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25 aprile 2023

Mirko Tondi: La traiettoria della mosca

Un finale a sorpresa per un noir che scava nell'animo con una lezione di grande letteratura

Di questo eccezionale noir di Mirko va citato assolutamente l’incipit che è quanto di più azzeccato e rivelatore per portare il lettore in una inarrestabile lettura, dalla prima all’ultima pagina.
“Fin dove sei disposto a spingerti per ottenere qualcosa a cui tieni, pur sapendo che rischi di perdere tutto quello che hai?” Messa così la faccenda va detto subito che la prima cosa da apprezzare è la tecnica narrativa di Mirko. Fin dalla parte introduttiva di questo affascinante racconto ci imbattiamo nella sua capacità di portare il lettore a “vedere” le scene e i personaggi di cui ci parla accostando spesso le fisionomie e i movimenti ad altrettante scene e personaggi tratti da una notevole e azzeccata galleria cinematografica che Tondi dimostra, pur senza enfasi, di padroneggiare alla grande.
Efficace, in questo senso, l'accostamento di Tarek, un ragazzo di origini tunisine presente nella scuola dove insegna il protagonista e il Francesco Benigno nel film Mary per sempre.
Altrettanto efficace si dimostra l’uso sapiente dei riferimenti ad alcuni classici tra i moderni cantautori, che danno voce a sensazioni o stati d’animo in momenti eccezionali del racconto. 
Particolarmente felice appare così il riferimento all’album degli U2 “The unforgettable Fire” capace di portare il protagonista a un esame ancora più viscerale, come vedremo, del suo stato d’animo. 
Ma la ragione più profonda che fa di questo libro di Mirko un piccolo capolavoro nel suo genere, è la capacità di mettere al centro del racconto un tema di grandissima attualità: l’ossessione.
Dopo che il protagonista ci ha introdotto nel suo mondo di insegnante di sostegno in una scuola multietnica carica di personaggi e problemi che più non si potrebbe, la misteriosa scomparsa di uno di loro "era qualcosa che, agendo sottopelle e tra le pieghe del cervello, aveva spostato gli equilibri". 
A questo punto il racconto prende un ritmo accelerato e una vera e propria frenesia tutta finalizzata a risolvere il mistero di quella scomparsa. Ma è una vera scomparsa? 
Allora che c'entra l'amica dello scomparso, Giada, incontrata dal protagonista al Circolino sulla base di una dritta di uno del gruppo dei "disadattati"? Ancora di più, che gioco intende giocare il padre dello scomparso, da qualcuno dipinto come affranto per la scomparsa del figlio e da altri indicato come il vero tiranno, lui legato tramite il fratello, addirittura alla mafia? 
Naturalmente un abilissimo padrone delle trame complesse come Mirko, fino a mettere a repentaglio la vita familiare del protagonista ossessionato dalla inattesa scomparsa, non si accontenta della storia per così dire principale. 
Finirà così, in pochi capitoli che inframezzano il racconto, per mettere in risalto un passato oscuro e di grande sofferenza che, nel finale, si trasforma in un vero e proprio colpo di scena "degno dei più grandi maestri del noir", come giustamente fa notare Andrea Gamannossi nella breve ed efficace postfazione. 
Senza niente togliere all'indiscussa originalità della prosa di Mirko, a me l'insieme degli elementi che ho rilevato, hanno fatto venire in mente alcuni dei più riusciti racconti di Stephen King, che al tema dell'ossessione ha dedicato capolavori come Shining o Misery non deve morire. 
Naturalmente sarebbero molti gli ulteriori meriti di Mirko Tondi, a cominciare dalla sua capacità di mettere in relazione il pensiero del proprio protagonista con le opere di alcuni tra i maggiori scrittori del nostro tempo. Impagabile la citazione di un passo di Milan Kundera, a proposito della grande sofferenza del suo protagonista per scegliere la strada da imboccare per liberarsi dalla sua ossessione. "L'uomo vive ogni cosa subito per la prima volta... come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita, se la prima volta è già la vita stessa?" 
Credo basterebbe aggiungere questo ai tanti meriti del libro di Mirko per condividere appieno il parere di Gamannossi: "Mirko Tondi è uno scrittore a tutto tondo con straordinarie capacità che sono certo, prima o poi, verranno giustamente valorizzate".

Renato Campinoti


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