. "Pur non essendo egli più iscritto al Partito nostro... lo rivediamo qual fu: efficace assertore e difensore dei diritti degli umili: deputato pugnace ed entusiasta degli interessi morali, intellettuali ed economici della sua Firenze, e avvocato scrupoloso, onesto e disinteressato, sempre, di tutti coloro che la sventura o l'arbitrio avevano trascinato davanti ai giudici".
Noi dobbiamo molto all'autrice di questo agile e affascinante libretto per averci fatto conoscere più a fondo e in tante sfaccettature un personaggio che molto ha contribuito a radicare le idee di giustizia e il bisogno di cultura nella realtà fiorentina e di Sesto Fiorentino.
Renato Campinoti
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