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16 marzo 2022

Renato Campinoti: In attesa di giudizio



Fra pochi giorni Cesare Marini uscirà di galera e io sono terrorizzato al solo pensiero di trovarmelo di nuovo per le scale, ogni mattina, come è successo fino al suo arresto.

Mi chiamo Frescobaldi Anselmo, sono di quella famiglia che conoscete, anche se di un ramo, diciamo così, cadetto. Io vivo del mio lavoro, sono uno stimato professionista, un avvocato di quelli che in città vanno per la maggiore. Da alcuni mesi non riesco più a dormire bene perché, nel palazzo vicino al mio, abita questo signore, molto più giovane di me, che ogni giorno che mi incontra sente la necessità di minacciami di morte. E non scherza, badate bene. L’ultima volta si è presentato per le scale armato di un grosso coltello e ha tentato in tutti i modi di aggredirmi. Se non fosse stato per l’uscere, che si è precipitato in mia difesa, beccandosi anche un graffio di striscio, chissà dove sarei. La cosa si è ripetuta più volte finendo per rendermi la vita impossibile. Sono così terrorizzato che ho deciso di assoldare una sorta di guarda del corpo che mi accompagna fino allo studio e mi viene a riprendere quando esco. Per un po’ la cosa ha funzionato, scoraggiando il Marini dal presentarsi di nuovo all’ingresso del mio palazzo. Poi, alcune settimane fa, incurante dei pericoli a cui lui stesso si esponeva, ha avuto la faccia tosta di aspettare che il mio sorvegliante si allontanasse, per inseguirmi su per le scale e ferirmi, fortunatamente in maniera lieve, con una coltellata. Per poi fuggire quando si è reso conto che, richiamato dalle mie urla, il sorvegliante stava accorrendo in mio soccorso.

Quella volta non ho potuto più soprassedere e ho fatto regolare denuncia che, con rito abbreviato, si è trasformata nel fermo giudiziario del Marini il quale, incensurato, fatti pochi mesi, tornerà di nuovo libero.

Io lo so che tornerà alla carica e cercherà con ogni mezzo di farmi fuori. Dovrò spendere qualcosa di più e farmi proteggere giorno e notte. Tanto, non sono i soldi che mi mancano. L’ho detto anche al Marini. Se avesse ritirato la denuncia di abuso sessuale verso minore (che poi sarebbe quel bocconcino del suo bambino dodicenne!), lo avrei pure ricoperto d’oro. Io me lo posso permettere. E invece a me, uno dei più valenti avvocati del foro fiorentino, tocca trovarmi nella scomoda posizione di persona in attesa di giudizio. Io lo so che me la posso cavare. Ma lo sa anche Marini, che me l’ha urlato mentre le guardie lo portavano in galera. «Lo so che quelli come te la passano sempre liscia. Ma io non ho paura della galera, brutto pedofilo che non sei altro. Io ti ucciderò con queste mani».

Se non prendo le mie precauzioni, ho paura che potrebbe succedere davvero. Il mondo è dei pazzi!

Renato Campinoti

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