Edith Bruck
Mentre infuria la guerra, per non dimenticare!Gran bel regalo che ci ha fatto Edith Bruch con questo agile e intenso libro, dove, dalla prima all'ultima pagina, ci fa rivivere, con lo stermino nazista degli ebrei, sia la più grande tragedia del nostro tempo e, al tempo stesso, le difficoltà e i tormenti per ritrovare una nuova vita da parte dei sopravvissuti.
E lo fa con una profondità e una semplicità letteraria impareggiabile.
Prima ancora di tutto questo, è struggente il ricordo della madre, apparentemente burbera con il marito e con i figli, in realtà rifugio accogliente per lei, la più piccola di famiglia, tormentata dal nascente, feroce nazismo nella sua Ungheria.
Impareggiabile nella descrizione dei passaggi da un campo di concentramento all'altro nella Germania col nazismo ancora trionfante.
Da brividi nella crudezza della descrizione della barbarie dei lager: "Mamma, mamma, mamma!" ripetevo a Birkenau, dove si camminava sulle ceneri.... La Kapò del blocco mi indicò un punto oltre i numerosi blocchi. "Vedi quel fumo?", "Si", "senti la puzza di carne umana?"..."Tua madre era grassa?", "Un pò"..."Allora è diventata sapone come la mia".
Ma la scena più cruda e drammatica Edith la vive a Bergen Belsen, nel campo maschile, "ricoperto di cadaveri nudi! Alcuni ancora gementi... ci distribuirono due stracci bianchi, li dovevamo attorcigliare sulle caviglie dei morti e trascinarli nel Todzelt, la tenda della morte, dove c'era già una piramide umana. Qualcuno di loro diceva, con l'ultimo sguardo, 'no, no, no'... qualcuno riuscì a dire: 'Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi'"
Ma non si deve credere che la parte più difficile della sua vita cessi con la liberazione dal campo di sterminio da parte delle truppe alleate.
Altrettanto difficile, agli occhi della giovanissima, non ancora maggiorenne Edith, è la vita che le capita di vivere dopo, nei primi anni dell'uscita dal lager.
Con una famiglia, un fratello e una sorella, altrettanto spaesati ma uniti in matrimoni che reggono alla prova della vita reale, lei da sola non riuscirà a trovare un affetto decente per un bel pò di tempo.
Sballottata da una parte all'altra della vecchia patria ungherese, da sola, è impressionante la descrizione di quella specie di primo amore che la possiede e non le concede un minimo di tenerezza.
Altrettanto difficile la vita che cerca nella nuova patria di Israele.
Di particolare interesse la descrizione dei primi, difficili momenti della nascita di questa realtà nazionale fatta di tanti idiomi, caratteri, nazionalità diverse. che la porteranno a riflettere di come prima, sparsi per l'Europa erano tutti Ebrei e ora, nella loro patria, si dividevano in ungheresi, russi, polacchi ecc.
E sono tante le delusioni cui va incontro la Bruck, compresa una brutta esperienza con un giovane marito violento, che la porteranno a fuggire da Israele e a giungere, dopo varie peripezie, in Grecia, in Turchia e in Svizzera e quindi in Italia, prima a Napoli e poi, finalmente a Roma dove incontra, con Nelo Risi, l'amore e la sicurezza che la condurranno a una intensissima vita culturale e sociale.
Si chiude questo bel libro convinti di aver appreso qualcosa di nuovo su tragedie e vicende di vita di cui si credeva di aver letto e saputo tutto quello che c'era da sapere.
Ed è davvero gran merito di Edith Bruck averci ancora una volta impressionato con tali vicende, mentre ci tocca di nuovo vivere la tragedia della guerra scatenata in Ucraina dalla mania di potenza di un moderno tiranno, pieno di potere e di risorse energetiche.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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