Con chi parla David Kepesh, l'anziano professore ancora docente di critica letteraria all'Università, quando racconta ciò che gli è capitato con Consuela Castillo, ventiquattrenne cubana di una bellezza conturbante?
Certamente parla a se stesso e a tutti quelli che, ormai superati i cinque o sei decenni della loro vita, possono incorrere nelle stesse vicende che ci Roth ci racconta con questo agile ma pregnante libro. Di che si tratta?
A dirlo sembra perfino banale. Lui, David Kepesh, che ha assorbito così bene la rivoluzione sessuale degli anni '60 del secolo scorso, tanto da decidere di lasciare moglie e figlio e mettersi in proprio decidendo di non farsi più prendere da nessun tipo di legame permanente, si trova improvvisamente a cadere nella rete del desiderio di un rapporto stabile.
Naturalmente, per uno che ha fatto dell'insegnamento universitario l'occasione per accalappiare quante più donne, possibilmente giovani, possibile, questa rottura del suo credo può avvenire solo in un caso. E quel caso si materializza nella più bella, affascinante, giovanissima ragazza che gli sia capitato di incontrare nella sua pur lunga vita. "Consuela Castillo. La vidi e rimasi straordinariamente colpito dal suo comportamento. Quella ragazza sapeva quanto valeva il suo corpo. Sapeva che cos'era".
Così, quando prenderà inizio questo rapporto, David comincia da subito a perdere le proprie certezze, l'idea di libertà che ha coltivato per un lungo tratto della propria vita. "La gelosia. L'incertezza. La paura di perderla... Ossessioni che durante la mia svariata esperienza non avevo mai conosciuto". Succede così che si scatenano in quest'anziano professore le fobie e le paure che finora erano rimaste sotto la cenere. "Ecco che cosa succede: senti lo strazio di essere vecchio, ma in un modo nuovo".
La prima reazione che questo amore con una giovanissima e bellissima donna gli provoca è che lo costringe a fare i conti con l'avviarsi della propria decadenza fisica. Inevitabile, anche normale se vissuta, come lui, in salute, ma pesante se messa a confronto con la vitalità e la giovinezza della sua, inaspettata partner.
Naturalmente non è questo l'unico effetto che questa nuova situazione genera nel professore. Particolarmente interessanti le pagine del confronto-scontro con il figlio che, non avendo mai accettato l'uscita di famiglia del padre, cerca disperatamente di costruirsi una vita all'opposto dei canoni libertini su cui, secondo lui, l'ha costruita il padre.
Molto intense le pagine dedicate al confronto tra padre e figlio. Sarà David a scoprire che una pur meritevole tesina su "I fratelli Karamazov" svolta dal figlio al secondo anno di Università, tutto verte sulla figura paterna. "Un uomo sensuale e depravato. Un vecchio e solitario sporcaccione. Un vecchio con le sue ragazzine. Un gran buffone che installa in casa sua un harem di donne dissolute".
Quando, in un incontro richiesto dal figlio il padre lo mette in guardia dal decidersi precipitosamente a convolare a nozze con la sua prima ragazza che è rimasta incinta, dopo una sua lunga tiritera sulla libertà di scelta sancita dall'avanzata legislazione americana, si sentirà rispondere "quanto era intelligente, com'era carina, che ragazza simpatica era, mi parlò della sua famiglia - favolosa - e un paio di settimane dopo la sposò".
Ma la cosa simpatica verrà fuori quando, dopo alcuni anni e ben tre paternità, il figlio si stancherà della moglie e perderà la testa per una sua collega di lavoro, prima di separarsi vorrà conoscere la famiglia della nuova fiamma e rendere il rapporto più formale possibile, sempre per un disperato tentativo di distinguersi dal padre.
Tutto ciò fa fare a David Kepesh la riflessione forse più amara e reale di tutto il libro. "Mio figlio riesce a scopare solo con una ragazza con le credenziali morali giuste. Per piacere, gli dico, è una perversione, né migliore né peggiore di tutte le altre. Riconoscila per quello che é, e non ti sentire tanto speciale".
Resta il fatto che l'incontro con questa giovanissima e bellissima cubana manda assolutamente fuori giri l'anziano professore e lo porta a fare i conti, come non mai, col suo concetto di libertà e con i canoni di non rimanere prigioniero di niente e di nessuno, che ora saltano completamente. Gli ci vorranno anni, quando sarà lei a lasciarlo, per riprendersi dalla batosta subita da questo rapporto. Sarà, in questo caso, George, il migliore e più affezionato dei suoi amici a costringerlo ad aprire gli occhi e a riprendersi la sua vita, anche se in là negli anni. "Avrai sempre le mani legate con questa ragazza - disse -. Non sarai mai tu ad avere il coltello per il manico. Qui c'è qualcosa che ti fa perdere la testa, e te la farà perdere sempre. Se non tagli definitivamente questo legame, alla fine quel qualcosa ti distruggerà".
Poi George passa a spiegare all'amico quando e in quali circostanze è avvenuto tutto questo, anche sulla base dei racconti che David gli ha fatto delle loro esperienze erotiche. Ma qui, naturalmente, lascio al lettore la possibilità di scoprire, con una letture piacevole e istruttiva che Roth ci consegna, lo sviluppo completo degli avvenimenti. Aiutato così dall'amico, e da non poche sofferenze, alla fine David sembra riuscire a recuperare un certo stile di vita.
Ma ora si apre un nuovo capitolo, emblematicamente rappresentato dal rapporto con la sua amica Elena, che cerca disperatamente di trovare un equilibrio tra passione professionale, la libertà di vita e un decente rapporto con un uomo. Problema, anche questo di difficile soluzione, soprattutto quando, come nel caso dell'amica, incombe l'avanzare dell'età e della decadenza fisica.
Emblematico, infine, il caso di uno scrittore, suo amico, come ci dice David, che non sopporta né il matrimonio, né lo stare da solo e trova nelle avventure extraconiugali l'unica cosa che, solo in parte, riescono ad appagarlo. "Sognare di andarsene un giorno si e uno no? No, non è un modo dignitoso di essere un uomo. Né di essere una donna, dissi a Elena".
Prima di portarci alla fine del racconto, Roth - David vuole svelarci quale è l'altro interlocutore cui sembra rivolgersi in questa appassionata confessione e riflessione. "Io non appartengo al nostro tempo... Ho preso a martellate la vita domestica e quelli che le montano la guardia... non è una sorpresa che la mia insistenza mi renda, per te che appartieni al tempo presente e non hai mai dovuto insistere su queste cose, una figura comica tipo l'ateo del villaggio... Allora fai di me quello che vuoi, ma non prima della fine".
E verso il tema della fine si svilupperà ancora, nell'ultima parte, questo ulteriore capolavoro sulle contraddizioni della società americana e dei tanti modi di intendere la vita, i rapporti sociali e familiari e, come in questo caso, i mutamenti che dobbiamo imparare a governare con il passare del tempo, cui Roth si è applicato nelle molteplici opere dedicate ai suoi tanti lettori in tutto il mondo.
Renato Campinoti
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