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28 settembre 2022

Joe R. Landsdale: Moon Lake

Dove la guerra di secessione non ha mai vinto davvero

Un altro romanzo robusto e irriverente di Landslade, che ritorna sugli aspetti più crudi e, purtroppo, veritieri, di quell'America razzista e violenta che trova, nel suo Stato, il Texas, uno dei centri di coltura più attivi e che si riproducono nel tempo. 
Ora siamo alla fine degli anni '70 del secolo scorso, un po' più avanti di altri suoi capolavori, ma la musica non cambia. Verrebbe da chiedersi quando arriverà il capolavoro sui giorni nostri? 
Mi viene da pensare che il bravissimo scrittore texano, consapevole della forza e della veridicità della sua narrazione, tenda a retrodatare le sue storie per aprirci gli occhi sulla realtà americana, senza tuttavia incappare nell'antipatico dito puntato su qualche personaggio troppo contemporaneo. 
Eppure le cronache di questi anni, a cominciare dall'apparente folcloristica gentaglia al seguito di Trump all'assalto delle istituzioni americane, fanno venire in superficie una ben ampia e profonda "acqua nera" sotto la quale ci sarebbero storie altrettanto e forse più violente di quelle che ci vengono narrate anche in questo libro. 
Tocca così ad Hap e Leonard, per conto di Landsdale, farci fare qualche viaggio nell'attualità. Sono loro che, sotto un'apparente narrazione paradossale, si incaricano di mettere in evidenza il "male" che si annida nell'America di oggi. 
Per tornare a Moon Lake, basterà dire che il giovane cui tocca in sorte di venire catapultato dal padre nelle acque di questo lago a ridosso di una piccola cittadina del Texas, riuscirà a salvarsi grazie a una coetanea con la pelle nera e la cui famiglia, povera ma di assoluta dignità, finirà per diventare la famiglia che il ragazzo ha perso. 
Allevato poi da una zia ricca che gli permette di studiare e diventare uno scrittore, il giovane troverà nella cittadina d'origine "veramente un covo di vipere", come avrà modo di confessare alla giovane Ronnie, la ragazzina che l'ha salvato dalle acque del lago dieci anni prima e che, nel frattempo, è diventata la prima donna di colore con la divisa da poliziotta. 
Strana situazione anche questa in una città, ormai molto sviluppata, dove c'è ancora la statua di Jefferson Davis, l'unico Presidente americano espresso dagli Stati Confederati, e sono in vigore le "leggi Jim Crow" che, in maniera ipocrita, avevano istituito uno status definito "separati ma uguali" per i neri americani per mantenere di fatto la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, sui mezzi di trasporto, nei bagni dei ristoranti ecc. 
Non meraviglia perciò che il giovane Daniel Russel, come si chiama il nostro protagonista, quando, entrando nel nuovo ufficio della polizia locale noti ancora visibile, per quanto ripassata con una mano di vernice, la scritta "posto riservato alle persone di colore" in una parte della sala d'attesta. 
La progressiva emersione del male oscuro che presiede alla vita di quella cittadina sarà ancora più pesante e impressionante dello stesso spirito razzista che aleggia da ogni parte. Il giovane tuttavia è robusto e coraggioso e qualche (pochissimi) amici riesce a farseli e ad avviare così la propria personale lotta contro le forze negative, del resto ben agguerrite. 
Spiccano, tra le figure che lo sorreggono, la signora Chandler, vecchia e malata, che dimostrerà un coraggio e una voglia di lottare (anche contro le angherie subite dal marito ormai deceduto da anni) che saranno determinanti per le iniziative del giovane scrittore. 
Così come Buck Rogers e la giovane poliziotta Ronnie, entrambi consapevoli delle loro debolezze nel contesto in cui vivono ma che non rinunciano a unirsi a Daniel nella sua lotta contro il male. Naturalmente, come è nel suo stile, Landsdale ci consegna una galleria di personaggi che, più forti o più deboli, ci mostrano ancora una volta le tante facce del genere umano, soprattutto quando le vicende non permettono di rifugiarsi al calduccio di posizioni farisee e siamo costretto a decidere da parte stare. 
Si chiude, con un pò di rammarico, anche questo bellissimo libro di uno dei nostri autori preferiti e si torna inevitabilmente al mondo di oggi. E non è un bel vedere. 
Del resto, come ci dice Daniel in chiusura: "Jim Crow, come uno stregone, cavalca ancora il vento nel Texas orientale, specialmente in una città come New Long Lincoln". Per dire, forse, di buona parte della provincia americana. E non solo.

Renato Campinoti

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