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05 aprile 2023

Emmanuel Carrère: La settimana bianca

                                             Un noir che rasenta la perfezione

Si tratta sicuramente di un libro straordinario, uno di quelli che capita di rado di leggere. Ha ragione Carrère a dire, come ha fatto in un'intervista di tanto tempo fa "ero solo, in una casetta in Bretagna, davanti al computer, e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato".
Si tratta infatti di un racconto che riesce a suscitare, dopo una iniziale presentazione, momenti di ansia e paura che si susseguono durante tutto il racconto. 
È lui, il piccolo Nicolas, vittima di un padre che non si fida di niente e di nessuno e che vuole accompagnare con la sua auto il ragazzino di sette anni alla settimana bianca, isolandolo così dagli altri ragazzi arrivati tutti insieme in pullman, che alimenta continuamente l'ansia e la paura. 
Si tratta, infatti, di un ragazzino che è vittima di una famiglia ai limiti dell'impossibile. Il padre fuori per lavoro, a vendere medicinali e chissà cosa altro, è lontano dalla famiglia per lunghi periodi. La mamma, pronta ad accontentarsi di un marito del genere e priva, a quanto sembra, di autonomia neppure nel rapporto col bambino.
Così, rimasto senza lo zaino dimenticato nel bagagliaio dell'auto del padre, Nicolas, introverso di suo e in preda a tante insicurezze, ricorre al suo punto di forza, la lettura di libri in quantità industriale, anche di quelli zeppi di racconti paurosi, per costruire continuamente situazioni al limite della follia e del pauroso. 
Sarà così che, dalle sue fantasie e dai suoi rapporti con un tipo poco raccomandabile, ai limiti della devianza anche sessuale, come Hodkann, che si svilupperà la trama del vero e proprio noir quando un bambino, Renè, scompare e viene trovato morto, brutalmente ucciso. 
Saranno, guarda caso, le fantasie e le invenzioni che Nicolas ricaverà dalle sue letture e dai castelli in aria che su di esse ha costruito, che finiranno per essere la vera traccia per trovare la soluzione della vicenda. 
Che sarà così sconvolgente che, anni dopo, metterà ancora alla prova i differenti caratteri e la saldezza di mente sia di Nicolas, il più forte anche culturalmente, che di Hodkann, privo di un retroterra culturale per affrontare la vita. 
Naturalmente il libro ci presenta anche altri personaggi che agiranno da catalizzatori dell'attenzione di Nicolas e, si presume, influenzeranno lo stesso sviluppo del ragazzino. 
Uno per tutti Patrick, il giovane istruttore tuttofare che sa farsi carico dei rapporti con Nicolas anche quando emerge l'enormità della vicenda che riguarda la sua famiglia. Ma neppure lui è capace di dire la verità a Nicolas perché "Nessuno sarebbe stato capace di dire una simile verità a un ragazzino". 
Così anche a Patrick non resta altro da fare che portarci tutti, insieme a Nicolas, a casa dalla madre, senza dirci di preciso cosa è successo. 
È in questo non detto l'aspetto ancora più robusto e spaventoso di questo apparentemente agile libretto. Carrére ha dimostrato con questo libro la forza e l'ingegnosità del suo essere scrittore e non resta che il rimpianto, per uno della sua qualità, di aver abbandonato, dopo "La settimana bianca", la scrittura di fantasia per dedicarsi, in modo egregio, a raccontare vicende e personaggi reali.

Renato Campinoti

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