Per un certo numero di pagine di questo notevolissimo giallo di Vincenzo Maria Sacco, ci si fa la convinzione che sia stata la grande Agatha Christie a ispirarne l'ambientazione: la campagna inglese più distante dalle metropoli, la stessa, improvvisa, apparizione di efferati delitti apparentemente inspiegabili.
Anche lo stile asciutto ed essenziale della scrittura del nostro autore rafforzano in noi lettori questa convinzione. Del resto Vincenzo ci ha già abituato, con le belle prove che precedono questo suo terzo (per restare solo al genere) romanzo giallo ad immedesimarsi e farci immedesimare con gli ambienti in cui si svolgono le vicende cui ci fa appassionare.
Andiamo così avanti per un bel pò e cominciamo a fare delle congetture sugli strani, crudeli, omicidi che ci vengono narrati, quando, ad un certo punto, succede che viene fuori un'altra, possibile ragione che ha spinto l'autore ad ambientare nel Devonshire le vicende di cui ci racconta.
Che sbadato! mi viene da dire. Eppure un indizio Vincenzo l'aveva messo già nel titolo! "Ballata di morte...". E allora ci ricordiamo che Vincenzo Maria Sacco è uomo dalle molteplici risorse e dalle tante pratiche artistiche: per esempio la musica! Che Vincenzo pratica da più di trenta anni con un gruppo di amici che hanno dato vita ai Palket Band (spero di scrivere giusto!) e che periodicamente allietano, con brani soprattutto Rock, anche i sodalizi culturali di cui fanno parte.
Perché, tra parentesi, Il nostro autore è anche un ottimo operatore culturale attivo sia a Firenze che a Livorno, per quello che ne sappiamo.
Tornando così al giallo, scopriamo, senza niente togliere alla suspence, che conta molto il ricordo di autori del genere da lui amato, attivi nel periodo della sua "formazione", molto legati a quelle terre e alle tradizioni celtiche i cui echi sono tuttora presenti, che ci aiutano, in questo caso, a sciogliere alcuni dei misteri legati alla trama del libro.
C'è bisogno tuttavia degli indovinatissimi personaggi che animano il racconto, dall'investigatore privato Robert McDonald (cognome che si presta a qualche ironia in quella parte di mondo), alla fidanzata Catherine Wood, che si adatta malvolentieri alle curiosità investigative del suo uomo, al maturo e tuttora attivissimo ispettore di polizia Lewis Gordon (e anche qualche esperto del luogo!) che sanno riconoscere le reciproche competenze per metterle a frutto al fine di catturare, come nei più azzeccati noir, all'ultimo istante, gli assassini in procinto di compiere l'ennesima esecuzione.
Magistrale, al fine di non rompere il ritmo dei colpi di scena che animano la parte finale del giallo, il classico riassunto delle vicende, compresa la spiegazione sulla concatenazione di molti avvenimenti, che Vincenzo utilizza come un navigato autore di genere, che qualcuno ha accostato perfino al grande Arthur Conan Doyle.
Non ci resta che augurarci di vedere presto un altro parto della sua prolifica e fantasiosa vena di scrittore. Senza che questo lo distolga troppo, dico io, dal prezioso e apprezzato impegno di volontario che sta contribuendo (ecco un'altra risorsa di Sacco!) a sviluppare la cultura digitale soprattutto nelle generazioni toscane più mature, per evitare il rischio di una loro emarginazione nel mondo che ci aspetta.
Un altro motivo per dire grazie a Vincenzo Maria Sacco.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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