Un noir che ci parla della parte peggiore di Milano e non solo.
Non è certamente un libro da leggersi un poco per volta. Forse, con una maggiore attenzione al lettore, cento pagine in meno delle quasi 600 ci potevano stare.
Non che ci siano vuoti o cadute di tensione. Anzi, la qualità di questo nuovo autore, alla sua seconda prova narrativa, sta proprio nella capacità di dare un ritmo e un continuo susseguirsi degli avvenimenti che "costringono" il lettore a interrompere molto, ma molto malvolentieri la lettura di questo ben congegnato e ben riuscito romanzo noir.
Ho fatto riferimento alla lunghezza perché, pur considerandomi un lettore forte, ho piena coscienza di quanto grande sia il distacco tra ciò che si scrive (molto) e ciò che si legge in questo Paese. Niente da dire per gli scrittori e i loro desideri di lunghezza (o di scrittura di "flusso", come si dice in gergo tecnico). Basta sapere che il campo dei lettori è sicuramente più basso degli stessi volumi venduti.
Ciò detto, devo dare atto a Cerone di avere costruito un mosaico di personaggi, la squadra dell'UACV (Unità di Analisi del Crimine Violento) presente a Roma e nelle maggiori metropoli, tra cui, appunto Milano dove agisce il Commissario Mario Mandelli, coadiuvato dall'Ispettore Antonio Casalegno e da una squadra dove spiccano alcune donne tra queste Caterina Dei Cas, alta e decisa a conquistarsi un posto in squadra, appena arrivata dalla Sicilia e che farà coppia con Casalegno, Marica Ambrosio, ex giavellottista, di grande fisico e di altrettanto grande acume e coraggio, come pure Gabriella Donati sempre al centro dell'azione.
Quando, in una lussuosa villa alle porte di Milano, viene trovato ucciso brutalmente un collezionista ricchissimo e solitario della Milano bene. addirittura letteralmente inchiodato alla sua libreria, la squadra dell'UAVC non può non entrare in azione e anche il commissario Mandelli, che aveva preso una breve sosta di studio all'Università, non può fare a meno di rientrare in servizio.
Ė lui del resto, il capo indiscusso, non solo e non tanto per il grado, ma per le sue forti doti di acume investigativo e di grande spessore umano. A questo proposito è emblematica la pagina in cui Mandelli, giunti in luogo particolare di Milano, nel quartiere dell' Ortica (quello cantato anche da Jannacci, per intenderci) l'autore immagina di far trovare il commissario insieme alla nuova arrivata, la Dei Cas, di fronte al murales detto "della legalità" che "raffigura persone che hanno sacrificato la vita in difesa dei principi della giustizia". Mario prende la Dei Cas sottobraccio e le racconta brevemente la storia di alcuni di loro... le parla di Giorgio Ambrosoli, di Mauro Brutto, di Lea Garofolo. Quando rievoca la vicenda straziante della donna della donna che aveva testimoniato contro la 'ndrangheta ed era stata uccisa dall'ex compagno e il cui corpo era stato dato alle fiamme in un quartiere di Monza, la Dei Cas ha le lacrime agli occhi".
Altro tratto particolare del commissario è il profondo legame tra lui e la moglie Isa la quale, non solo non si lamenta della vitaccia che il marito è costretto a fare, nonostante i quasi 60 anni, quando è in corso un caso particolarmente pesante, ma finisce per essere una acuta osservatrice e, talvolta, suggeritrice per l'attività del marito. Bello, commovente, senza essere melenso il racconto dell'abbraccio tra i due coniugi dopo un impossibile sospetto di lei per una telefonata femminile apparentemente equivoca.
Di tutt'altra pasta Casalegno, sempre perso alla ricerca della donna del cuore e che ne vedrà sfuggire più d'una, meritandosi poi la nomea di sciupa femmine. In realtà, e ce lo fa capire benissimo Cerone, sono le donne che talvolta pretendono da lui qualcosa in più, in stima e affetto, che è difficile per lui esprimere.
In realtà fra i due, Mandelli e Casalegno, c'è un'intesa anche umana fino a sentirsi, pur negandolo entrambi, l'uno padre del figlio che non ha avuto e l'altro figlio di un uomo che stima moltissimo.
La vicenda dell'assassinio, come spesso succede, si raddoppia e comincia a porre grossi interrogativi sul marciume presente nelle alte sfere professionali della città. A ciò si aggiungono vicende di giovani bene che, pur di far soldi, finiscono per lambire la malavita, quella vera che si chiami mafia o 'ndrangheta, mostrando, anche ai più scettici, quanta diffusione abbiano ormai queste impunite realtà criminali le quali, lungi dall'essere confinate in Sicilia, si sono diffuse soprattutto nelle aree più ricche del nostro Paese, andando ben oltre i capi storici catturati negli ultimi anni e nelle ultime settimane.
Senza andare più avanti nella trama del giallo o noir che dir si voglia, non si può fare a meno di apprezzare le qualità, anche professionali, dell'autore che, insieme a un ritmo incalzante a i profili umani e professionali di grande risalto, ci porta dentro l'attività investigativa, con tutto ciò che comporta in termini di autopsie, di chimica degli elementi, di uso ormai intenso e raffinato delle competenze digitali e quant'altro, aiutandoci a entrarci dentro con grande attenzione agli aspetti tecnici di tali attività, senza gli strafalcioni o le superficialità in cui capita di imbattersi.
Al termine della lunga cavalcata in cui Cerone ci ha condotto, si rimane a pensare a ciò che ci ha raccontato. Si è trattato, talvolta, di cose crude e crudeli come non vorremmo incontrare mai. E tuttavia non abbiamo l'impressione di aver letto qualcosa di fantastico o inverosimile. Semmai, come dirà Mandelli alla sua squadra, c'è da chiedersi come mai solo qualche pugno di uomini, orgogliosi del loro mestiere e delle non facili vittorie sul male di questo mondo, è ancora in campo per combatterlo.
Con amarezza Mandelli (ma potremmo dire Cerone) pretende, da un uomo politico che risulta corrotto e corruttibile (e ora anche ricattabile!), una sola cosa: di non candidarsi, come avrebbe voluto, a sindaco "della mia città", Milano. Una perla in un marciume purtroppo diffuso. "Improvvisamente Mandelli"" conclude il nostro bravissimo autore, promosso anche nella seconda prova, "avverte l'urgenza di tornare a casa, di abbracciare sua moglie e di restare con lei il più a lungo possibile, chiudendo fuori dalla porta tutto lo schifo di questo mondo"
Renato Campinoti
Nessun commento:
Posta un commento