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19 aprile 2023

Ivo Catani, Paolo Dapporto: Aspettando sera

Non è mai troppo tardi, quando la vita si allunga

Va dato atto ai non più giovanissimi scrittori, uno dei quali (Paolo Dapporto) ho più volte incontrato su questo blog e nella vita del Gruppo Scrittori Firenze, di sapersi inserire in maniera egregia in quel filone di analisi e di riflessione sul continuo allungarsi della vita media delle persone ormai sempre più alla ribalta. 
La questione ha assunto negli ultimi decenni una dimensione tale (ormai gli ultra sessantacinquenni sono più di 14 milioni, pari al 24, 1 per cento della popolazione, con più di 4,5 milioni di ultra ottantenni, in continua crescita!) che pone nuovi e inediti interrogativi sia sul piano sociale, economico e sanitario che su quello culturale e, soprattutto, personale. 
Di questo, dell'aspetto personale e degli interrogativi che i protagonisti si pongono continuamente, si occupa l'interessante e agevole libro dei nostri autori, i quali lo fanno dimostrando da subito un'abilità che percorre tutto il libro.
Una scrittura piana, semplice, di tipo, potremmo dire, minimalista, che riesce proprio per questo ad andare dritta al cuore del lettore, soprattutto di quei lettori che sono, come il sottoscritto, della stessa generazione degli scrittori. 
Ma attenzione! Non sono ingenui i nostri autori! La "furbizia" che mettono in atto, almeno così a me è apparsa, è quella di mettere insieme episodi reali, di carattere autobiografico, con passaggi e invenzioni finalizzati a creare patos e ritmo della narrazione che porta a una lettura veloce da cui diventa difficile distaccarsi e che costringe ad andare a vedere come le cose vadano a finire. 
La cosa più geniale, che non so in quale categoria (autobiografica o invenzione) ricada, è quella dell'incontro, dopo quasi cinquant'anni, tra i due amici Francesco e Piero, che dopo la fine della vita lavorativa, si ritrovano nel classico supermercato e sentono il bisogno di riallacciare un rapporto e una narrazione delle rispettive vite. 
Senza togliere niente alla curiosità del lettore, emerge subito un elemento che accomuna molti di noi: nessuna vita è perfetta, per nessuno sono esclusi momenti di sofferenza e la necessità di gestire quello che il destino riserva.
Così è per Francesco, che finirà di fare dell'insegnamento e del rapporto con gli allievi il sostituto di una famiglia che ha finito per non mettere in piedi, così come per Piero il periodo di felicità con l'amata moglie sarà più corto di quello che avrebbe desiderato. 
Tuttavia gli "amici ritrovati", come potremmo chiamare questo bellissimo e profondo racconto di vita, non si arrendono a ciò che la sorte ha loro riservato e si rendono conto, ecco l'altra faccia delle cose che gli autori ci dicono, che dopo il lavoro il periodo di vita che li aspetta può essere ancora lungo e altrettanto interessante. 
Così si trovano a fare i conti con la "malattia" più pericolosa della terza età: la solitudine e il rischio di lasciarsi andare: "l'uomo non è fatto solo per il lavoro... ma senza un lavoro, una occupazione, all'uomo manca qualcosa", pensa Piero, che ne parlerà con Francesco. 
Ma è proprio dal ritrovarsi che scaturisce l'antidoto a tale pericolo: superare le riserve e i dubbi, soprattutto di Piero, e iscriversi alle vacanze per gli anziani che il Comune organizza ogni anno.
In questo caso in una struttura di Marina di Cecina (i nostri, ovviamente, sono fiorentini di Rifredi!). 
La vita di gruppo non è facile anche se entrambi i nostri personaggi troveranno, in forme diverse come diverso è il loro approccio alla vita, momenti di dialogo e di nuove amicizie che porteranno a un epilogo inaspettato il racconto. 
Naturalmente ci sarebbe da dire del racconto (invenzione?) di come l'uno, Piero, vada in cerca nella cittadina di Marina di Cecina di qualcosa che ha lasciato lì da giovane quando frequentava ogni anno quel posto di mare con la famiglia, i genitori in particolare, deceduti anch'essi troppo presto in un incedente stradale.
Mentre l'altro, Francesco, mette alla prova le sue difficoltà di rapporto con l'altro sesso, che gli hanno impedito di formare una famiglia, e allora non disdegna nuove conoscenze. 
Non mancano nella narrazione, riferimenti alle modalità con cui l'anziano di oggi cerca di mantenersi in salute e il suo rapporto con la scienza medica. "Piero soffre di tutte quelle malattie... di cui soffrono quasi tutti gli anziani... in una giornata deve prendere più di dieci pillole. In fondo si considera fortunato che ci siano tutti questi farmaci a disposizione, convinto che senza di loro sarebbe già da tempo ospite di un cimitero, invece che di una casa di vacanze per anziani". 
Come non mancano riferimenti ai valori positivi che entrambi, (Piero agnostico e Francesco impregnato di religione cattolica fino all'idea giovanile di farsi prete poi superata), possiedono e vorrebbero veder praticati da tutti gli uomini. 
Capita così che, di fronte a un violento temporale estivo che mette a rischio la tenuta stessa dei molti alberi, pini in particolare in quella zona, venga loro di pensare che la resistenza degli alberi è dovuta al loro raggrupparsi nelle pinete e che anche gli uomini dovrebbero seguirne l'esempio, facendo squadra tra di loro per sopravvivere ai problemi ambientali. 
Per terminare, si può dire che la vera lezione da trarre da queste bellissime e talvolta struggenti pagine (cito per tutti i ricordi giovanili di Piero di amici ormai scomparsi, presenti nell'ambiente della casa del popolo di Rifredi, vero centro di aggregazione di quel popoloso quartiere fiorentino) è quella che, tanto più oggi che la vita si allunga, vale la pena di ricordarci che ci può essere sempre un'altra opportunità per combattere la solitudine e dare ancora un senso alla vita stessa.

Renato Campinoti

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