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16 maggio 2023

Andrea Morandi: La bicicletta rossa

Quando l'amore si fa riconoscere

"Informati" - esclamò Valentina. Con questo grido della figlia, rivolto al padre che un biglietto anonimo ha appena informato che sua figlia è lesbica, Andrea Morandi apre subito le danze, senza giri di parole o inutili orpelli.
Riuscirà Roberto, il padre, cattolico, dirigente stimato dell'Agenzia Regionale dell'Ambiente, con un bagaglio culturale strutturato da tempo, a risolvere il grosso, immenso problema che un anonimo biglietto e una figlia abituata ai toni forti, gli hanno infilato nella testa?
Quasi da solo, con la moglie morta da poco in un incidente mentre rincasava sulla "bicicletta rossa" del titolo, che proprio il marito le aveva comprato, Roberto Gori è costretto a fare quello che finora aveva evitato: mettere al centro il rapporto con ciò che resta della sua famiglia, quello con la figlia.
Si perché ben prima della rivelazione che lo mette in crisi, Roberto aveva avvertito la difficoltà della figlia al momento della morte della madre. "Lui, con il dolore per la morte della moglie aveva imparato a conviverci... Invece del dolore della figlia nulla sapeva, come di quel legame tanto vissuto tra madre e figlia, di cui era stato spettatore distaccato".
Già in questo primo approccio Morandi introduce un tema che sarà dominante in tutto il libro: la marcia in più delle donne per riconoscere e gestire i sentimenti loro e degli altri.
Ora che il tema è quello del biglietto, sua figlia è lesbica, come fare per affrontarlo?
Impagabile la descrizione del primo approccio di questo uomo, affatto ingenuo e tuttavia bloccato nelle sue convinzioni, quando si illude di riportare alla "normalità" sua figlia. Ci vorranno almeno tre occasioni esterne a lui stesso per affrontare adeguatamente il problema e portarlo su un percorso gestibile.
La prima di queste occasioni è rappresentata dall'incontro con don Angelo, il prete della sua parrocchia, il quale, pur non dandogli, ovviamente, una soluzione definitiva che non è nelle sue corde, lo invita a fare dell'amore per la figlia la chiave di interpretazione della situazione che sta vivendo.
Per inciso, la novità dell'approccio di don Angelo verso i "diversi" è anche figlio della nuova temperie che la Chiesa, sotto il papato di Francesco, sta vivendo, ponendosi più interrogativi piuttosto che lanciare anatemi su tali temi.
È un altrettanto "segno dei tempi" il fatto che il libro sia stato stampato dalle "Edizioni Toscana Oggi", l'editrice della rivista dei Vescovi toscani.
L'altra occasione che incontra Roberto è l'amica psicologa Daniela, cui si era rivolto alla morte della moglie. Sarà anche lei ad aiutarlo a informarsi e a prendere atto, al secondo incontro, quando Roberto ha fatto dei passi avanti, che è sulla via del recupero del rapporto con la figlia.
Bellissima anche qui la scena, quasi casuale, dei bambolotti colorati che la psicologa tiene, in circolo, nello studio e solo i pazienti che li notano con curiosità, come capita la seconda volta a Roberto, dimostrano di saper pensare ad altro che non sia il loro stato di sofferenza.
La terza occasione a Roberto la offre, ancora una volta, una donna, quell'Anna anche lei vedova, anche lei vittima di un rapporto d'amore non vissuto completamente da parte del consorte, con cui, quasi in punta di piedi, avvia una storia e dalla quale, lei non credente ma molto comprensiva verso gli altri, riceverà gli incoraggiamenti decisivi per affrontare in maniera corretta il rapporto con la figlia lesbica.
Poi, determinante, sarà l'amore fra le ragazze che, quando si farà riconoscere in un semplice gesto, ("Giovanna appoggiò la mano sopra quella della compagna. Roberto... fissò quelle mani, una sopra l'altra, pensò che non si sarebbero più separate"), darà la spinta finale ai dubbi e alle remore di chiunque.
Ci sarebbe da dire della storia nella storia, quella dei rapporti di Roberto con i colleghi e in particolare con quell'Antonio che sembra fatto apposta per distrarre Roberto dal compito impegnativo che si è trovato ad affrontare.
È il personaggio negativo della storia e basta una semplice frase da lui pronunciata a proposito della religione per qualificarlo: "Io in chiesa ci vado raramente. Bisogna andarci... che non capisci? Poi ognuno, uscito di chiesa si regola al meglio".
Alla fine di questo agile romanzo si apprezza la semplicità e chiarezza del linguaggio che Morandi sa utilizzare per parlarci di temi niente affatto lievi o semplici per molti, cattolici o atei che siano. Al tempo stesso, come ho in alcuni casi richiamato, sa tenere il lettore attento e partecipe perché sa mettere curiosità e sa dare ritmo al racconto, rendendolo perciò avvincente e agile. Come molti, si è risolto a scrivere racconti partendo da sé e dalle proprie esperienze di vita dirette. C'è da augurarsi che la stoffa che ha dimostrato in questo che per me è il primo libro di Andrea che leggo, vada avanti in altre opere letterarie dove, sono sicuro, saprà esercitare al meglio la fantasia e la qualità di scrittura che ha utilizzato in questo caso.

Renato Campinoti

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