Ho letto questo libro con molta attenzione e l'ho trovato assolutamente interessante. Anche un pò inquietante. La recensione di Elena Andreini mi pare assolutamente azzeccata. Per questo questa volta lascio la parola a lei.
Renato Campinoti
Quello che resta di una passione malata e distruttiva
di Elena Andreini
In una Norvegia senza rumori ci si sente lontani dalle dinamiche contemporanee e catapultati in un ambiente quasi ovattato in un tempo in stand by. È qui che il silenzio diventa atroce ed è qui, in una condizione da ossimoro, si consuma una passione malata, la solitudine di due persone fuori dagli schemi più comuni e l’incomunicabilità tra genitori e figli. “La mia Ingeborg” è tutto questo.
Scritto da Tore Renberg, Fazi Editore, il libro è un lungo monologo a volte disarmante, potente e distruttivo del protagonista in ricordo della “sua” Ingeborg. Tollak è un uomo duro, di poche parole, vive lontano dalla città e lavora nella segheria lasciata dal padre.Da quel mondo racchiuso in una bolla,
non si è mai voluto allontanare e lì ha portato sua moglie, Ingeborg e lì sono cresciuti i suoi figli ed è cresciuto Otto o meglio “Oddo” il giovane con una forma mentale di ritardo che si è affezionato alla coppia ed è stato “adottato” dai due.
Tutto pare cristallizzato in un complicato intreccio di incomunicabilità, di segreti nascosti ma intuiti e poi tragicamente rivelati, di parole non dette e rimaste nella mente.
La passione di Tollak per Ingeborg è sempre più potente come la voglia di vedere i suoi figli che si sono allontanati da quel mondo. L’imprevisto nella vita tranquilla quotidiana e l’amore malato di Tollak cambierà il corso degli eventi come una valanga travolgerà la vita di tutti e metterà a nudo un complicato segreto di famiglia. Un dramma familiare raccontato con freddezza da Tollak come fosse un diario senza speranza e mentre i personaggi lentamente compiono il loro percorso verso la distruzione il lettore si trova catapultato nella loro mente prendendo di volta in volta le parti di uno o dell’altro.
Tore Renberg pur permettendo a Tollak di raccontare la sua dilaniante e pericolosa passione, offre un caleidoscopio dell’incertezza umana preda della solitudine.
Un libro che non lascia indifferenti, da leggere.
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