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10 novembre 2023

Rosa Rossi: Teresa d'Avila, Biografia di una scrittrice

Un nuovo ruolo della donna, verso una moderna libertà di coscienza

"Non basta, Signore, che il mondo ci tenga chiuse come in un recinto e che non possiamo fare niente di importante per Voi in pubblico...?...Voi siete giusto giudice, e non come i giudici del mondo, i quali, poiché sono figli di Adamo e quindi tutti maschi, non c'è virtù di donna che non considerino sospetta. Ma un giorno verrà in cui li si conoscerà tutti per quello che sono". 
Basterebbe leggere questa frase tratta dal commento al Pater Nostro inserito in calce al primo libro di Teresa "La mia vita", per comprendere il carattere davvero rivoluzionario del pensiero di questa ancora giovane novizia, entrata a venti anni, il 2 novembre del 1535, nel monastero carmelitano dell'Encarnacion, compiendo così una scelta di vita. Uscirà da lì, ripresa dal padre, a causa di una forte malattia che la porterà a recarsi presso lo zio Pedro il quale, donandogli il libro il "Tercer Abecedario" di Francisco de Osuna, che sarà all'origine delle successive scelte di Teresa. 
È da lì che, una volta tornata al monastero, la monaca di Avila trarrà le convinzioni sulla preghiera e sul rapporto tra la persona e il Signora che la porteranno a invocare una forma di preghiera che era anche "un metodo per realizzare la propria vita... Il libro di Osuna... proponeva un'avventura possibile, un'avventura interiore... Significava vivere non più solo per la salvezza dopo la morte da acquisire attraverso una serie di atti e di adempimenti; ma scoprire la possibilità di vivere una vita paradisiaca qui in terra, realizzabile attraverso una profonda modificazione di se stessi. Non solo l'esecuzione di una ritualità imposta dall'esterno, ma l'affermazione del significato profondo della nuova fede". 
Se si mettono insieme questi due concetti, l'uno della profonda innovazione del ruolo della donna nella chiesa e nella società e l'altro un'idea di fede tutta vissuta all'interno di se stessi, e dunque, diversa l'uno dall'altro, fino al possibile raggiungimento dell'estasi, si capisce il forte impatto che le idee e gli atti di Teresa avranno con la Chiesa. Una Chiesa quella del cinquecento spagnolo, tutta dedita a combattere ogni forma di innovazione, dove il calvinismo è vissuto come uno spettro da schiacciare e dove imperano i capi dell'Inquisizione, dediti ad applicare le regole dell'Indice a ogni pubblicazione e a ogni concetto pubblicamente espresso. 
Qui si capisce perché l'autrice della biografia, la professoressa Rosa Rossi, docente e militante della sinistra politica e culturale degli anni sessanta del secolo scorso, abbia sentito il bisogno di aggiungere "Biografia di una scrittrice" al semplice richiamo al ben noto nome della Beata. Teresa infatti, mano a mano che progrediva nella enucleazione della nuova concezione del modo di vivere la fede e praticarla individualmente e collettivamente nei vari Monasteri che andava realizzando, sentiva il bisogno di raccogliere via via le nuove idee e le nuove pratiche. 
Nascono così i cinque principali volumi della sua grandissima mole di scrittrice, a cominciare da "Il libro della vita" dove raccoglie le idee e i concetti fondamentali delle nuove pratiche religiose. Seguiranno "Le Costituzioni", dove comincia a enucleare i metodi e le regole da osservare per affermarsi come Scalzi nel mondo dei Carmelitani, distinguendosi così dai Calzati ancora legati a una religione che potremmo definire generalista, fatta di riti e regole uguali per tutti e imposte dall'esterno. 
Seguirà il volume intitolato "Il cammino di perfezione", dove Teresa traccia il percorso che ciascuno, monaca o monaco, è chiamato a percorrere per raggiungere qui e ora il suo momento di contratto col Signore (l'Estasi!). Seguirà ancora "Il Libro delle Fondazioni" in cui la nostra Beata da conto di un incredibile impegno di viaggi e di fondazione di una quindicina di Monasteri di Carmelitane e di Carmelitani Scalzi che la vedranno sempre in movimento e tuttavia capace di lasciare una sorta di enciclopedia scritta da lei sola. 
Ai volumi richiamati, infatti, va aggiunto "Il castello interiore" scritto a Toledo per indicare le tappe della realizzazione interiore dei Carmelitani scalzi e vanno aggiunti una serie notevole di scritti come il commento al "Cantico dei Cantici" e testi di riflessioni destinate a non essere divulgati, oltre a una notevolissima quantità di lettere ai vari e numerosi collaboratori, da Juan de la Cruz a quel Jeronimo Gracián de la Madre de Dios, da lei chiamato solo Gracián, il cui fratello Antonino era uno dei segretari particolari del re Filippo II, molto giovane e dai chiamato "mio figlio". 
Insomma, definire scrittrice Teresa non solo non è improprio, ma non rende completamente l'idea di quanto prolifica fosse da questo punto di vista. Qui va detto che, chi vorrà avvicinarsi alla lettura dei suoi scritti, anche alle sintesi riportate dalla bravissima Rosa Rossi (che purtroppo da alcuni anni ci ha lasciati) potrà rendersi conto della assoluta qualità della sua tempra di scrittrice, una sicuramente delle più sbalorditive qualità che ci ha tramandato questa monaca vissuta in uno dei secoli più retrivi, culturalmente parlando, della storia spagnola ed europea. 
Qui sorge l'altro grande problema della vita di Teresa. "Scrivere era un rischio e un'avventura in quei tempi, e non solo per una donna... Anche lei, se voleva che quel testo arrivasse alle sorelle per cui era stato scritto - di pubblicarlo per ora non se ne parlava neppure - doveva correggerlo. Seguendo in tutto la volontà del censore". Si può immaginare allora perché una frase così audace e innovativa sulla donna come quella riportata all'inizio, la troviamo nel manoscritto che ci è pervenuto con un rigo di cancellatura ben evidente sopra di essa. 
Incontriamo così l'altro aspetto della forza di questa scrittrice e Beata. "Nella realtà dell'esistenza di Teresa non ci fu mai la certezza di non essere condannata dall'Inquisizione, e che tutta la sua vita fu un convivere con questo rischio", ci ricorda nella premessa Rosa Rossi. E se riuscì a fuggire dal diffuso desiderio di bloccarne l'opera e la scrittura ciò fu dovuto, secondo me, a due fatti: innanzi tutto alla grande duttilità di Teresa che badò sempre, quando la censura colpì fortemente i suoi testi, a ciò che di essenziale era possibile trasmettere, pure aderendo ai dictat dell'Inquisizione. L'altra ragione fu che il Re Filippo II, nello scontro anche cruento tra Carmelitani Calzati e Carmelitani Scalzi, prese nettamente le parti di questi ultimi, salvando così l'opera essenziale della grande Teresa. 
Forse, mi viene di pensare, ci fu pure lo zampino di Gracián e del di lui fratello, segretario del Re. Tuttavia fu comunque Teresa che, una volta che lo stesso Gracián cadde in disgrazia presso i Carmelitani Calzati, prese carta e penna e invocò lei stessa l'aiuto del Re. 
Quando, il 15 ottobre del 1582 Teresa moriva, poteva essere ben contenta di essere riuscita a far promulgare dal Vaticano il Breve che sanciva la nascita dell'Ordine dei Carmelitani scalzi e, era stata l'ultima fatica di Teresa, a nominare Gracián a provinciale dell'Ordine medesimo. A ben vedere il nucleo essenziale, in campo religioso e non solo, di Teresa è stato quello di "difendere un rapporto nuovo con Dio, un rapporto interiore, silenzioso, quel rapporto che è poi il nucleo da cui nacque una delle direttrici della moderna libertà di coscienza, nonché poi nel suo versante letterario, tanta letteratura dell'autoanalisi che riconobbe nelle opere di Teresa de Jesús un prezioso antecedente". 
Si capisce allora perché la Chiesa, impegnata a combattere il calvinismo proprio perché, superando la struttura gerarchica, affidava direttamente alla coscienza del singolo la stessa interpretazione della Bibbia, sia arrivata solo nel 1970, quando si era fatta sentire l'ondata di rinnovamento del Concilio Vaticano secondo, a proclamare questa grande figura di donna, di scrittrice e di rinnovatrice cattolica, Dottore della Chiesa, primo Dottore di sesso femminile.

Renato Campinoti




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