"Il complesso delle leggi economiche e sociali era mostruosamente sbilanciato in favore delle cosiddette classi deboli, che così succhiavano ogni energia al paese".
Il lettore mi perdonerà se prendo spunto da una frase che troverà solo verso la fine di questo bellissimo libro di Prosperi, che non ha a caso Urania ha provveduto a riproporre di nuovo.
Ma è proprio da frasi come questa, messa in bocca a uno strano personaggio dall'autore nel lontano 1994, che si evidenzia tutta l'attualità e la qualità di un genere come l'Ucronia.
Prosperi è sicuramente tra i pionieri, non solo in Italia, nella sua versione letteraria migliore, come questa, porta il lettore a godersi l'avventura che gli viene raccontata e, soprattutto, a riflettere sugli accadimenti della porzione di tempo e di mondo che gli è data di vivere.
Sia chiaro, il libro di Prosperi è prima di tutto un eccellente prodotto letterario, che ha una storia e un ritmo in grado di tenere il lettore attaccato alle pagine dalla prima all'ultima.
È proprio così che è accaduto anche a me e, non fosse altro che per questo, lo consiglio vivamente a chi, di questi tempi, può dedicare qualche ore a se stesso e alla scoperta di un altro pezzo di mondo come accade con i migliori romanzi.
Ma di che si tratta? Prosperi ha immaginato che Garibaldi abbia risposto positivamente alla sollecitazione di Lincoln di andare a comandare il grosso delle truppe del Nord che combattevano per l'abolizione della schiavitù nella sanguinosa guerra civile americana negli anni '60 del 1800. E immagina pure che nel 1863, nella decisiva battaglia di Gettysburg, succeda qualcosa che cambia le sorti della guerra e, quindi, del mondo.
Ma non è su Garibaldi che lo scrittore si sofferma, bensì su Andrea Venier, un mite insegnate veneziano cui tocca in sorte di veder capovolgere le certezze perfino della collocazione italiana della sua amata Venezia, rimasta in mani tedesche. Da qui la ricerca, in alcuni passi perfino drammatici, delle ragioni che hanno prodotto un così forte stravolgimento della storia, fino a vedere presenti, tuttora, leggi di stampo schiavistico e razzista nella più grande potenza mondiale, finora simbolo di libertà e di innovazione.
Naturalmente nella trama del racconto Prosperi inserisce abilmente i personaggi, dalla fidanzata poco soddisfatta delle certezze del suo uomo, all'amico sceneggiatore che sceglie di vivere in America, ad altri necessari a comporre un quadro assolutamente coerente con i fatti narrati, fino alla poliziotta affascinata dal nostro eroe, determinante per il disvelamento della vicenda.
Insomma tutto converge verso il fine, o finale, che Prosperi aveva immaginato e che a me appare tuttora, come dicevo, di una sconvolgente attualità.
Siamo infatti tuttora di fronte a una America alle prese con processi legati a veri e propri atti eversivi che ci hanno lasciati a bocca aperta con le immagini dell'invasione di Capitol Hill da parte di una folla di scalmanati. Con una "provincia" tuttora pronta a seguire il peperone di turno che prometta il ritorno ai tempi eroici degli USA.
Può darsi che siano queste impressioni di carattere personale. Ma è proprio per questo, per sapere sollecitare riflessioni e reazioni emotive in ciascuno di noi lettori, che è valido e affascinante un prodotto letterario.
Soprattutto quando ci propone un genere innovativo che, è auspicabile, sia finalmente equiparato a ogni altro filone letterario e quando, come nel caso, c'è dietro uno scrittore di qualità che fa dell'attenzione al particolare e della coerenza del racconto una sua caratteristica e anche una lezione per tanti scrittori dilettanti quali siamo molti di noi.
Anche di questo, oltre che per il bellissimo prodotto letterario, dobbiamo essere grati a Francesco Prosperi.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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