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01 aprile 2023

Maila Meini: L'adolescenza molesta

L'amore al centro.

"Povera illusa che spero sempre/e non riesco mai ad amare riamata". Con questa frase con cui Maila conclude la penultima ("mi dicevo") delle tante poesie disseminate in questo volume ci indica la strada maestra su cui ha costruito un racconto di dieci anni (1960/1970) della sua, lunga, tormentata adolescenza.

Ma sarà vero o ancora una volta questa poetessa e scrittrice birichina vuole metterci alla prova? Vuole, insomma, portarci dentro il suo mondo, i suoi sentimenti e poi domandarci se abbiamo capito quale è il vero centro del suo animo?

È l'amore? Sono gli amici? È il babbo e gli altri della famiglia? O è solo lei, con i suoi dubbi, il suo speciale modo di intendere l'amicizia e l'amore? Per darci una risposta, che ci importa eccome, come ci importa lei, nostra amica e maestra, non ci resta che affrontare questa nuova prova di una delle scrittrici (e lettrici) più prolifiche che io conosco. (E ci sarebbe da chiedersi come faccia, al tempo stesso, a tenere a bada ogni giorno ben cinque (!) nipoti e due o tre cagnolini! Ma questa è un'altra storia e prima o poi ce la racconterà, statene certi!).

Per tornare al volume, sappiate che sono ben 423 pagine e che contengono, oltre a molte pagine in prosa, ben 170 poesie, tutte belle, come sempre, alcune delle quali lasciano davvero col fiato in gola: ("Chi sono io che soffro per poco / e mi dispero, giudico, condanno / sparlo e moralizzo? / Chi sono / io se non un'anima qualunque?").

Da dove partire allora, per cercare il centro di questo immenso, stimolante, bellissimo lavoro? Ecco che a pagina 46 troviamo un indizio, una poesia che si intitola Gli amici e che subito vi mette in guardia: "Non state con gli amici. / A volte / sono buoni e tranquilli. / A volte / vi prendono per i capelli... Perciò / vi consiglio: state lontani / da tutti quegli esseri strani." Dunque non sono gli amici al centro della sua ricerca.

Poi a pagina 60 troviamo una frase in prosa: "All'ammirazione che provavo per la ragazza al mio fianco, così sicura di sé nei suoi rapporti con gli altri... si opponeva una forte diffidenza... in passato qualcuno mi aveva offerto un'amicizia che avevo pagato a un prezzo troppo alto." Chi è, allora, la ragazza al suo fianco di cui si fida? No, non è un'amica reale. Maila, scottata dalle amicizie, ha finito per inventarsi un'amica virtuale, una Gemma cui confidare davvero segreti e paure, senza il rischio di essere tradita. A tanto è già arrivata la diffidenza!

Dunque, se non sono gli amici quelli di cui parlare e cercare nella prima adolescenza di Maila, saranno i familiari, sarà il babbo, di cui ci parla a lungo a pagina 54: "Credo ce ne siano pochi di papà come il mio... a lui racconto tutto, tutto ciò che posso, perché mi capisce. Gli affido anche molti segreti che credo le altre non svelino ai loro padri..."

Ma non si fa in tempo a pensare di aver trovato un punto centrale da cui partire che ecco subito dopo che trovate, a caratteri cubitali: PECCATO CHE TUTTO QUESTO NON SIA VERO!, seguito da: "Ho tanto bisogno di qualcuno con cui parlare..."

È normale che una così, nella sua prima adolescenza, finisca per litigare col proprio corpo ("...Una scatola / dotta in cui annaspo e soffoco, chiusa"), per sentire una forte affinità con Leopardi a pag 98 ("Ti leggo e ti penso... Tristezza con te e terrore / di vita io sento...") e per provare solo noia nella vita che conduce (La noia m'offusca, m'affoga / in goccioline torbide di nebbia / appiccicosa / ...Così preferisco i sogni, ancora")

Ed è proprio nel sogno che Maila si rifugia, quando, arrivata con tante speranze al liceo, finirà per trovare anche lì "un mare di noia". Ecco il sogno, la fuga dalla realtà, l'apertura di un quaderno a quadretti "in mezzo alle pagine del libro di storia" e la scrittura del suo primo racconto, Che è poi il trionfo di ciò che finalmente capisce di dover cercare: qualcuno che la sappia apprezzare come la giovane donna che nel frattempo è diventata.

Ci è voluto del tempo, ci siamo comunque deliziati, finora, di una poetessa meravigliosa, ma finalmente ci stiamo arrivando. L'adolescenza molesta cerca l'amore! Comincia col prossimo capitolo, il periodo del "Bagno delfino" e, soprattutto, le prime prove d'amore. Non che non ci siano altre prove e altri interrogativi. Basta andare a pagina 134 (siamo già nel 1966) che arriva l'interrogativo sul rapporto con la fede e con Dio, che Maila non rifiuta, ma non scioglie completamente ("Non so e non prego, ma penso").

E tuttavia il rapporto con l'amore comincia a diventare il vero centro della ricerca delle felicità e, al tempo stesso, delle sofferenze e delle tribolazioni di Maila. Si comincia così col primo, dei tanti petali che sarà costretta a veder cadere uno alla volta.

Il primo è Sergio, che durerà lo spazio di un'estate, che sarà lui a scriverle la lettera d'addio, dopo che lei gli ha detto di non volerlo più per un ritardo nel suo ritorno dall'Isola d'Elba. Ce ne saranno ancora e con tutti c'è qualcosa che non funziona o, come dice lei in una bellissima poesia (Piove): "...una promessa irrisolta svanita".

È in questo periodo che nascono le "finte notizie" che Maila immagina siano raccontate dal giornale locale di Livorno "Il Tirreno", dove si riferisce di incidenti capitati a suoi spasimanti, quando la cattiva sorte del rapporto o la noia che subentra in lei per lo stesso, finiscono per farle desiderare il peggio. È anche questo un modo per non accettare la realtà e rifugiarsi nel sogno e/o nella fantasia.

Poi arriva il vero, unico, grande amore di Maila adolescente: Giovanni. Che arriverà, se ne andrà, ritornerà, anche quando altri rapporti si affacciano e lui resterà l'unico davvero desiderato. Come finirà si può intuire dalle parole delle sue poesie. "Quante volte dovrò fingere con me / stessa di non amarlo ancora?" ("Quante volte"), scriverà in uno dei tanti intermezzi che riempiono la sua vita.

E il bello è che Maila non trascura neppure i grandi avvenimenti di quel periodo. La cosa che colpisce di più di questa fase è il disinteresse sostanziale con cui lei vive quello che per tutti quelli della sua generazione è rimasto un timbro indelebile: il '68. Per lei, tutta presa dai suoi sentimenti interiori e dalla sua incapacità di vivere appieno i suoi sentimenti, quelle vicende rappresentano poco più che un intermezzo, dopo il quale bisognerà, come succede, rimettersi a studiare per ottenere i risultati attesi.

L'unica poesia, a me sembra, che rispecchia i sentimenti del periodo, scritta tuttavia due anni prima, nel 1966, è "Tre stadi": "I vecchi sono grigi, grigiore / di vita appassita... Noi, giovani / di oggi, in numerose file, bruciati / fuori, siamo, dentro, verdi... di bile", dove si avverte quel sentimento di lotta contro tutto ciò che è il passato e dove si esprime, in massimo grado, la rabbia verso le vecchie generazioni per il mondo che hanno loro lasciato.

Naturalmente non poteva mancare, al centro di molte sue poesie, il riferimento al suo mare. È così a pagina 203 dove con "sereno", invoca il mare perché le porti "il sorriso di un dolce avvenire". C'è ancora il mare in quella che io giudico, questa volta, la più bella e completa delle sue liriche (La vita): "Non so cos'è la vita che mi chiama... Forse vita è solo l'illusione / non il ricordo... forse ancora la vita mia / è l'inganno, la brama di capire il mare e nel mare il cielo...".

Ancora il mare al centro dei suoi sentimenti quando aspetterà invano una parola dal suo amato ("Il mare"): "Soltanto il mare... è un deserto, un luccichio confuso... un sentimento che è il rimpianto / di ore mai vissute ma perdute / ugualmente in un mare... di silenzio". La storia di questa adolescenza comporterà ancora dei capitoli, ma tutto ruota intorno al tema dell'amore.

Sarà ancora Maila a confessarlo a se stesa e a tutti noi a pagina 194 quando ci dice, chiaro e tondo: "Avevo un gran bisogno di essere amata, di qualcuno che mi restasse accanto per sempre". Dunque sono i sentimenti, anzi è l'amore al centro di tutto questo grande, coraggioso lavoro che Maila ha compiuto, ancora una volta, su se stessa?

Del resto ce lo aveva detto già prima, nella dedica di questo libro a Henry Miller "C'è solo una grande avventura, / ed è al di dentro, verso l'io...". Si, è vero, al centro della sua "Adolescenza molesta" Maila ha messo l'amore, quello imperfetto, quello mancato, quello cercato e mai trovato.

Ma io la conosco e stimo troppo questa meravigliosa poetessa per non sapere che come reale obbiettivo, ancora una volta, del suo grande lavoro di scavo, fatto attraverso la poesia, lo strumento che sa utilizzare in sommo grado, c'è la cosa che sa fare meglio di tutti noi: ci insegna a scrivere e, con la scrittura, a migliorarci e a trovare dentro di noi i migliori sentimenti di cui c'è più che mai bisogno nel brutto momento che ci tocca di vivere.

L'ho capito quando, alla fine, ha scritto: "Ho cominciato a insegnare e questo mi ha salvato la vita".

La vita, professoressa, l'hai sicuramente cambiata anche a me con il tuo insegnamento e le tue poesie. E oggi, di fronte a quello che mi pare il tuo capolavoro (fino al prossimo?), non posso che ringraziare il destino di averti potuta incontrare.

Renato Campinoti

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