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16 marzo 2024

Vincenzo Maria Sacco: La punta dei fanciulli e altri racconti

 Racconti per non dimenticare: storie, musica e tante vite nei nostri libri

Per chi, come il sottoscritto, conosce e stima da molto tempo l'autore, riesce a darsi una più agevole ragione della lettura di questi racconti. Del perché certi avvenimenti, voglio dire, rimangono impressi nella memoria di Vincenzo fino a farne degli autentici pezzi di storia e di letteratura. 
La verità è che l'autore coltiva da sempre alcune grandi passioni. La storia, non quella ufficiale, delle date e dei grandi avvenimenti, che sicuramente Sacco conosce molto bene, ma quella delle persone in carne e ossa ("L'uguaglianza delle ossa" è il primo affascinante romanzo di Vincenzo sulla Napoli del settecento) e delle loro più o meno drammatiche vicende. Nasce così un racconto apparentemente minimale come "La punta dei fanciulli" se non fosse che a un certo punto spunta una storia nella storia, quella dei fanciulli della punta, sulla costa dell'isola di Montecristo, che fa restare a bocca aperta. 
Così come sembra una storiella tra vecchi amici, persisi di vista da fanciulli, che finalmente si ritrovano, se non fosse che in mezzo c'è la storia del muro a Berlino e delle profonde lacerazioni inflitte al corpo vivo delle famiglie e dei rapporti umani. Sembrerebbe, nel caso del racconto, che la caduta del muro finisca per produrre ulteriori lacerazioni, e invece. Anche qui, l'abilità di Vincenzo è proprio quella di non dare niente per scontato quando dalle vicende più o meno grandi della storia ci si cala nelle persone singole, nei loro rapporti e nelle storie che non accadono a tutti ma proprio a loro. 
La stessa sensazione di "Il grande parco", come si chiama questo ultimo racconto, la ritroviamo ne "La cicatrice dei ricordi", che richiama una delle più grandi tragedie ferroviarie della storia italiana, quella di Balvano dove persero la vita 521 persone, attraverso il racconto di un medico che aveva deciso di ritirarsi dal consorzio umano per non riuscire a superare il dolore per quegli avvenimenti. 
Anche qui, come negli altri racconti, Sacco riesce a farci immaginare la grandezza della tragedia e, poi, di accompagnarci per mano verso la vita di un superstite per scrutare gli effetti sull'animo e sulla personalità di un'altra persona in carne e ossa. 
Accanto all'amore per la storia Vincenzo, come è noto, ama tantissimo la musica e ne è anche un apprezzato interprete da più di trenta anni in combutta con altri dilettanti di spessore. Anche da questa passione l'autore sa trarre spunto, non per comporre nuovi pezzi musicali (anche se la cosa, conoscendo lo scrupolo e il senso critico con cui Vincenzo si avvicina a qualunque disciplina, non mi meraviglierebbe affatto!), ma portarci di nuovo a contatto con grandi storie, e per raccontarcele come fossero microvicende che possono accadere a chiunque. 
Meravigliosa, in questo senso, il racconto "La scelta" che ci fa immaginare (forse qualcosa di più vero di quello che si possa pensare!) le vicende infantili di John Lennon e i ricordi che lo portarono, già adulto, a scegliere, appunto, di cominciare a scrivere le sue meravigliose canzoni. 
Anche in questo caso la forza del racconto è tutta nel farci immaginare una situazione che è simile a quella dei tanti bambini che incappano, loro malgrado, in vicende familiari non facili per illuminarci, all'improvviso, con la scoperta che anche così è fatta, talvolta, la vita dei nostri più amati eroi. Della musica in questo caso. 
Per terminare, e per lasciare al lettore la scoperta diretta di tutti gli altri otto racconti, mi limito a richiamarne uno del filone, diciamo così, di fantasy, altro genere molto frequentato e amato da Vincenzo. "L'uomo che sapeva leggere" è certamente un racconto di fantasia, fino a immaginare il protagonista nelle vesti di un vero e proprio moderno Robinson Crosue capitato, dopo il classico naufragio, nell'isola deserta, alle prese con la sopravvivenza. Solo che in questo caso il mito non è quello dell'uomo selvaggio, ma del lettore. 
Si dell'amore della lettura e di quella più classica possibile: sui libri di carta come il vero feticcio di un innamorato della lettura come è Vincenzo e con lui tutti noi, suoi estimatori e, anche noi, amanti del leggere e dello scrivere come la più nobile e affascinante delle attività umane, quella, come ci ricordava il grande, indimenticabile Umberto Eco, che "ci fa vivere cento, mille vite insieme ai libri che riusciamo a leggere".

Renato Campinoti

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