Contro la guerra!
In queste giornate col cuore pieno di angoscia e la mente piena di rabbia per la drammatica guerra scatenata dal tiranno del Cremlino contro l'incolpevole Ucraina, mi è capitato tra le mano questo meraviglioso libro pubblicato da Tommaso Moro nel lontanissimo 1516, che non leggevo dai tempi dell'università. "Il bellum, la guerra, come cosa veramente belluina, per quanto non ci sia specie di belva che la pratichi tanto come l'uomo, è profondamente detestato in Utopia dove...nulla reputano così inglorioso quanto la gloria conquistata con la guerra". Basterebbero queste frasi per dirci della lungimiranza e della qualità di un uomo, che fu anche uomo di Stato, e che è stato sicuramente tra i pionieri del pensiero utopico in cui i migliori hanno sempre cercato di riporre le loro speranze in un mondo migliore di quello che è capitato loro (e purtroppo è capitato anche a noi) di vivere. Naturalmente, come è ampiamente noto, il resoconto sull'isola di Utopia che il Moro si fa fare dall'amico (inventato) Pietro Itlodeo (colui che ciana, che racconta) riguarda molti altri aspetti dei gravi difetti di cui si macchiavano i governanti del suo tempo. Non a caso si parla, in Utopia, dell'abolizione della schiavitù, salvo per coloro che si macchino di atroci delitti o per "aver commesso un delitto in città straniere". Non meno da menzionare è il rapporto tra lavoro e studio , dove al lavoro si dedicano colà non più di sei ore al giorno (ma tutti!) e gli intervalli "i più li impiegano in studi letterari: c'è infatti l'uso di tenere ogni giorno e prima che si faccia piena luce delle lezione pubbliche cui sono impegnati a intervenire soltanto coloro che sono stati particolarmente prescelti per gli studi anche se poi ad ascoltare tali lezioni secondo le loro inclinazioni, concorrono in gran numero uomini e donne d'ogni condizione" Lo metto in grassetto perchè sembra di leggere una moderna direttiva sull'"Apprendimento Permanente in ogni fase della vita" che è quanto di più moderno e necessario raccomandato dalla stessa Unione Europea. Come è noto, la cosa che ha fatto più scalpore di questo libro utopico di Moro è l'idea di abolire la proprietà privata come condizione per abbattere l'"insensata avidità" dei ricchi che trattano come bestie da soma i loro simili. Da qui lo sviluppo, nel tempo, di molte di quelle correnti utopistiche che hanno tentato di dare un volto migliore alle nostre società. Ma oggi mi vorrei concentrare soprattutto nella bellissima indicazione contenuta nel resoconto sull'Isola di Utopia: "Abbracciano dunque gli Utopiani, per prima cosa, i piaceri dell'animo che ritengono i principali in assoluto,..derivati dall'esercizio delle virtù e di una vita ben vissuta". Che è quanto di più distante dalla follia e dagli orrore della guerra che ci tocca ancora una volta subire per le smodate ambizioni di quella gloria fasulla e profondamente sbagliata come ci ricorda un grande della storia umana come Tommaso Moro, che non esitò a pagare con la vita le proprie convinzioni.
Renato Campinoti
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