Divertente e amaro per chi ama la Sicilia
Particolarmente divertenti e al tempo stesso un pò amari i quattro racconti che Savatteri ci propone con questa nuova pubblicazione. Ancora più interessanti dopo aver visto la serie televisiva su Makari e avere negli occhi la faccia di Saverio Lamanna, di Peppe piccionello e di Suleima, così ben interpretati dagli attori, sapientemente scelti dalla produzione. La qualità principale di Gaetano Savatteri è sicuramente quella di usare forti dosi di ironia, condite con un sapiente richiamo a testi letterari di vario genere, capaci di portarci nello spirito e nei sapori degli angoli più affascinnati della sua Sicilia ( e Makari lo è in dosi massicce), riuscendo al tempo stesso a farci tornare seri e pensosi di fronte a vicende che sono universali, compresi morti e ladrocini, ma che in Sicilia si colorano di uno speciale senso di assurdità. Avviene così nei racconti più "siciliani", come ne "La città perfetta" ambientato in quella assurdità della storia sicialiana che è la cittadina di Gibellina, spazzata via dal terremoto del Belice del 1968 e ricostruita, abbastanza lontano dall'originale, in forme di assurda geometria e abbellita dalle opere di artisti che l'allora sindaco Corrao chiamò da tutta Italia e che finirono per trasformarla in un museo a cielo aperto. Quanto in essa si siano riconosciuti gli abitanti originali e di quante truffe e ruberie siano state oggette le stesse pietre dell'originale città, ce lo racconta in modo magistrale il nostro, bravissimo scrittore. Ma a Saverio Lamanna, Peppe Piccionello e la bellissima Suleima ci affezioniamo anche quando Savatteri li fa "emigrare", colpiti da casuali colpi di fortuna, in brevi vacanze a Praga ("La segreta alchimia") e a Torino ("Tutti i libri del mondo"), per farli ritornare a Maraki dove scompare un bambino ("I colpevoli sono tutti matti"). In ciascuno di questi racconti, messi ovviamente in forma di "giallo", sarà l'abile Lamanna a trovare le soluzioni plausibili, ma saranno tutti e tre a dare la carica giusta e l'equilibrio necessario al "disoccupato di lusso" per connettere i vari indizi necessari alla soluzione delle varie vicende. Particolarmente arguto, in questo senso, il racconto torinese, non fosse altro per lo sfoggio (o sfottò?) che l'autore fa dei molti autori presenti alla Fiera del libro più grande e frequentata d'Italia e dove accade che si parte da un presunto plagio letterario e si finisce per indagare su un giudice che avrebbe emesso una sentenza non proprio giustissima. Un caso di mala giustizia, senza strumenti per risolverlo. Un tema, questo della difficoltà di "fare giustizia" che Savatteri ci ripropone come uno dei motivi che lui, già giornalista di inchiesta, insegue da tempo nella sua Sicilia e in Italia. Nel racconto sulla scomparasa del bambino a Makari, l'autore solleva un problema di notevole spessore anche morale, vale a dire che solo chi porta con sè dei sensi di colpa, ai limiti della follia, è capace di attribuirsi delitti che magari non ha commesso, come una sorta di espiazione dei propri "peccati". Del racconto di Praga, colpiscono, ancora una volta, il ruolo di Peppe, capace di trascinare, come sempre, l'amico Lamanna in vicende grandi, in ambienti, come in questo caso, che si fanno ammirare per il carico di storia e per il fascino dei luoghi. Resta da dire del tormentato rapporto di Saverio Lamanna col proprio padre, il quale, immancabilmente, telefona al figlio per contraddire il valore delle sue scritture come dei risultati delle sue indagini. Una sorta di alter ego capace di riportare con i piedi per terra (come del resto fa la stessa Suleima) un personaggio di per sé portato all'egocentrismo. Insomma, ancora una volta Savatteri ci fa divertire e anche ridere talvolta a crepapelle ("Non va letto prima di addormentarsi perchè fa perdere il sonno con le risate"! ha detto qualcuno del suo pubblico) portandoci in una Sicilia dove avvengono le cose come in ogni altra parte d'Italia e dove è possibile, finalmente, risolvere anche i più intricati dei misteri. Dirlo come fa lui, con forti dosi di ironia e con una scrittura tuttavia fluente e affascinante, è il segno di un livello alto di letteratura, capace di affascinare, giustamente, un numero crescente di lettori.
Renato Campinoti
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