Chi volesse misurare ancora una volta le qualità di Prosperi nel genere dell'Ucronia (e non solo in questa, ovviamente) basterà che legga quest'ultima sua fatica letteraria dove ci fa immaginare la possibilità che, alla fine della terribile seconda guerra mondiale, la comunità internazionale non avesse avuto il coraggio di assegnare quei territori costieri della Palestina ai sopravvissuti della Shoah.
Naturalmente, con un colpo da maestro, Prosperi immagina che l'olocausto non avesse avuto le dimensioni, soprattutto quantitative, che in realtà ebbe. Perché ciò diventasse possibile, lo scrittore si è affidato ad un fatto vero: l'attentato a Hitler del 13 marzo del 1943 sull'aereo che lo riportava a Rastenburg, che non si materializzò effettivamente perché il freddo eccessivo nella stiva dell'aereo, dove era stata collocata la bomba, rese impossibile l'innesco della stessa.
Se in quell'occasione l'attentato si fosse realizzato e fosse cessata la guerra e lo sterminio degli ebrei, i morti tra di loro sarebbero stati tantissimi, circa due milioni, ma forse, ipotizza questo libro, non così tanti da far superare le controindicazioni e le resistenze per l'assegnazione di un territorio, finora occupato dagli arabi palestinesi ai sopravvissuti.
E qui scatta il primo colpo di genio ucronico. "Va ad aprire... Ed è là... che resta per parecchi secondi a fissare se stesso".
Quello che in un romanzo fantasy potrebbe essere un vero e proprio clone dell'uomo che ha aperto, qui, in piena ucronia, si tratta dell'altro se stesso che, in una diversa linea temporale, viene dallo Stato di Israele come si è costituito effettivamente alla fine della guerra mondiale e che è tuttavia preoccupato di atti che potrebbero distruggerne l'habitat con l'uso delle armi atomiche, ormai alla portata degli Stati.
È infatti su questa falsariga, il ricatto degli estremisti ebrei per vedersi assegnato il territorio tuttora controllato dagli inglesi o la distruzione atomica dello stesso territorio con tutte le conseguenze annesse.
Senza andare oltre nello sviluppo di quello che si presta anche a una lettura da romanzo giallo di alto profilo, va detto che, come sua abitudine, la scrittura di Prosperi ci restituisce una profonda conoscenza e documentazione circa la reale storia di Israele e delle vicende che ne hanno caratterizzato sia la nascita che la vita in tutti questi anni, restituendoci tutta la difficoltà, ma anche la determinazione, della vita dello stato ebraico contornato da Stati prevalentemente mussulmani e, soprattutto, che sentirono questa presenza come un vero e proprio sopruso ai loro diritti anche territoriali.
"È una vita dura, sempre al limite. Rischiamo ogni giorno di essere spazzati via dalla faccia della terra. Dormiamo con occhio solo", fa dire Prosperi all'uomo che viene dallo stato di Israele già costituito.
Per scrivere un romanzo come questo non è possibile improvvisare niente, neppure i miti che sono alla base della voglia di riscatto degli ebrei, a cominciare da quelli più estremisti, che faranno della vicenda storica di Masada, la fortezza inespugnabile della Giudea dove, nel 73 dopo Cristo, più di mille ebrei Zeloti si suicidarono per non cadere nelle mani dei Romani, il loro riferimento per la conquista dello Stato ebraico.
Da qui al ricatto atomico il passo è breve. Di Israele e della conoscenza della sua storia Prosperi ci dà più di una dimostrazione, come quando fa dire all'uomo del Mossad: "Noi un mitra fantastico ce lo siamo prodotto da soli. Si chiama Uzi e lo ha disegnato nel 1947 un capitano dell'Haganah (la forza di difesa di Israele fino al 1948) di nome Uziel Gal...."
Ma Prosperi, che pure evidenzia più volte la continua difficoltà per Israele a trovare una convivenza tranquilla in quella regione, non si fa tuttavia prendere la mano da una difesa a senso unico dei diritti di Israele, dimostrando un grande senso di equilibri nella valutazione di una delle vicende più controverse della nostra storia recente.
A questo riguardo basta citare la storia, ripresa e raccontata nel libro, degli accordi di Oslo che Rabin aveva realizzato con l'OLP di Arafat e che prevedevano la nascita dei due Stati, compreso quello palestinese, mandati a monte dagli estremisti ebrei che uccideranno Rabin (premio Nobel per la Pace) e porteranno il Likud al potere, che rinnegherà quegli accordi, lasciando i Palestinesi senza uno Stato. Alla fine, il libro va letto tutto e tutto d'un fiato perché è anche un omaggio alla necessaria ragionevolezza e amore per l'umanità senza le quali il rischio di distruzione del genere umano è sempre presente.
Scritto prima, presumo, della terribile guerra scatenata da Putin contro l'Ucraina, non potrebbe esserci niente di più attuale e necessario per la riflessione di tutti noi circa i rischi mortali che le guerre e i potenziali atomici in mano a menti scellerate, possono rappresentare. Anche di questo ammonimento, dunque, dobbiamo essere grati a Pierfrancesco Prosperi.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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