Si tratta sicuramente di un romanzo ben scritto, da un'autrice che non sembra alla sua prima opera, ed è soprattutto un'opera di denuncia civile che trascina il lettore con trame e colpi di scena tipici del genere giallo. Tra le cose più interessanti c'è sicuramente il mistero di Miriam, questa donna di più di ottanta anni che in sol colpo, in poco più di un'ora, fa secchi due personaggi poco noti alle cronache ma, come si vedrà, ben insediati in quel confine tra il lecito e l'illecito dove prosperano fortune personali e diffuse esperienze di cannibalismo professionale.
È a partire da questo apparentemente assurdo gesto di una donna anziana che prende forma il ruolo del personaggio principale, di colei che ci racconta in prima persona la sua incredibile esperienza, sollecitata dalla stessa polizia che ha in custodia Miriam, finalizzata appunto a scoprire le ragioni di un gesto talmente assurdo da rinchiudere Miriam in un vero e proprio manicomio criminale.
Maria, come si chiama la giornalista narrante, viene in poco tempo messa al corrente del ruolo svolto da Miriam di trasferire nelle banche svizzere vere e proprie fortune di ricchi italiani che, facendo aggio sul più rigido segreto bancario in auge fine al primo decennio degli anni duemila nel Paese dei quattro cantoni, speravano di sfuggire al rischio di possibili "espropri" da eventuali governi di sinistra.
Emergono così due aspetti strettamente collegati.
Il primo di carattere esplicitamente politico. Sarà l'amica Paola, la ex compagna di scuola di Maria, ora affermata professionista nel campo della finanza, che renderà esplicita alla giornalista la fonte dei guadagni facili di un certo periodo: "sul finire degli anni '70... grazie al caso Moro e alle brigate rosse, l'Italia è diventata la nostra migliore fonte di reddito... in quegli anni al partito comunista avevano assegnato la presidenza di importanti commissioni, tra le quali quella delle finanze e del tesoro... Nel mondo degli affari... aumentavano i timori di capovolgimenti politici, i rischi di nazionalizzazioni. La stampa... incoraggiava gli spiriti indecisi a trovare asilo e pace oltre confine."
Sarà proprio questa grande paura che si diffuse nel Paese in quegli anni, che ha origine la storia particolare di questa donna, questa Miriam che, proprio lucrando sulla paura dei ricchi, si farà pagare profusamente per esportare ingenti capitali nelle banche in cui nessuno, per legge, poteva mettere gli occhi.
Insomma Miriam ha accumulato una vera e propria fortuna che ora, carcerata come si trova, non è in grado di recuperare. E qui l'abilità della scrittrice sta proprio nel fatto che, poste le premesse, perfino politiche, del racconto, lascia tutto sullo sfondo e si concentra sul personaggio Miriam, di cui tutti, dai lettori, ovviamente, al capo dei poliziotti che hanno in custodia questa apparente squilibrata, sono sempre più curiosi di conoscere la reale vita e i veri rancori accumulati.
La Venturi dedica una parte importante di questo romanzo di oltre trecento pagine, proprio al progressivo sviluppo dei rapporti tra Maria, la giornalista "ingaggiata", come detto, anche dal commissario di polizia, e la vecchia assassina, che vive con particolare serenità questa fase della sua vita.
Sono molte le cose che danno senso e valore a questa parte del racconto. La progressiva empatia che si stabilisce fra le due donne fa emergere un lato di Miriam che sembrava del tutto inesistente o rimosso. Vale a dire che, nonostante il lavoro sostanzialmente illegale cui ha dedicato la maggior parte della vita, anch'ella ha avuto le sue debolezze e i suoi lati di generosità che hanno generato risultati interessanti su persone in carne ed ossa.
Pur lasciando, come è doveroso, al lettore la scoperta di questo lato del personaggio, si può dire che è proprio facendo leva su tali "virtù" della prigioniera che Maria induce una progressiva presa di coscienza di Miriam sulla realtà della propia vita e sulla ricerca di possibili, se pur limitate, forme di riscatto.
Certo, all'autrice stanno a cuore le motivazioni etiche da cui ha preso spunto tutto il romanzo, accentuandone, proprio mentre si è ormai arrivati all'esito finale, gli aspetti di denuncia politica diretta: "...le persone di potere, ossia i nostri governanti, fanno le leggi a difesa dei propri interessi e di persone loro pari". E tuttavia, proprio nella parte finale di questo interessante romanzo, sembra avverarsi quello che appare come uno degli obbiettivi principali della Venturi: mettere alla pari la denuncia civile e perfino politica delle vicende legate al segreto bancario con il prevalere della solidarietà femminile rappresentata dalla coppia Maria con Miriam.
Al lettore attento il giudizio finale. All'autrice i complimenti del suo soddisfatto, modesto lettore.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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