Ci porta certamente molte belle novità, questo romanzo inaspettato e tanto gradito di De Giovanni. Anzitutto il fatto che, smentendo se stesso, abbia ripreso a parlarci del commissario Ricciardi, venendo finalmente incontro ai desiderata di tantissimi suoi lettori.
Lo fa mostrandolo in una veste inaspettata. Certamente senza tradire i suoi tratti caratteristici, di riservatezza e di scarsa socialità, acuiti dalla perdita, ormai da cinque anni, dell’amata moglie morta di parto. Ma, ecco una novità: alle prese con la funzione di padre costretto a fare i conti con Marta, una bambina speciale che lo costringe a uscire dal suo riserbo e a pensare al futuro della figlia e della necessità di protezione che necessariamente deve esercitare.
Altrettanto nuovo è il rilievo che assume in questa avventura la figura di Maione e dei suoi casi familiari che mettono ancora più in risalto sia la figura del brigadiere che quella della moglie Lucia. Inarrivabile una scena di lei che, per spingerlo ad agire in una vicenda familiare, lo sottopone a una insuperabile ramanzina. Dopo di che Maione, da par suo, farà le cose in maniera tale da meritarsi un “che uomo che ho sposato”, da parte di una moglie meravigliata della reazione del brigadiere.
Potremmo dire che anche il rapporto di amicizia di Ricciardi col dottor Modo è messo in questo romanzo a dura prova e, al tempo stesso, si fortifica. Istruttivo e di grande spessore il colloquio tra i due quando il dottore mette a parte il commissario di certe sue attività contro il fascismo e le preoccupazioni che la cosa suscita in Ricciardi.
È proprio il fascismo ancora di più il protagonista del romanzo, con i suoi approdi alle leggi razziali, (siamo nel 1939!) e all'intolleranza drammatica contro ogni "diverso", zingaro od omosessuale che sia, anche se iscritto al partito di Mussolini.
Si stanno ormai chiudendo definitivamente infimi spazi per azioni anche minimamente di critica al regime, mentre sullo sfondo si allunga l'ombra dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco del nazismo.
In tutto questo, Ricciardi continua a guardare, per risolvere il caso di due giovani innamorati barbaramente uccisi nel nascosto "caminito", alla povera gente e a quell'umanità alla ricerca di scorciatoie pericolose per uscire dal degrado e dal rischio di miseria.
Un posto importante nel romanzo, De Giovanni lo assegna anche alla contessa Bianca, che, ancora innamorata del commissario, è felice di svolgere il ruolo di collaboratrice per crescere adeguatamente la figlia di Ricciardi. Di grande impatto emotivo, da questo punto di vista, l'invettiva della marchesa verso il commissario, quando questi sembra non capire l'importanza che per lei assume il ruolo di tutrice della meravigliosa figlia, rimasta orfana di madre.
Da sottolineare, infine, come molte delle vicende e delle situazioni dei personaggi del libro, rimangano in sospeso. È così per il dottore e le sue attività antifasciste. È così per la contessa e per il suo rapporto con Ricciardi. È così per Livia, fuggita in Argentina e tuttavia con la testa rivolta al, suo passato. È cosi per le vicende che attengono ai drammatici sviluppi dell'Italia fascista.
Insomma, questa volta De Giovanni non potrà aspettare molto per dare corso al prossimo romanzo del commissario Ricciardi. Certamente non può permettersi di aspettare i cinque anni che si è preso per far uscire Caminito.
Renato Campinoti
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