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16 luglio 2024

Alessandro Robecchi: Pesci piccoli

Alessandro Robecchi: Pesci piccoli
"non c'è gara, capo, i cattivi fanno più paura dei buoni"

Facile parlare bene di Robecchi, del suo Carlo Monterossi e del gruppo della Sistemi Integrati, la ex poliziotta Agatina Cirielli e Oscar Falcone, il vero detective della banda. Se poi si aggiungono i veri poliziotti Ghezzi e Carella e le storie di Flora e del programma Grazy Love, da cui del resto trae il suo lussuoso sostentamento l'inventore e tuttora sovrintendente Monterossi, non manca niente per un'altra esilarante e illuminante storia della Milano dei giorni nostri. 

Questa volta ad arricchire la già ampia galleria di personaggi ai limiti del grottesco, vengono fuori un giovane e aitante prete spretato, don Vincenzo, e la sua bella e navigata perpetua, già felice pornostar. Basterà un bellissimo crocifisso in legno, appeso ad una cascina di Zelo Surrigone, la cui corona in metallo ogni tanto s illumina, per destare la curiosità e l'interesse di Flora e della cosiddetta "Grande fabbrica della merda", inventata appunto dal nostro Carlo Monterossi. 

Eppure ancora una volta Robecchi riuscirà ad affascinarci e a non farci sentire quella sottile compiacenza, quasi una ripetizione per il lettore, tipica dei racconti seriali. Si perché questa volta l'autore, che conosce fin troppo bene il grande e crescente divario tra una parte, sempre più minoritaria, della popolazione metropolitana che sguazza nei soldi e una grande maggioranza "che può finire in ginocchio in ogni momento e non rialzarsi più", decide di guardare più a fondo a questa parte della popolazione e a mettere il suo personaggio di fronte ad una scelta. 

Avviene così che il grande Carlo, che pure riuscirà più volte a sbloccare il suo programma e la sua isterica Flora, scivolerà in una storia molto diversa e lontana dalle sue precedenti esperienze, e non riuscirà a cavarsela con la consueta disinvoltura. 

Sono poche le cose che si possono dire senza mettere a repentaglio la legittima curiosità del lettore. Ci limitiamo allora a dire che la donna che emerge in primo piano questa volta si chiama Teresa, ha alle spalle un matrimonio finito, una vita durissima per sopravvivere con le pulizie e che incapperà, suo malgrado in una vicenda di soldi cui sarà chiamata a dare risposte proprio la Sistemi Integrati degli amici di Carlo. 

Le tinte sociali del racconto, come dicevo, sono questa volta più accentuate di sempre, fino a fa pensare a Carlo, quando si deciderà a rientrare nella sua lussuosa e agiata vita ben supportata dalla fedele Katrina e dalla sua favolosa Madonna di latta appiccicata al frigo di casa, che "stava rientrando...al sicuro, al caldo, protetto e tranquillo, mentre là fuori c'è gente che pena, che striscia, che si taglia dei pezzi per sopravvivere...

È già tanto che non vengano ad impiccarci tutti". Chi conosce questo bravissimo autore, sa che le conclusioni delle sue storie apparentemente assurde, in realtà molto aderenti alla realtà (perfino Ghezzi e Carella, all'inseguimento degli spacciatori di droga, devono accontentarsi di incastrare soli i "pesci piccoli", che gli gli altri sanno come svignarsela!) sono spesso in agrodolce. Difficilmente ci sono finali dove qualcuno, compresa la giustizia, trionfi davvero. Tuttavia questa volta sarà lo stesso Carlo che, stretto nei suoi dilemmi, "si è sentito solo, con dolore che va su e giù come un cavatappi nel cuore"

Renato Campinoti

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