Dietro l’apparente centralità della caccia al serial killer, abituato a cercare le sue vittime femminili sempre in città diverse (da qui l’appellativo di “turista”) si celano i temi su cui, in forme diverse, ama intrattenere il lettore l’autore patavino.
Dedicato alla frase di Honore’ de Balzac: “Il caso è il solo legittimo sovrano dell’universo”, il concetto verrà più volte ripreso dai personaggi principali del romanzo. A cominciare da Pietro Sambo, già capo della Omicidi della Questura di Venezia (l’altra indiscussa protagonista del romanzo con le sue calle, canali ecc.), radiato dal corpo per un solo, fatale episodio di corruzione di cui porterà il rimorso e cui spera di far fronte impegnandosi a catturare il serial killer.
Ma sarà ancora il caso che lo farà incontrare con “quella parte di mondo dove erano occulte anche le coscienze, non c’erano limiti e tutto era lecito”. E sarà proprie il vicequestore Tiziana Basile, donna forte e molto bella, a suo tempo la più feroce accusatrice di Sambo per l’episodio di corruzione, a offrirgli la possibilità di riscatto.
Ma ora il gioco si fa più impegnativo, entrano in campo gruppi contrapposti perché, come Carlotto fa dire a uno dei poliziotti più spregiudicati e corrotti: “in questo momento storico la criminalità organizzata sta assumendo un peso sociale, politico ed economico sempre più importante. Paga meglio e i rapporti di lavoro sono più onesti “.
D’ora in avanti, mentre il serial Killer entra in gioco insieme a una donna con la sua stessa natura omicida, i giochi diverranno sempre più complessi e pericolosi e dove le regole del gioco verranno piegate a logiche ben lontane da un presunto stato di diritto. “Ogni giorno nel mondo si svolgevano eventi gestiti da spie e servizi di intelligence che dovevano rimanere sepolti nella tomba della ragion di Stato”.
Lascio al lettore, ovviamente, la scoperta delle particolari soluzioni cui ci conduce con grande ritmo e abilità Carlotto, uno che i percorsi arzigogolati della giustizia li ha sperimentati sulla propria pelle.
Mi piace tuttavia richiamare ancora una illuminante frase pronunciata dalla nuova collaboratrice del Serial Killer quando, per marcare una diversa modalità di scelta delle proprie vittime rispetto al personaggio principale che puntava soprattutto alle borse e abiti firmati, gli dice: "io non finisco sui giornali, non cerco la celebrità. Io pesco nella massa che vive ai margini. Migranti clandestini, adolescenti in fuga, tossici. Nessuno spreca tempo a cercarli, a chiedersi che fine hanno fatto. Anche se trovano i corpi, finiscono dimenticati all’obitorio”.
Ancora una volta, insomma, Carlotto sa sfruttare in maniera egregia il genere thriller per farci appassionare alle sue trame e, al tempo stesso, ricordarci quanto marcio e quanta robaccia si celi nel sottosuolo delle nostre strade e abitazioni.
Renato Campinoti
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