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23 febbraio 2022

Paolo Dapporto: Nel giardino di Emma

 

In un tempo in cui spuntano come funghi romanzi di formazione (Sono tutti alla ricerca del Giovane Holden degli anni 2000!) un libro come questo di Paolo Dapporto porta una ventata di freschezza nel genere e, soprattutto, di genuinità. 
Quella genuinità che neppure alle operazioni letterarie più spregiudicate (parlo, per farmi capire, di quell'Amica Geniale tanto osannata) sono capaci di farci apprezzare. 
E così l'amico Paolo, scrittore di punta del GSF, che non fa passare anno senza farci il dono di una novità letteraria, ci porta con sé nelle montagne pistoiesi di circa sessanta anni fa, precisamente in una frazione di Pracchia, dove si rifugiò con altri amici per preparare adeguatamente gli esami di Stato. 
Lui che aveva fin lì dedicato troppo tempo all'amato gioco del calcio, sentì il bisogno di un pò di calma e di isolamento per superare lo scoglio della maturità classica, in tempi in cui neppure si sospettava l'esistenza del sei politico e quando c'erano professori che, pur di non dirti che il compito era bel fatto, ti apostrofavano con un "non mi pare farina del tuo sacco", affinché nessuno si montasse la testa. 
In realtà l'isolamento ricercato dal giovane Dapporto si rivelò un'altra occasione di nuove conoscenze e emozioni che, tra quei paesaggi, quei laghi e quelle montagne, si moltiplicheranno escursione dopo escursione. 
Sono quei paesaggi, del resto, che ci ricordano, quelle brevi vacanze, spesso organizzate dai giovani parroci più volenterosi, come capitò al sottoscritto, tra il Libro Aperto, il Lago Scaffaiolo, Il passo della morte e tanti altri luoghi che a molti di noi è capitato di vivere come le prime esperienze lontano da genitori troppo impegnati nel lavoro. 
Ricordo ancora con emozione quando, io quattordicenne, nei primi giorni dell'agosto del 1962, nella località di Rosetta, ci giunse come una vera e propria bomba la notizia della morte di Marilyn Monroe, autentico mito e sogno proibito di grandi e piccini. 
Ancora prima di allora Paolo, con più anni di molti di noi (me compreso!) ma con una testa e un cuore più giovane di tutti, vive quel breve ma intenso periodo sommando all'attenzione e alle preoccupazioni dell'esame, le emozioni di approcci amorosi sempre più intensi e, al tempo stesso, il gusto di vivere un ambiente così diverso e sano rispetto alla sua pur amata Rifredi. 
Il libro è agile e talmente scorrevole che si fa prima a leggerlo e goderselo che dilungarsi in descrizioni o riassunti. 
Due sole considerazioni finali mi sento di farle. Paolo Dapporto ha trovato, non solo in questo ma in tutti i suoi libri di memorie, una cifra narrativa che riesce a impedirti di abbandonare la storia che sta raccontando e ti tiene attaccato alle pagine. 
Ed esprime questa qualità, è l'altra osservazione, con uno stile leggero e diretto che non sai distinguerlo dalla parola parlata. 
Insomma, senza affettazione, ma con grande precisione, ti fa sentire la sua presenza e quell'andare diretto alla storia che è la dote dei narratori di qualità.

Scritto da Renato Campinoti

1 commento:

  1. Grazie Renato, il tuo commento mi ha fatto un enorme piacere, perché io a questo libro ci tengo proprio, perché, non sarà Il giovane Holden, ma parla di me, della mia vita.
    Un forte abbraccio
    Paolo

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