Troppe solitudini che generano mostri, troppi difetti di certe case editrici.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, ancora una volta Anne Holt dimostra, con la potenza della scrittura e con la forza dei personaggi e dell'ambientazione, di meritarsi il mio personale titolo di migliore scrittrice norvegese e non solo!
Questa volta torna in azione la ex poliziotta Hanne Wilhelmsen, costretta sulla sedia a rotelle dal colpo di rivoltella subito ormai più di un paio di anni primo durante un'azione. Accanto a lei, suo fervente ammiratore, il giovane agente Henrik Holme, vittima di una solitudine irrimediabile e, insieme a loro, una nuova, interessante figura: la giovane editor Ebba Braut, espressione di una generazione di notevole cultura, molto attenta ai temi ambientali e sociali.
Al centro della trama, complessa e impegnativa come al solito, questa volta c'è un manoscritto di una delle più acclamate scrittrici seriali del momento, scomparso misteriosamente e capace di evocare, nella sua ricerca, tutti i mali e i difetti di cui è fatto il mondo dell'editoria e degli scrittori. "Lei è solo una scrittrice. Raccontare frottole fa parte del suo mestiere", si sfoga Eli Schwartz, redattrice neo pensionata, quando viene sollecitata a parlare delle sue esperienze a contatto con gli autori.
È sempre Eli, ormai pensionata, che si sfogherà ripetutamente sugli aspetti negativi che comportava un mestiere a contatto con una categoria, gli scrittori, "così imprevedibili ed egocentrici, sempre focalizzati sul denaro e sul bisogno di messere al centro dell'attenzione". Al tempo stesso, tuttavia, sarà proprio lei a trasmettere alla giovane editor, da poco assunta dalla più grande e importante casa editrice norvegese che "personalmente non riuscirei a immaginare una professione migliore di questa. Essere coinvolti nello sviluppo dei testi, tracciare e definire la carriera di uno scrittore...".
Dunque, come ci avverte da subito la Holt, il problema è precisamente la scrittrice di quel maledetto manoscritto, la più famosa e venduta della casa editrice e non solo, che "è la scrittrice più ingrata con cui abbia mai lavorato!... ho accettato di subire capricci, proteste e momenti di pigrizia bella e buona... È stato molto più impegnativo che con tutti gli altri autori".
Ora, con la perdita dell'ultimo manoscritto, inizia una vera e propria caccia che, insieme alla scoperta del cadavere di una donna cui è stato reso irriconoscibile il volto, accompagnerà il lettore per molte pagine e con molti personaggi.
Insieme a questo, l'altro protagonista del contesto della vicenda è la pandemia del Covid, nel peggior momento del più duro lock down che l'umanità sia stata costretta a vivere. Anche di questa vicenda tuttavia, la brava scrittrice riesce a valorizzare gli aspetti migliori, a cominciare dalla possibilità di ritrovare il gusto di passeggiare anche in città, una delle cose che, come ci ricorda nel romanzo, i norvegesi amano di più. HanneWilhelmnsen ci aggiunge, di suo, il gusto per vivere la notte, quando tutto tace e sono più apprezzabili i pensieri e lo scambio di questi con gli altri. Anche perché di giorno, col divieto di muoversi, era possibile riposare.
Ma dove è maestra davvero la scrittrice norvegese è nel disegnare e farci vivere i personaggi, espressione tipica, spesso, di quella realtà e di quella popolazione, certamente meno espansiva e solare dei popoli del sud dell'Europa. Il tipico rappresentante di questa realtà è rappresentato dal giovane poliziotto, particolarmente legato e ammirato delle doti investigative della pur matura Hanne.
"Henrik Holme era l'uomo più solo che Hanne avesse mai conosciuto". Non solo, ma era timido e introverso con le donne e di cui lui stesso è consapevole: "finita la conversazione... pensò che forse avrebbe dovuto parlare con le donne solo al telefono". La sua goffaggine era tale che Ebba, a un certo punto si domanda se non siano da riscontrare in quel poliziotto i sintomi dell'autismo, quello con ridotte capacità di comunicazione e di socializzazione. Tuttavia questo non gli impedisce di essere un bravo poliziotto e un acuto investigatore.
"Le due personalità di Henrik non smettevano mai di meravigliare Hanne. Quando non era in servizio era goffo, timido e, a essere sinceri, un impedito. In uniforme, nel senso letterale o figurato del termine, prendeva il comando. Diventava acuto. Deciso e capace".
La capacità di disegnare personaggi che rimangono a lungo nell'immaginario del lettore non si limita a Henrik. Particolarmente acute le pagine che ci ripresentano il personaggio di Hanne Wilhelmsen. "Era nata sospettosa e cresciuta scettica. Prendeva raramente qualcosa per oro colato e individuava disegni complessi e intricati dove pochi altri vedevano dei nessi. Come una giocatrice di scacchi, immaginava e anticipava sempre. Era intuitiva e scientifica allo stesso tempo. Fantasiosa, senza barriere mentali, eppure sistematica". Da aggiungere che, sposata con Nefis, una brava dirigente di azienda spesso impegnata, come in questo caso, fuori casa, tocca a lei occuparsi della figlia naturale di Nenfis e da lei adottata, adolescente che sta molto stretta nelle regole del lock down. Sarà lei, con le sue intuizioni, a mettere in moto la catena di eventi per trovare le soluzioni al giallo della ragazza senza volto uccisa e non solo di lei. Sarà lei, inoltre, a scrivere un romanzo, che, rifacendosi alla sua pluridecennale esperienza investigativa nella polizia, fa dire alla giovane editor Ebba di trovarsi di fronte a un vero e proprio capolavoro.
Da segnalare anche la caratterizzazione del personaggio della giovane Ebba Braut, di cui si viene a sapere che ha studiato da Pastore della chiesa Norvegese e di molte altre cose che si scopriranno negli sviluppi del libro. Anche di essa Anne Holt, evidentemente e giustamente portata a valorizzare le doti positive dei personaggi femminili, ci fornisce un quadro interessante. "anche lei (Hanne) indicava che quella ragazza era davvero intelligente...la loro conversazione aveva dimostrato che Ebba Braut possedeva una conoscenza più profonda della natura umana rispetto ai suoi coetanei. Notava i dettagli e reagiva alle più piccole stranezze altrui".
Non ci sarebbe da meravigliarsi se ci capitasse di incontrare di nuovo un tale personaggio nelle pagine di un futuro libro della Holt! Ci sarebbe da parlare anche di altri personaggi ben caratterizzati e che rispecchiano anch'essi lo spirito di quella popolazione, come nel caso del becchino del piccolo cimitero di montagna, che vive in quelle zone, di cui ci sono molte realtà in quel Paese, scarsamente popolate e dove le stagioni sono meno clementi che in città. "Va un po' a pensare dove la gente è capace di abitare", ci dice l'autrice, ricordando una serie televisiva norvegese, capace di scovare, come farà lei anche nel libro, luoghi apparentemente sperduti e solitari dove tuttavia avvengono fatti e misfatti non meno curiosi o drammatici che nei luoghi della cosiddetta civiltà. Anche di questo ci vuole parlare il bellissimo libro della Holt: della solitudine di molte persone e della difficoltà di fare della socialità e di una vita più ricca di interessi e di attenzioni al bene comune, un vero antidoto alle peggiori espressioni dell'umanità. "In corpo non ha neanche un grammo di orientamento politico, qualunque esso sia... non osa neppure esprimere il suo pensiero su... sul razzismo, per dirne una. O...s ul cambiamento climatico... Spiritosa in tv... ma parla quasi sempre e soltanto di se stessa". Così si esprime Hanne parlando della famosa scrittrice di cui è scomparso misteriosamente il manoscritto.
Sarà anche per questo che la già famosa investigatrice, ora in pensione forzata sulla sedia a rotelle, sente il bisogno, mentre aiuta Henrik a rintracciare l'assassino della ragazza senza volto, di occuparsi anche di ciò che è successo in quella casa editrice e che fine ha fatto quel possibile, ulteriore libro di quella scrittrice.
Non si può sottolineare infine, a proposito delle doti di questa grande scrittrice, il ritmo incalzante che riesce a dare alle ultime cento pagine di questo voluminoso e mai noioso romanzo, che ti costringe a fare le ore piccole quando non puoi più staccarti dalle mutevoli vicende che ci portano alla soluzione di tutto il complesso intreccio.
Brava davvero Anne Holt, lei che ha svolto anche il ruolo di ministro della giustizia del suo Paese e che ci lascia col forte desiderio di leggere il suo prossimo libro.
Renato Campinoti
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