Un testo indispensabile per scrittori di racconti e non solo.
Quando, dopo tante prove di scrittura e di partecipazioni a corsi più o meno professionali di scrittura, ti imbatti in un testo come questo di Carver, viene spontanea la domanda: perché non l'ho letto prima?
Non si tratta di una domanda retorica, come si fa talvolta per elogiare un testo di letteratura uscito da un po' di anni e che ci è particolarmente piaciuto. No! In questo caso la domanda contiene il vero rammarico di chi, come il sottoscritto, che si è fatto prendere dal demone della scrittura, pur in forma dilettantistica, per non aver conosciuto prima le riflessioni, i suggerimenti, le vere e proprie esercitazioni, che Carver propone con questo testo.
"Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore..." Ė questa l'essenza di ciò che ci dice nel primo dei saggi tratti dalle sue lezioni di scrittura creativa.
Nel secondo, parlando del rapporto tra le nostre esperienze personali e ciò che scriviamo ci avverte: "Nessuna delle mie storie è realmente accaduta - non sono un scrittore autobiografico - ma per la maggior parte serbano una rassomiglianza, peraltro vaga, con certe situazioni e occorrenze della vita..."
Già da questi semplici richiami penso si capisca cosa voglio dire quando parlo del rimpianto di non averlo incontrato prima. Naturalmente il testo va avanti con Carver che racconta altre esperienze, come nel caso della partecipazione alle lezioni di John Gardner e di quando, raccontando come si sono svolte le lezioni e gli incontri con lo scrittore, gli ha fatto conoscere praticamente tutti i grandi scrittori americani del periodo. Soprattutto, gli ha insegnato a leggere e rileggere il testo, apportando tutte le volte le correzioni necessarie a farselo meglio apprezzare in rapporto a ciò che si è voluto dire.
In questo senso Carver farà della "riscrittura" un vero e proprio dogma, invitando tutti noi a non accontentarci mai della prima stesura del racconto, neppure quando è già stato pubblicato e provarci sempre a migliorarlo. La vera chiave di successo del metodo di insegnamento di scrittura creativa adottato da Carver è, secondo me, quello di far scaturire il suggerimento sia sul rapporto con le parole, tra queste e la chiarezza con cui esprimere il concetto sulla carta, come pure sulla essenzialità e sinteticità (facendo fuori tutto ciò che non serve!) delle frasi che si usano, non da valutazioni generali astratte, ma dai concreti riferimenti alle proprie esperienze in occasione di lezioni di scrittura impartite o ricevute.
Il bello di questo libro e del metodo adottato dallo scrittore è che Carver non si limita ai saggi, per quanto pregnanti di esperienze reali, ma introduce nel libro vere e proprie sintesi di lezioni nel loro concreto svolgimento. Bellissime le pagine della dialettica tra Carver medesimo e i suoi studenti, con una particolare attenzione, da parte sua, a non sovrapporsi alle domande e alle osservazioni degli studenti medesimi ma avendo cura, lui così attento all'uso delle parole, a suggerire possibili, ulteriori percorsi per migliorare il testo scritto.
Nel libro sono inserite un paio di testimonianze di autori sopravvissuti alla purtroppo breve vita di Carver, dove emergono le qualità di insegnante del nostro autore. E non potevano mancare in un testo del genere, delle vere e proprie esercitazioni, cinquanta esercizi, che, prendendo spunto dalle sue opere, invitano l'allievo a esercitarsi con le tante tematiche presenti nei racconti di Carver.
Insomma, soprattutto per gli amanti in forma dilettantistica, della scrittura, un testo come questo diventa una tappa indispensabile, un'oasi in cui soffermarsi, per provare, poi, a riprendere con qualche attenzione in più, la propria passione di scrittore.
Renato Campinoti
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