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10 maggio 2023

Nicoletta Manetti: D.H.Lawrence e Frieda a Firenze (L'amante di Lady Chatterley)

Quando la vita diventa letteratura e sconvolge i rapporti tra i sessi

Dobbiamo anzitutto essere grati a Nicoletta per averci fatto conoscere, prima col libro Ania e Dostoevskij a Firenze, ora con D.H.Lawrence e Frieda a Firenze, la vita e l'attività letteraria di due giganti della letteratura moderna, durante il periodo che hanno trascorso, con le loro consorti, nella nostra città. 
Luoghi, attività, rapporti, di cui conoscevamo poco e in maniera casuale e che la brava e attenta scrittrice ci restituisce in forma compiuta e documentata. 
Del primo libro su Dostoevskij ho avuto modo di parlare, apprezzandolo come merita, nel post pubblicato qui nel novembre dell'anno scorso. Dico subito non meno apprezzabile è quest'ultimo lavoro di Nicoletta il quale, oltre a restituirci, come detto, la vita, i luoghi e l'attività del grande scrittore inglese nel soggiorno fiorentino, ci porta con la coppia in giro in molte parti sia d'Italia che d'Europa (e non solo), fornendoci una lettura che, senza trascurare l'oggetto principale della scrittura fiorentina (L'amante di Lady Chatterley, come evidenziato fin dal sottotitolo) inquadra in maniera adeguata le caratteristiche di questa particolare coppia di amanti e di sposi. 
Si tratta, va sottolineato, del merito principale del lavoro della Manetti, perché è solo con la conoscenza dei rapporti e anche delle singole personalità, che si può apprezzare e comprendere un libro come quello che Lawrence scrisse, quasi al termine della sua breve vita, sulle colline fiorentine di Mosciano, dentro e nei dintorni ameni della villa Mirenda. 
E così, nell'introduzione prima, nei capitoli iniziali su Fieda e sulle prime visite insieme dei coniugi in Italia, a Riva del Garda, a Fiascherino, poi in Inghilterra, poi la prima volta a Firenze nel 1919, poi ancora a Taormina, poi in Sardegna, poi ancora a Firenze e ancora in altre località in un turbinio di viaggi, di scoperte, di entusiasmi, di continue delusioni e inquietudini, cominciano a emergere con chiarezza le caratteristiche principali di questa coppia, così inquieta eppure così moderna. 
Dalla passione iniziale che porta Frieda ad abbandonare ben tre figli, oltre al marito, per seguire Lawrence, ai primi scontri tra i due, al ritorno del grande amore, ai tradimenti, più frequenti di lei, così sembra, ma poi anche di lui. 
E poi, ancora una volta, come già tra Ania e Dostoevskij, la forza della donna, quasi un riversare sul sentimento materno, soprattutto da parte di Frieda verso Lawrence, la mancanza della cura verso i figli. 
La malattia dello scrittore finirà quasi per giustificare la ricerca, da parte di lei, di rapporti con altri uomini, soprattutto con Angelo Ravagli, il bersagliere pieno di forza e di vitalità che finirà per sposare quando rimarrà vedova, che sembra rappresentare l'antitesi della fragilità del marito. 
"Lawrence scrisse L'amante di Lady Chatterley per vendicarsi", scappò detto una volta, una sola, a Frieda a proposito del capolavoro di suo marito. Facendoci così capire molte cose. Ecco perché era indispensabile il lavoro, egregiamente svolto da Nicoletta, di preparazione e di presentazione della coppia Frieda e Lawrence e delle loro problematiche per capire da dove nasce un libro "scandalosissimo", come lo definì lo stesso autore come è, appunto L'amante di Lady Chatterley. 
Eppure, fino alla morte di lui, la coppia resisterà e il suo capolavoro Lawrence venne a scriverlo, appunto, sulle colline di Firenze, in quella villa Mirenda nascosta nel verde eppure poco distante da Scandicci e da Firenze. 
Molto belle le pagine, frutto di un sopralluogo diretto dell'autrice, in cui vengono descritte le vicende di questo periodo (siamo ormai a ridosso della fase terminale della vita dello scrittore), come pure le peripezie per trovare il modo di dare alle stampe il libro che, più di trent'anni dopo la morte del suo autore, avvenuta nel 1930, stupirà il mondo. 
Ci vorrà ancora Firenze, ci vorranno gli amici come Pino Orioli e la sua libreria, ci vorrà soprattutto la Tipografia Giuntina del libraio antiquario ed editore, il polacco Leo Olschki, che permisero la stampa e una prima diffusione di mille copie. 
Naturalmente la critica del tempo non comprese l'innovazione presente nel libro di Lawrence e vi trovò solo la spregiudicata e puntigliosa narrazione degli atti sessuali. Così ci vorranno ancora trenta, quaranta anni perché il mondo, o almeno una parte di esso, cominci a comprendere il messaggio di un libro che disvelava la criticità dei rapporti di coppia, spessissimo nascosta dietro una pretesa supremazia maschile, e la valenza rivoluzionaria di una sessualità vissuta liberamente. 
Sono, tra gli altri, gli argomenti che le nuove generazioni porteranno in auge in tutta Europa e nel mondo proprio nella seconda metà degli anni '60. Questo, del resto, era e rimane, uno degli aspetti più controversi (e talvolta dolorosi) della faticosa emancipazione dei rapporti fra i sessi nel mondo contemporaneo. 
Ci voleva una scrittrice come Nicoletta Manetti, attenta a valorizzare i temi della crescita della coscienza femminile, perché si potesse comprendere che un libro come questo di D.H Lawrence non nasce da un astratto pensiero intellettuale, per quanto acuto e talentuoso, ma da una concreta e sofferta esperienza di vita. 
A Nicoletta, dunque, ancora grazie per questa sua ulteriore e illuminante fatica letteraria e l'augurio che su questa strada ci riservi ancora delle sorprese.

Renato Campinoti

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