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10 agosto 2022

Mario Desiati: Spatriati

Un occhio non scontato sui giovani.

Non credo sia stato facile per i giurati assegnare il Premio Strega 2022. 
Più di uno dei giovani meritava l'attenzione e il risultato. Io, come si vede dalla recensione di circa un mese fa, ero stato particolarmente colpito dal libro di Veronica Raimo, che non a caso ha ottenuto l'assegnazione del premio "giovani". 
Forse sarà stata questa lettura che non mi ha fatto ugualmente entusiasmare per il libro di Mario Desiati. 
Pur riconoscendo, va detto per amore di verità, una forte vena innovativa e una capacità affabulatoria fuori dell'ordinario, il libro non mi pare mantenga in ogni sua parte lo stesso livello e ritmo in grado di tenere adeguatamente viva l'attenzione del lettore. 
Certamente Desiati, con l'invenzione di questo rapporto di attrazione e di competizione tra Francesco e Claudia, nati e cresciuti nello stesso paese del Sud, entrambi accumunati dall'imperfezione dei rapporti familiari, desiderosi, in forme apparentemente opposte, di riscattarsi, l'una con il giro delle principali capitali d'Europa (Londra, Parigi e Berlino), l'altro cercando il successo nell'attività nel paese d'origine, apre una pista non banale all'osservazione dei giovani d'oggi. 
Insoddisfatti entrambi dei primi risultati, finiranno per andare insieme alla scoperta dei loro reali desideri sia in campo affettivo che sessuale.
Non è chiaro se il percorso non semplice cui Desiati costringe i suoi protagonisti, sia quello migliore da desiderare da parte dei giovani meridionali di oggi.
Non si capisce neppure se si tratti davvero di un modo per sfuggire al provincialismo delle loro origini e delle vicissitudini familiari, attraverso l'acquisizione di una sorta di cittadinanza europea.
Non a caso il titolo, Spatriati, vuole indicare più in negativo che in positivo la possibile nuova identità dei protagonisti. 
Identità quanto mai contraddittoria sia sul piano degli interessi culturali, ampiamente citati nel libro, sia su quello della ricerca di reali identità sessuali, anch'esse non chiare e non chiarite nella complessità delle esperienze, sia etero che omosessuali, che entrambi i protagonisti realizzano. 
La logica cui, infine, mi pare possa essere avvicinato il senso di questo pur ricco e meritevole di attenzione romanzo, è quella posta a premessa del racconto stesso con la citazione di una frase di Giacomo Leopardi tratta dallo Zibaldone: "Mai contento, mai nel mio centro". 
Sarebbe come dire, guardando alle nuove generazioni meridionali, ma vorrei dire italiane, del livello di difficoltà cui la crisi morale, prima ancora che economica e culturale, ha frapposto alla capacità di realizzazione di se stessi. Perfino per i giovani che pure una ricerca faticosa e impegnata nel campo europeo hanno cercato di realizzare. 
È, insomma, un libro che non vuole né condannare, né offrire soluzioni. Ma aprire il campo a una riflessione e a un'indagine non banale sui giovani meridionali figli della piccola borghesia contemporanea.

Renato Campinoti

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