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22 giugno 2022

Davide Longo: Il caso Bramard

 La risposta del Nord al commissario Montalbano"

Non so, come afferma Alessandro Baricco nella quarta di copertina, se Bramard e Arcadipane siano davvero "la risposta del Nord al commissario Montalbano! Sono l'invenzione del poliziesco piemontardo!". 
Certamente, a cominciare da questo romanzo, rappresentano per me una bella scoperta, sia come personaggi che come trame e atmosfere. Intanto i personaggi.
Corso Bramard ha già trascorso venti anni della sua vita da quando, giovane e brillante commissario di polizia, fu incaricato di occuparsi di un serial killer che finirà per uccidergli la moglie e la figlioletta. Da allora, abbandonata la polizia e sostenendosi solo con alcune ore di insegnamento scolastico, si ritirerà in una vita fatta di solitudine e scalate notturne sulle sue montagne. 
Ma la lotta al serial killer, che con la firma di Autunnale continuerà a tormentarlo con periodiche lettere, non cesserà neppure per un momento. 
E qui entra in ballo l'altro personaggio, il commissario Arcadipane, già vice di Bramard e che ne ha preso il posto al suo ritiro. 
Bellissimo il rapporto tra i due, apparentemente conflittuale, in realtà di grande stima e collaborazione, che permetterà comunque a Bramard di assumere le informazioni necessarie a proseguire la ricerca della vera identità di Autunnale. Non meno particolare la fisionomia del personaggio di Isa Mancini, particolare e spigolosa agente di polizia che coadiuverà, a modo suo, Corso nelle indagini informali. 
Ci sarebbe da dire di altri due personaggi, l'uno una donna, Elena, di origini dell'est Europa, sposata con un mascalzone che l'abbandona al suo destino, e verso la quale Bramard sembra nutrire un sentimento più intenso dell'amicizia. 
L'altro personaggio da citare è Cesare, il titolare della trattoria dove si reca Corso, anch'egli di poche parole e anche lui colpito dalla morte della moglie e forse anche per questo "intelligente e di cuore, ma non è fatto per le persone". 
L'altro aspetto rilevante è rappresentato dai paesaggi che si alternano continuamente e che, però, sono sempre lo stesso paesaggio delle Alpi, dei fiumi, delle nebbie, della pioggia della zona piemontese e di Torino.Qui davvero si marca tutta la differenza con le atmosfere solari e con la calura dei romanzi di Montalbano e, al tempo stesso, l'affinità per le analogie vuoi dei paesaggi che dei personaggi che all'interno dei due diversi romanzi si riscontrano. Una specie di copiarsi al contrario, insomma!.
E poi ci sono, nel romanzo di Davide Longo, le tante trame che, insieme a quella principale della caccia tra Bramard e Autunalle, si rincorrono e tengono alto e appassionato il ritmo del romanzo. 
Si va così dall'attesa degli sviluppi del rapporto tra Corso e la bella e scontrosa Elena, alle vicende personali del commissario, alla particolare conclusione che il pur lieve errore di Autunalle induce nella trama della caccia di Bramard verso colui che gli ha stravolto l'esistenza ma non la sua intelligenza investigativa. 
Si giunge così a un esito non scontato della vicenda principale, come accade spesso con gli scrittori di razza, e si corre, come mi è capitato, a cercare il prossimo libro della sa di Bramard e Arcadipane. 
Come consiglio a tutti di fare.

Renato Campinoti

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