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22 agosto 2023

Cristina Cassar Scalia: Il re del gelato

Un occhio critico sulla società, mafia compresa

Con questo agile e godibilissimo racconto Cristina ci ha voluto riportare un po’ indietro nelle storie di Vanina Guarrasi, vicequestore aggiunto.
Questa volta siamo nel primo periodo del suo arrivo a Catania, dopo che ha lasciato prima Palermo e quindi, per un paio d’anni, Milano. 
La prima curiosità che Vanina ci toglie è la ragione, del resto nota ai lettori della Scalia, per cui nel ritorno in Sicilia ha preferito Catania, lei palermitana fino al midollo. La ragione è ancora quella di provarsi a dimenticare il pur bellissimo rapporto col sostituto procuratore addetto alla criminalità organizzata Paolo Malfitano. Lei, che già una volta l’aveva fortunosamente salvato da un attentato mafioso, non voleva soffrire troppo per eventuali altre situazioni pericolose. 
Ma di novità in questo racconto retrodatato della brava e golosa poliziotta c’è ne sono altre, a cominciare dalla nascita, intorno a lei, della abile e fidata squadra. L’ispettore Spanò, talvolta prolisso ma sicuramente molto vicino, nelle indagini, al modo di pensare di Vanina, cpsì come il prezioso Capo della mobile Macchia, sempre pronto a incoraggiare Vanina nei suoi metodi di indagine. Anche la Bonazzoli, unica originaria dell’alta Italia, salutista a oltranza e tuttavia in grande sintonia con la vicequestore. 
Ancora non sembra sia nata la tormentata storia tra il corpulento Macchia e l’esile e bellissima Marta Bonazzoli. Altra novità è l’assenza, al momento, dell’ex Commissario in pensione che tanto sarà vicino a Vanina nelle storie future. 
Tuttavia la brava autrice ci manda un messaggio quando Spanò, riferendo a Vanina delle confidenze avute da un anziano amico, dirà semplicemente: “È un amico. Un commissario in pensione”. Per il momento non va oltre. 
Per quanto riguarda la storia prende le mosse dal ritrovamento di pasticche estranee nei gelati di Lomonaco, il re del gelato a Catania, titolare di ben quattro negozi, poi dall’uccisione del medesimo titolare. 
Si scopriranno strane storie familiari e di rapporti tra Lomonaco e l’altro gelataio catanese, Ruggero Cammarata. Senza entrare, ovviamente, nel merito degli sviluppi delle indagini della Guarrasi, così come della sua abile capacità di gestire il pusillanime giudice del caso Vassalli, è un’altra la questione che ancora salta agli occhi nelle vicende che ci racconta Cristina Cassar Scalia. 
Nonostante le vicende si svolgano nel cuore degli affari e della presenza mafiosa, le storie che ci racconta e che interessano la sua Vanina, riguardano incomprensioni e contrasti tra persone e dentro famiglie “normali”. Sembra quasi che l’autrice voglia farci guardare la Sicilia non solo con l’occhio puntato sulla malavita organizzata, di cui pure si avverte la presenza, ma guardando ciò che c’è nella società siciliana e che succede qui come in altre parti d’Italia, e non solo. 
Non a caso spesso sono proprio gli egoismi e i vizi delle persone “sbagliate”, i contrasti e le gelosie nelle famiglie e tra gli uomini e le donne, che sono poi i temi “universali” che la letteratura, a cominciare da quella gialla con Simenon, si è assunta il compito di mettere in evidenza. 
Sia chiaro, non c’è in questo da parte dell’autrice, nessuna sottovalutazione della gravità e della pericolosità del fenomeno mafioso e della necessità di ingaggiare con esso, da parte dello Stato, una lotta senza quartiere. Del resto è lo stesso pm Vassalli consapevole che ”una come la Guarrasi…che aveva passato la vita a cacciare criminali di massimo calibro, figlia di un poliziotto che appresso alle storie di pizzo ci aveva lasciato la pelle, ex compagna di un pm che poteva vantare il primato di magistrato più minacciato d’Italia, cui lei aveva addirittura salvato la vita sventando un attentato. Una così non si spaventava di niente”. 
E dunque in questo contesto che risalta ancora di più l’acume investigativo di Vanina Guarrasi che non riduce perciò tutto alle pur gravissime responsabilità della mafia e cerca di scavare a fondo nell’animo dei siciliani e dei loro, come dei nostri, vizi e difetti. È questo davvero il grande merito di questa scrittrice giustamente impostasi nel gruppo dei migliori scrittori del genere non solo in Italia.

Renato Campinoti

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