Siamo nel Dicembre del 1941, l'armata nazista è dilagata in Europa, ma ora fa i conti con l'inverno russo e con l'entrata degli USA, dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor il 5 dicembre, in guerra a fianco delle potenze europee.
Il capiamo Arcieri, alle dipendenze dei servizi segreti del Regno d’Italia viene inviato a Stalino (oggi Donesk) nell’Ucraina della Russia stalinista, alla ricerca di una spia inglese che sembra lavorare indisturbata. Siamo sulla linea del fronte dove agiscono i nazisti con gli italiani contro un nemico russo sempre più intenzionato a contrattaccare. Gori, tramite Arcieri, ci porta a contatto con l’ospedale militare italiano dove regnavano il dolore e la disperazione: “Le tende risuonavano di un impasto di lamenti, di rantoli, spezzato da improvvise e lancinanti grida di aiuto”. Accanto a questo dolore c’è il gelo incredibile che avvolge ogni cosa è che contribuisce ad aggravare il clima di orrore che pesa su tutto e tutti: “Quelli che dalla sua camera gli erano sembrati tronchi di legno accatastati, coperti di neve, erano i corpi congelati dei caduti e dei morti dell’ospedale…”.
Gli orrori più gravi saranno quelli che l’agente segreto riscontrerà come quelli perpetrati dai nazisti e dallo stesso regime stalinista. E uno dei grandi meriti di questo libro, oltre a non tacere niente delle responsabilità dell’una e dell’altra parte, è quello di contrapporre alle sofferenze alle barbarie una continua ricerca e capacità di amore dei maggiori personaggi del libro.
È così per lo stesso capitano Arcieri, che misurerà la distanza infinita tra le orrende condizioni che sono costrette a vivere le donne, pur belle, di Stalino, costrette a prostituirsi per avere una speranza di salvezza, e l’immagine della sua Elena Contini, rimasta a Roma ad aspettarlo.
Bellissima e al tempo stesso drammatica la figura del colonnello Pittigrilli, a capo della struttura sanitaria italiana, innamoratissimo (per la prima volta in vita sua) della bellissima Irina, che insieme al vecchio padre gestiva una libreria a Stalino fino all’arrivo del fronte.
Arcieri si concentrerà, ovviamente, sulla ricerca della spia inglese, la ragione della sua presenza in un ambiente tanto inospitale. Ma mano a mano che la ricerca si sviluppa emergono anche i rischi che corrono lui stesso e, soprattutto, la sua donna, di origine ebrea, dopo la promulgazione delle leggi razziali “che lo facevano vergognare di essere italiano, funzionario dello Stato e quindi necessariamente complice del fascismo”.
Emerge così, accanto alla fortissima denuncia degli orrori nazisti e stalinisti, la progressiva presa di coscienza del capitano (e con lui degli altri personaggi “appartenenti all’Umanità“, come si definirà Ivan medico vittima dello stalinismo e prigioniero dei fascisti) che si allontanerà sempre più dal regime mussoliniano.
Gori ci farà conoscere, inizialmente, un Arcieri ancora impregnato da una visione incerta della situazione “Non c’era nulla di chiaro, nulla di netto”. Più avanti troviamo un capitano finora “rimasto estraneo al regime trionfante, ma senza pensare minimamente di combatterlo”.
Poi arrivarono le “leggi razziali, che lo avevano colpito nell’affetto più profondo”.
Quando incontrerà le ingiustizie e le atrocità dei nazisti a Stalino si rende conto che “era arrivata l’ora di affrontare ciò che aveva sepolto in profondità per non doverci fare i conti…”.
La parabola, per così dire, della presa di coscienza sulla realtà del fascismo, troverà la sua logica conclusione alla fine di questo bellissimo e istruttivo lavoro di Gori quando il nostro capitano “Capì… da che parte lui si sarebbe schierato, in futuro, perché la guerra sarebbe finita, come tutte le guerre, e il fascismo poteva essere combattuto…”.
Gori ha scritto questa storia quando ancora non era iniziata la drammatica guerra di Putin contro l’Ucraina. Eppure è questa una delle denunce più forti contro la aberrante mentalità che presiede all’invasione di una nazione libera da parte di una grande potenza governata in regime dittatoriale. Anche di questo, oltre che per il notevole racconto costruito con un ritmo incalzante che prende a pieno il lettore, dobbiamo essere grati al bravissimo e apprezzato scrittore fiorentino.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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