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20 novembre 2022

Cristina Cassar Scalia: L'uomo del porto

La Sicilia com'è, con e senza la Mafia

Ancora una volta Cristina Cassar Scalia ci dimostra, con questo bellissimo e affascinante libro, come il genere giallo sia bello per la suspense che sa creare, contribuendo in alcuni passaggi a rendere addirittura frenetico il ritmo (e il lettore con esso) e, allo stesso tempo, si dimostra un'arma letale per scoprire i pregi e difetti delle persone e delle realtà dove vivono. 
Nella migliore tradizione di Simenon, si potrebbe dire! In questo, che a me è sembrato il più completo, l'intreccio tra le vicende del professore Vincenzo La Barbera trovato morto ammazzato in uno speciale pub di Catania, le vicissitudini personali di Vanina Guarrasi, vicequestore della squadra mobile di Catania, quelle dei tanti personaggi che le ruotano intorno e, naturalmente, l'ombra dei maggiori criminali del mondo mafioso siciliano, forniscono un quadro completo della realtà siciliana come solo pochi grandi scrittori (che non importa ricordare!) hanno saputo fare. 
In questa occasione, per di più, Vanina è costretta suo malgrado a vivere sotto scorta a causa di una diretta minaccia rivolta dalla mafia palermitana a lei stessa. 
Ecco perché, di fronte al ritrovamento del cadavere del professore La Barbera e alle prime ipotesi che avanzano l'idea che ci potesse essere lo zampino della mafia a causa della lotta del medesimo contro lo spaccio di droga verso i giovani, "Vanina cercò di allontanare l'odore ributtante di criminalità organizzata che iniziava a sentire. La solita ondata di rabbia le serrò lo stomaco". 
La reazione di Vanina è comprensibile, anche alla luce del fatto che i due più importanti uomini della sua vita, il papà poliziotto e l'amore della sua vita, il Procuratore Paolo Malfitano, sono stati, l'uno ucciso dai mafiosi di fronte a lei bambina, l'altro ferito sempre dai mafiosi e salvato in extremis da un intervento armato della stessa Vanina. 
Naturalmente le indagini relative al professore La Barbera prendono, faticosamente, la loro strada e si intrecciano con vicende di una parte della gioventù siciliana (e non solo) che Cristina Cassar Scalia ricostruisce in maniera egregia. 
Si avverte, oltre a una rara qualità di scrittrice e di proprietà di linguaggio, anche nell'uso del dialetto nelle conversazioni (un modo che preferisco rispetto a scelte di altri scrittori siciliani!), una attenzione documentaria alle vicende sia del presente che del passato, che danno maggiore credibilità all'insieme della narrazione. 
Restano da sottolineare due altri aspetti, tra i tanti, di questi libri via via sempre più interessanti che Cassar Scalia ci fa gustare. Anzitutto, la golosità di molti dei personaggi, a cominciare da Vanina per prima, che finisce per mostrarci il meglio della produzione dolciaria dei bar catanesi. Un altro personaggio, solo apparentemente secondario del mondo di Vanina, quella Bettina, proprietaria e confinante dell'abitazione di Vanina a Santo Stefano, che "adotta" in senso alimentare la Guarrasi sempre di fretta e le riempie il frigorifero delle più appetitose specialità culinarie dell'isola delle quali veniamo così, anche noi lettori, a conoscenza.
Infine, sempre tra i personaggi, ancora in evidenza il Commissario Patanè, in pensione da tanti anni (lui ne ha 84!) con il quale, al netto delle più moderne tecniche investigative come l'aggancio delle celle dei telefonini, Vanina condivide un feeling investigativo che li porta a raggiungere insieme, nel senso del contributo alla soluzione dei misteri, il risultato finale!
Devo dire che, più o meno volontariamente, in questo caso la bravissima scrittrice contribuisce a mostrare (anche con confronti diretti con coetanei di Patanè) il valore di un "invecchiamento attivo" dove, come diceva la grandissima Rita Levi Montalcini, "si comincia a invecchiare quando si smette di studiare". 
Insomma, si chiude (malvolentieri) questo bellissimo libro di Cristina Cassar Scalia e si ha la sensazione di essere noi stessi parte di quel mondo di cui ci ha parlato. Aggiungendo così, come fanno i più bravi autori, un altro pezzo di vita a quella che conduciamo quotidianamente.

Renato Campinoti

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