Il racconto per migliorare la propria esistenza
Piacevole e rivelatore, questo libro di racconti di Antonella Cipriani. Piacevole perché è scritto bene, scorrevole e senza fronzoli, facendoci conoscere una scrittrice che va ben oltre l'esperienza drammatica del naufragio della Costa Concordia, l'argomento del suo primo libro.
Questa raccolta ci rivela, anzitutto, che Antonella ha ormai acquisito la consapevolezza di un ruolo della scrittura come uno strumento prezioso per affrontare al meglio i problemi che, altrimenti, rischiano di peggiorare la nostra esistenza. E stando attenti a leggere questi racconti, salvo qualcuno, come una sorta di continuità con le esperienze narrate nel libro precedente.
Insomma, non è l'autobiografia, (salvo casi sporadici) la cifra della scrittura della nostra autrice. Non lo è certamente nel senso letterario del termine, del racconto di fatti e avvenimenti realmente accaduti. Già si avverte la volontà di andare oltre una simile, possibile interpretazione, nel primo e forse principale di questi bei racconti ("Qualcosa di molto serio"), dove Antonella mette di fronte il suo personaggio ad una serie di vicende (i comportamenti negativi delle persone) e di segni (gli animali morti) che sembrano palesemente un modo per esorcizzare paure e incubi a occhi aperti, come è necessario per non diventare asociali o, peggio, pessimisti verso il genere umano.
Anche il ricordo delle esperienze più intime, rivissute come nostalgia col tempo che passa ("il segreto della scatola di latta", il racconto più bello secondo me!), che riportano l'autrice a rintracciare la sua vena poetica già nell'infanzia, è anche esso un modo per ricercare le radici positive della propria esistenza.
Analogo registro, (il ricordo, la ricerca dei buoni sentimenti!) mi pare da rintracciare in "Fotografie", forse quello più vicino all'autobiografia insieme a "Vittoria", sulla misteriosa data della morte della suocera. In entrambi si respira un'aria di nostalgia positiva, necessaria anch'essa per non disperdere la parte migliore del proprio vissuto.
Una ricaduta in una vena di pessimismo circa le relazioni sociali si rintraccia più nettamente in due racconti ("Chat" e "Aspettando il Natale") dove i buoni sentimenti sembrano soccombere ad una sorta di ipocrisia diffusa. Ma state attenti! Già in "Fotografie" Antonella ci mette in guardia dal prendere tutto troppo sul serio come quando, nell'immaginario colloquio con la foto di lei bambina (la bellissima e enigmatica foto sulla copertina del libro!) lei ammonisce "Non si può sempre giocare, ci sono cose più importanti nella vita", la risposta lapidaria, decisiva è: Non è vero. Giocare è molto importante!"
Ecco allora una serie di racconti che fanno del gioco e del puro amore per la scrittura ("Perdente ma vivo" e "Il funerale di Maria C") la loro caratteristica principale.
Insieme al gioco, Antonella attribuisce un'importanza notevole al Sogno, come ulteriore riferimento e stimolo per riportare sulla carta le proprie angosce ma anche le proprie aspettative. "Stai dietro al leone", sul sogno del padre, "Non c'è proprio nessuno", il più pessimista in assoluto, dove la solitudine incombe come dominante del nostro destino e "Tra sogno e realtà", quello più legato alla vita professionale di Antonella.
Ma nella raccolta della Cipriani non poteva mancare l'Amore, quello con l'A maiuscola. E lo troviamo, a mio avviso, nel racconto forse più amaro e drammatico, "Capisci tutto tu" dove, a fronte di un dialogo teso per non dire cattivo, i gesti dell'uomo verso la moglie che ha subito un grave lutto (e l'ha subito anche lui!), sono quanto di più amoroso si possa immaginare.
Insomma, Antonella ci fa, con questa raccolta, un bellissimo regalo, spingendoci ad amare, come lei, la scrittura e il racconto, se vogliamo migliorare, giorno per giorno, la nostra esistenza.
E più ne scriviamo, come fa anche lei nelle sue raccolte e nelle antologie del Gruppo Scrittori Firenze (di cui è autorevole rappresentante), più ci sentiamo arricchiti di vita reale.
Grazie Antonella Cipriani di tutto questo.
Renato Campinoti
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