Pagine

31 luglio 2023

Marco Malvaldi: Oscura e celeste

Non è la prima volta che Malvaldi si misura col giallo storico, ma questo è, a mio giudizio, il più impegnativo e anche il più riuscito. E non poteva che essere un pisano come lui a ricordarci la semplicità e la grandezza di uno scienziato come Galileo Galilei.
Siamo nel 1631, il nostro ha da poco preso in affitto villa il Gioiello vicino al monastero di San Matteo ad Arcetri, uno dei più poveri, dove ha deciso di mettere le due figlie, Virginia, la maggiore, felice di prendere il velo e Livia contraria e arrabbiata col padre.
Ed è nel convento che si verificano gli avvenimenti, a cominciare da una strana caduta di una suora dai piani alti con morte conseguente.
Regna in questo periodo quando Firenze è infestata dalla peste, il giovanissimo Ferdinando II, da poco e solo in parte, affrancatosi dalla supervisione bigotta della nonna e della madre. Sarà questo granduca, molto aperto alle nuove idee della scienza, che permetterà di stampare la più importante delle opere divulgative di Galileo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo“ nella città di Firenze.
Naturalmente nel mondo religioso non tutti sono felici di questa pubblicazione, nonostante un atteggiamento positivo di papa Barberini. Ancora una volta a guardia di una presunta “ortodossia” della dottrina si ergerà il potente ordine dei Gesuiti.
Quanto fosse importante impegnarsi per portare anche loro a una visione corretta del rapporto tra la terra e il sole c’è lo dice lo stesso scienziato pisano: "Perché ormai hanno in mano le scuole! Perché ormai chiunque voglia imparare, erudirsi, levare il capo dalla zolla deve passare da una scuola di gesuiti,,,Ormai i figli dei nobili, dei ricchi, dei benestanti vanno nei collegi(dei gesuiti n.d.r.), non all'università. E questi un giorno diventeranno i nostri governanti, i nostri vescovi, i nostri ambasciatori. Vogliamo davvero essere guidati e governati da gente convinta che il Sole giri intorno alla terra? Che nega l'evidenza, che non crede ai propri occhi?"
Sta in questa convinzione di Galileo la ragione di fondo che lo porterà a non modificare niente del suo scritto, a costo, come succede, di essere punito col divieto di uscire dalla propria abitazione.
Sta ancora qui, in questa che considera una missione speciale delle sua ricerca scientifica e filosofica, la ragione che lo porta all'abiura che gli permetterà, tuttavia, di continuare le sue ricerche e i suoi studi, fino alla pubblicazione dell'opera "Discorsi delle nuove scienze" con la quale fonderà di fatto la scienza moderna.
Di tutto ciò, con il disvelamento della soluzione del "giallo", ci parlerà da par suo Malvaldi, con un linguaggio volutamente semplice e aderente alla parlata fiorentina e toscana, facendoci conoscere un Galileo amante del vino, della buona cucina e, naturalmente, delle buone compagnie.
Molti dei personaggi che svolgono funzioni importanti sia nelle gerarchie ecclesiastiche che in quelle del granducato, hanno avuto in Galileo un maestro e tutti ne riconoscono l'onestà e la generosità. Molto belle, in questo senso, le scene che Malvaldi ricostruisce dei rapporti di Galileo con le proprie figlie, con Virginia in particolare, che avrà un rapporto talmente speciale col padre che fungerò per lui da "segretaria", ricopiando in bella copia gli scritti non molto leggibili dello scienziato, ormai incamminato verso la cecità, che lo colpirà pienamente di lì ad alcuni anni.
Con Livia, costretta suo malgrado a vivere in convento, assisteremo anche a vere e proprie risse a dimostrazione anche di un carattere quantomeno poco docile. Tuttavia, quando le vicende si faranno complicate e sarà Galileo a contribuire in maniera determinante a sciogliere i nodi della misteriosa morte della monaca, le troverà entrambe dalla sua parte.
Bellissima, per concludere la lettera che scriverà a Virginia, certamente la più affine anche nella cultura. Dopo averle risposto sulle ragioni che lo hanno indotto a occuparsi dei pianeti e del loro moto e di quanto grande sia tuttora l'ignoranza dell'uomo, Galileo continua così: "Ignoranza, figlia mia, è non quitarsi nel vero: non riconoscere l'errore nelle nostre ipotesi e supposizioni, quando esse non rieschino a corrispondere alla realtà, a ciò che veramente succede e continuarle a sostenerle contro ogni evidenza... Periglioso è credere di sapere una cosa quando la si ignora..." Ed è bellissima e tenera la conclusione di questa lettera: "Resterà sempre qualcosa al di là della nostra conoscenza: ci sarà sempre irraggiungibile la causa che muove il sole e l'altre stelle, oscura e celeste come qualsiasi volontà divina. E mentre scrivo, mi si disvela chiaramente di come voi abbiate raggiunto questa consapevolezza ben prima di me, e di come, io padre e voi figlia, mi abbiate guardato giocare e aiutato a mettere in ordine i miei balocchi...".
Ancora più struggenti queste parole se si pensa che solo l'anno dopo, all'età di appena 34 anni, Virginia morirà precocemente. Un romanzo storico, nella forma del giallo e molto di più, che Malvaldi ci ha regalato per una davvero piacevole e anche istruttiva lettura. Ancora una volta, insomma, lo scrittore pisano ha dimostrato di averci fatto divertire con i vecchietti del Bar Lume e di sapere, eccome, praticare altri generi e territori ben più impegnativi. Non resta che sperare di leggere a breve altre opere altrettanto divertenti e interessanti come questa.

Renato Campinoti

Nessun commento:

Posta un commento