Capita spesso di sentire notizie di qualcuno che ha ucciso moglie e figlie e poi si è tolto la vita. Più raramente succede che l'assassino rimanga in vita. Tanto meno questo accade quando l'assassino non si limita a uccidere la moglie e i due figli, ma spara e uccide anche i due genitori. Allora davvero, si deve essere chiesto Emmanuel Carrère, diventa interessante cercare di capire cosa è successo nella testa di quell'uomo, da cosa è potuta scaturire una drammatica decisione come questa, come fa a sopravvivere a una simile tragedia da lui provocata quell'essere che ha fatto una tale carneficina.
Carrère è convinto, a ragione, che ci sia materia per un libro in grado di catturare l'attenzione del lettore e, forse, di metterlo in guardia da un "avversario" che spesso cerca di impadronirsi dell'animo umano per portare le persone verso il male assoluto.
Trattandosi di una vicenda reale, in poche righe l'autore ci porta nel mezzo della vicenda. E sorge subito un primo interrogativo. L'uomo, Jean-Claude Romand, dopo aver fatto strage della moglie, dei figli e dei genitori, da fuoco alla casa in cui si trova, perde i sensi e rimane in coma, ma ne esce vivo e avrà modo di riprendersi.
Dalla dinamica della vicenda che l'autore ripercorre, c'è da capire se era una vera volontà di suicidio quella dell'incendio o non era anch'essa una messinscena, rischiosa ma non estrema come poteva sembrare.
Poi l'autore, deciso a scrivere un libro sulle vicende di quest'uomo, fino al processo e alla conseguente prigionia, va alla ricerca della vita vissuta, dei rapporti umani, degli amici, di uno in particolare, Luc Ladmiral, molto legato a Jean-Claude, a sua moglie Florence, come del resto la moglie di Luc, Cecile, alla coppia di amici.
Tutto, fino alla tragedia, sembrava tranquillo. Allora cosa è che scatena tanta violenza gratuita? Cosa c'è nella vita di quell'uomo che lo porta a diventare prigioniero dell'"avversario", del male estremo? Sembra impossibile, ma sono circostanze banali, un voto, un esame saltato, cose del genere, che danno una tale svolta alla vita del protagonista che per venti anni falseranno tutta la sua esistenza fino alle conseguenze estreme.
Il lettore troverà tutto questo nell'affascinante scrittura di Carrère, che sembra volerci dire: "attenzione, l'avversario è dietro l'angolo, potrebbe bastare una coincidenza sbagliata con le vicende della vita e anche voi potreste rimanere prigionieri di un ingranaggio capace di stritolare la vostra vita. Di più, di portarvi fino alle estreme conseguenze cui è arrivato Jean-Claude.
Sono molti i passaggi e le scoperte relative alla vita di quest'uomo cui lo scrittore ci mette di fronte e sui quali è bene lasciare al lettore l'onere e il piacere di andare incontro con una lettura, del resto veloce come veloce e incalzante è il ritmo che Carrère sa dare al suo racconto.
Ci sono tuttavia due grandi meriti che vanno ancora riconosciuti a un autore come Emmanuel Carrère. Il primo è di avere la capacità di dimostrare, non solo con questo libro, che la realtà si presta spesso più della fantasia a essere trasformata in romanzo e, soprattutto, a essere raccontata in maniera tale da portare il lettore a riflettere sulle debolezze e i pericoli cui si va incontro nei canoni e nelle aspettative che ci impone lo stile di vita cui ci si attiene oggigiorno.
La seconda qualità, che dimostra appieno in questo racconto, è la capacità di scandagliare a fondo l'animo del personaggio, le sue sofferenze e i suoi veri o presunti pentimenti, riuscendo tuttavia a non immedesimarsi mai nei suoi stati d'animo, né, tanto meno, a farsi catturare dalle sue lusinghe di pietà o compassione.
Ed è un gran merito in una vicenda drammatica come questa. Ancora una volta, insomma, Carrère sa manipolare materiale scottante, facendo appassionare il lettore e portandolo in territori nuovi, pericolosi e affascinanti.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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