Parte prima
Il caldo era insopportabile, d’altra parte non mi andava di passare tutta la domenica in casa. Non me la sentivo neanche di allontanarmi troppo, visti i rincari dei carburanti. Decisi per un compromesso: sarei andato all’Ikea di Sesto Fiorentino con un buon libro da leggermi davanti a un caffè svedese, sotto l’aria condizionata. In una ventina di minuti ero lì, guidando a velocità folle nelle strade deserte, mentre il termometro dell’auto segnava 39 gradi e l’autoradio trasmetteva un vecchio successo di Michael Jackson. L’Ikea, un pezzo di Svezia sul territorio italiano, mi è sempre piaciuta per quell’aria di ordine nordico e di accoglienza che emana. Temevo di trovarla superaffollata ma per fortuna non fu così; la maggior parte dei fiorentini erano andati al mare o comunque in vacanza da qualche parte, in cerca di sollievo all’estate del caldo record.
Lasciai la Bravo nel parcheggio coperto e presi l’ascensore, quindi salii i gradini di legno che conducono all’area di ristoro. C’era un po’ di coda alla cassa. Quando venne il mio turno chiesi un muffin al cioccolato e una tazza di quel caffè annacquato (ma gratuito per i possessori della carta Ikea Family) che ricorda molto (troppo) il caffè americano. Ero in vena di sperimentare fino in fondo lo stile di vita scandinavo e sentirmi un po’ all’estero. Mi accomodai al tavolino vicino alla grande vetrata, da cui si poteva vedere, in lontananza, l’aeroporto di Peretola, e tirai fuori il mio libro. Lo finii in un’oretta – ero arrivato agli ultimi capitoli – quindi mi alzai e iniziai a gironzolare tra l’esposizione di cucine, camerette, salotti, eccetera. Per precauzione mi misi la mascherina.
Amo viaggiare e amo le lingue. Purtroppo posso viaggiare poco, ma in compenso sono piuttosto bravo con le seconde. Ho una libreria a casa piena di corsi, manuali e dizionari, oltre che di libri in vari idiomi del mondo. Tra le molte lingue che ho studiato c’è anche lo svedese: nessuna sorpresa quindi se all’Ikea mi viene sempre spontaneo prendere dagli scaffali qualche libro e sfogliarlo, così come si farebbe in una libreria. Una volta avevo anche chiesto se si potevano acquistare, quei libri messi sugli scaffali e sui comodini per far figura, ma mi fu risposto che non era possibile. Peccato. Stavo giusto sfogliando un’antologia poetica quando tra le pagine saltarono fuori due cose che non mi aspettavo: una banconota straniera e un biglietto. La banconota era senza dubbio svedese, così come la lingua in cui era scritto il biglietto, su pezzo di carta verde pallido. Erano poche righe, scritte con una calligrafia incerta e frettolosa, tanto da rendermi difficile la traduzione. Quando la terminai restai senza parole, senza sapere cosa fare con quel messaggio venuto da così lontano.
Parte seconda
Mi guardai in giro, come se avessi da nascondere qualcosa. In realtà ero rimasto davvero sbalordito da quello che avevo letto, se la traduzione era davvero fedele, in quel biglietto. In sostanza, per come l’avevo capito io, qualcuno che si spacciava per una sorta di indovino, aveva infilato quella banconota e quel biglietto scritto così frettolosamente, in un’antologia, per di più di poesie (lettura per iniziati, una nicchia di persone insomma!) con la convinzione che qualcuno l’avrebbe trovato, letto e ricevuto il ricco premio che veniva richiamato da quel personaggio (un folle? Un maniaco? O semplicemente qualche mattacchione che era disposto a spendere qualche centinaio di corone svedesi pur di immaginare la beffa di quel coglione che avesse creduto…). Si, perché quello che era scritto, se l’avevo tradotto bene da quel foglietto buttato giù così frettolosamente, parlava di un biglietto che andava comprato con quella banconota in una precisa rivendita di Stoccolma, di cui veniva fornito indirizzo e, addirittura, orario di apertura e chiusura, nel giorno precedente l’estrazione di una famosa lotteria, il cui primo premio era di ben cento milioni di corone svedesi, equivalenti grosso modo a poco meno di dieci milioni di euro. Mi fermai un po’ inebetito da una cifra come quella, che avrebbe risolto sicuramente tutti i miei problemi pratici e mi potrebbe permettere di dedicarmi esclusivamente alla mia vera passione, la lettura e la scrittura. Per non parlare dei viaggi, dello studio degli idiomi e delle lingue. Insomma, mi fermai e guardai con più attenzione le date di scadenza di quella lotteria di cui parlava il biglietto, ripromettendomi di verificare la veridicità di tale iniziativa. Mancava una settimana al termine della vendita dei biglietti e al sorteggio del vincitore. Dovetti mettere su una faccia piuttosto sbigottita, se molti dei clienti che passavano, frettolosi, davanti a me, trovavano il modo di guardare nella mia direzione con un attimo di curiosità. Fortunatamente in quel tempio degli acquisti “vantaggiosi” e su misura, tutti andavano di fretta e pieni di dubbi e interrogativi sulla merce che visionavano. Mi decisi a dare un’occhiata al mio smartphone per un riscontro e trovai che effettivamente quella lotteria si teneva ogni anno in Svezia, era moltissimo seguita dalla gente e scadeva, come diceva il biglietto, fra una settimana precisa.
Quando sono uscito sul piazzale dell’Ikea, la morsa del caldo si è subito fatta sentire. La Bravo, lasciata al sole, mi accolse come una vera fornace. Ci vollero un po’ di chilometri e l’azione dell’aria condizionata perché potessi tornare a concentrarmi su quel biglietto. Era sicuramente opera di un buontempone! Il tempo degli indovini era finita da un po’! Poi mi venne in mente come, in quel Paese pur ordinato e poco religioso, erano diffuse leggende e credenze più di quanto si poteva immaginare. Insomma, se avessi trovato un modo…Fu quando avevo già parcheggiato la macchina e mi accingevo a rientrare in casa ad accendere i miei ventilatori, che mi venne in mente il mio amico Giovanni. Come avevo fatto a non pensarci subito? Quante volte mi parlava degli affari che aveva iniziato a fare con quel “meraviglioso” Paese, come lo definiva lui, dove spediva quegli oggetti artistici in legno, con cui, da bravo artigiano (lo invidiavo un po’ per questo!) modellava le figure più note del nostro Rinascimento, da Donatello a Michelangelo, a Leonardo, sulle quali apponeva la sua firma e la data. A sentire lui, grazie ad una ben orchestrata campagna pubblicitaria sui social, erano oggetti che andavano a ruba in Svezia e da cui ricava un bel po’ di soldini. Naturalmente era necessario recarsi spesso sul posto, cioè a Stoccolma, a far visita ai negozi che erano diventati i suoi punti di forza nelle vendite e che, mensilmente, organizzavano incontri/dimostrazioni con i clienti vecchi e nuovi. Chissà che non parta proprio in questi giorni, mi chiedevo mentre schiacciavo il suo numero sul cellulare. Mi ci volle un bel po’ per fargli capire di cosa parlavo e che cosa avrei voluto da lui. Ma alla fine tutto fu chiaro e, fortuna volle, anche il fatto che di lì a un paio di giorni sarebbe partito per la consueta visita ai punti vendita dei suoi prodotti a Stoccolma.
«Benissimo! Che ne dici se vengo domani da te nel laboratorio e ti porto il biglietto e la banconota?»
«Va bene, non ho niente in contrario. Anche se…ma ne abbiamo già parlato. Io starò in Svezia fino a un paio di giorni dopo l’estrazione. Hai visto mai?» E ci lasciammo con una sonora risata.
Giovanni è rientrato da Stoccolma più di una settimana dopo l’estrazione della lotteria. E’ venuto a trovarmi dicendomi che ha avuto da fare più lavoro di quello che pensava e portandomi la ricevuta di un biglietto che aveva acquistato in un punto vendita diverso da quello che era scritto sul foglio trovato all’Ikea. «Ho fatto tutto come mi avevi detto. Solo che quando mi sono recato ad acquistare il biglietto in quella rivendita che mi avevi detto, la sera prima dell’estrazione secondo la tua raccomandazione…»
«Non la mia, Giovanni, secondo quello che diceva…»
«Si, si quello…insomma, i biglietti erano terminati. Mi sono raccomandato più che potevo se me ne poteva trovare uno. Allora lui mi ha indirizzato in questa altra rivendita dove ho fatto l’acquisto con la banconota che mi avevi consegnato. Purtroppo non è andata come si sperava. Io ho fatto il possibile, credimi. Ma non abbiamo vinto neppure un premio di consolazione»
«Sai mica in quale rivendita era stato acquistato il biglietto vincente?»
Giovanni non mi ha risposto subito. Sembrava avesse bisogno di pensarci. O forse capiva qualcosa che non mi ha detto. Fatto sta che ha farfugliato che non ne aveva la minima idea. Che non aveva controllato una cosa del genere.
Così ci siamo lasciati con meno voglia di scherzare di quando abbiamo parlato la prima volta di questa storia.
Sarà una mia fisima, ma il fatto che Giovanni si sia deciso proprio ora a cambiare macchina e ad allargare il laboratorio con l’acquisto di un nuovo locale annesso a quello vecchio, non mi fa pensare niente di buono.
Se riesco a racimolare un po’ di soldini, ho deciso che uno di questi giorni faccio un viaggetto a Stoccolma. Male che vada ho visto una città che desidero visitare da tempo. E poi lo svedese lo conosco. In quella rivendita lo capiranno quello che voglio sapere.
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