A proposito del libro di Caterina Perrone: Marie Laetitia Bonaparte Wyse Rattazzi a Firenze
Dopo l'uscita dell'Antologia "Succedeva a Firenze Capitale", edita a cura del GSF nel 2021, in occasione dei 150 anni dal trasferimento della capitale da Firenze a Roma, di biografie di personaggi stranieri che hanno lasciato un'impronta in città, ne sono usciti più di una. Ha cominciato Nicoletta Manetti con il suo Anja e Dostoevskij a Firenze, che riprendeva e ampliava un suo racconto giù presente nella bella antologia curata da Cristina Gatti e Sergio Calamandrei. Oggi parliamo del lavoro ben fatto di Caterina Perrone che ci parla de "La principessa internazionale", dove riprende temi e atmosfere del tempo di Firenze capitale, da lei già focalizzate nel suo racconto nell'antologia, e applicandosi ora a descrivere le ragioni della rivalità tra i due salotti dell'epoca, entrambi animati da due donne di polso e di carattere come Emilia Peruzzi, nel palazzo di Borgo de'Greci e l'altro, sito in Palazzo Guadagni in Santo Spirito, animato appunto da Marie Laetizia Rattazzi. Ed è brava davvero Caterina a mostrarci come, nonostante (o forse a causa) della prorompente bellezza della francese ("capolavoro divino", disse di lei Victor Hugo) e della sua indiscutibilmente più vasta cultura sia letteraria che linguistica, la palma del successo verso gli uomini di cultura e della politica va sicuramente alla modesta e "piccoletta, grassotta" (come lei stessa si definisce) moglie del Peruzzi, più volte sindaco di Firenze. Probabilmente giocarono contro di lei le polemiche eccessive e un pò triviali che volle fare verso la rivale emolti personaggi della Firenze dell'epoce. Sicuramente scattò verso di lei quel carattere fiorentino che vedeva gli stranieri, numerosi a Firenze più che in altre città, utili interessanti fino a che portavano beni e benessere in città senza ambire a ergersi a censori dei costumi cittadini. Ma pronti, i fiorentini, a rintuzzare le polemiche di chi pretendeva di portare da fuori insegnamenti e mode estranei alla cultura cittadina. Di questo interessante e piacevole libro di Caterina Perrone, ha scritto una arguta e interessante recensione Ada Ascari, una del gruppo di testa del GSF e non solo, che di competenza nel campo letterario e della scrittura ne ha da vendere. Per questo mi permetto, con sua licenza, spero, di riportarne qui, per intero il bellissimo testo.
Renato Campinoti
Caterina Perrone: “Marie Laetitia Bonaparte Wyse Rattazzi a Firenze”
Sottotitolo: La principessa internazionale.
Leggendo il titolo mi è venuto alla mente la frase manzoniana “Carneade, chi era costui”, frase che si potrebbe trasferire pari, pari alla signora che con cotanti nomi mi guarda in tralice dalla copertina del libro. Una donna ingioiellata ed elegante per la foggia del tempo in cui ha vissuto, il sorriso un po’ sprezzante come a dire: «Tu non sai chi sono io.»
E in effetti non lo sapevo fino a che non mi sono accinta a leggere la sua storia, documentata da Caterina Perrone con dovizia di particolari. Grande lavoro di ricerca deve essere stato fatto per far uscire la biografia di Marie Laetitia da documenti, lettere e testi ottocenteschi.
Ma in definitiva chi è costei? Una gran rompiballe, mi è venuto da pensare, poi mi sono balzati agli occhi alcune caratteristiche che probabilmente ne fanno una persona fragile e si sa, che le persone fragili a volte sono aggressive per difendere la propria vulnerabilità.
Donna sposata con Urbano Rattazzi, niente meno che Ministro del nuovo Regno d’Italia si trova catapultata a Firenze, dichiarata capitale, in mezzo a una schiera di cittadini imbestialiti dal fatto che nella loro belle e tranquilla città è stato portato il caos.
Sì è vero Firenze è stata da sempre meta di stranieri che venivano a bearsi dei paesaggi toscani e delle belle arti disseminate in chiese e piazze, ma una invasione come quella del trasferimento da Torino a Firenze della capitale proprio non se la aspettavano.
Chi viene da fuori, deve sempre fare i conti con l’accoglienza dei “nativi”, e diciamocelo fuori dai denti, i fiorentini non sono fra i popoli più accoglienti, un po’ di puzza sotto il naso ce l’hanno, specialmente se si trovano davanti una bella donna, un po’ spregiudicata e con cognomi altisonanti.
Nell’800 non c’erano i social, se ci fossero stati ne avremmo viste delle belle! Una donna che viene attaccata perché mostra un po’ di coscia da una donna che è la rappresentazione della rispettabilità. Emilia Peruzzi, la matrona con gli abiti abbottonati fino al collo, protettrice di artisti e letterati, titolare di un salotto molto frequentato: il salotto rosso in contrapposizione con il salotto azzurro di Marie Laetitia.
È una guerra, per fortuna a parole, come del resto succede oggi sui social, in cui le due donne si denigrano a vicenda. Peccato che Marie Laetitia sia un pochino più colta, i suoi interessi vanno oltre le feste e le mascherate, parla quattro lingue, scrive – molto, forse troppo – intrattiene corrispondenze con il gotha della letteratura europea. E prova a non farsi mettere i piedi in testa: pubblica un pamplet, in francese dal titolo “Bicheville” che per chi non sapesse tradurre significa “La città della cerbiatta”, ma temo in tono ironico!
Nel suo pamplet Marie Laetitia non solo si diverte a screditare la nobile cerchia fiorentina, ma provetta disegnatrice diffonde le caricature, non certo lusinghiere delle sua rivale e del marito.
Ecco perché è una rompipalle, perché non sa adeguarsi, non sa quale sia il limite, oppure sì, lo sa benissimo, ma se vuole uscire e farsi notare deve varcarlo quel limite impostato dal perbenismo e dalle buone maniere.
È lo scandalo, e scandalo nell’800 vuol proprio dire scandalo, sorrisetti, battutine, probabilmente maldicenze sussurrate dietro ventagli di seta.
Fino a che la capitale non viene spostata a Roma, e Firenze non ritorna la città provinciale che era.
Grazie Caterina di avermi fatto conoscere Marie Laetitia, a me non è sembrata per niente antipatica, e se è vero quello che scrivi, anche fortunata ad avere un marito indulgente che, non dico la assecondasse, il suo ruolo era troppo importante, ma che l’amava così com’era. Anche il Re però si divertiva delle uscite della giovane francese con un cognome così altisonante.
Un libretto snello che si legge con piacere percorrendo la vita di una donna decisamente fuori dalle righe, un lavoro preciso di documentazione, anche se ho sentito a volte la mano gentile dell’autrice in alcuni passaggi. Non tutto si può sapere, non tutto si può ricostruire.
Ada Ascari
Grazie Renato, anche la tua è una bella recensione!!!
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