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22 gennaio 2022

Bulgakov: Le uova fatali

Assolutamente istruttivo e divertente questo libretto di appena 100 pagine del grande scrittore russo autore del capolavoro "Il maestro e margherita", che qui, su un registro ironico e apparentemente fantascientifico, torna a mettere sale sul verbo staliniano.
Già l'argomento, la crisi della pollicoltura in Russia, introduce al versante ironico che si accentuerà con la figura del funzionario di partito che aspira alla gloria e il quale, con un raggio misterioso e miracoloso, scatena di fatto una moria apparentemente inarrestabile in tutti gli allevamenti di polli dell'immenso Paese. 
Bulgakov, nel periodo di massima espansione degli elogi alla scienza e allo sviluppo tecnologico come strumenti del potere sovietico per il suo "formidabile" sviluppo, con un racconto solo mette entrambi in scacco. Anzi, ironizzando sul potere della scienza che, priva di una adeguata guida morale, rischia di rovesciarsi nel suo opposto, un potere distruttivo, in realtà viaggia anche qui ai limiti del dileggio verso l'ottusità dell'apparato politico messo da Stalin a sostituire la più reazionaria ma più solida burocrazia zarista. 
Ed è qui, in questo continuo costeggiare la zona off limits oltre la quale c'era non solo la censura ma la repressione e, spesso, la reclusione, la grandezza di questo scrittore e uomo di teatro, tanto amato dal pubblico quanto tenuto sotto stretta osservazione dal potere sovietico. 
Si potrebbe dire che, forse, proprio perché tanto amato dai frequentatori del grande Bolshoi, Stalin, pur criticandolo e facendolo criticare anche ferocemente dai suoi scribacchini, si adoperò in prima persona per impedirne l'emigrazione. Probabilmente era consapevole che, diversamente da quello che raccontava sui presunti tradimenti della rivoluzione da parte dei suoi critici interni al Partito (la cui sorte era abbastanza indifferente ai moscoviti), una fuga all'estero da parte di un personaggio come Bulgakov, sarebbe stata interpretata come una "vendetta" del regime (e quindi di Stalin in primo luogo) verso un autore nelle simpatie dei cittadini sovietici
E' così che si spiega, del resto, il colloquio diretto, anche se telefonico, di Stalin con il grande scrittore quando quest'ultimo, nella morsa delle continue critiche e censure verso le sue opere, decide di chiedere il permesso di espatriare. Stalin, per impedire la messa in atto di tale scelta, arriva perfino a garantirgli l'invito del teatro moscovita, come si impegna in diretta, a lavorare con loro. 
Lo scrittore riverserà la sua "frustrazione" verso il regime, nelle sue opere sempre più satiriche o fantastiche e via vai più esplicite verso i vizi dell'arte ancella del potere. 
Il libro di cui stiamo parlando, uscito per la prima volta nel 1925, si inserisce esplicitamente in quel filone, moderatamente fantascientifico e di critica alla tecnologia, così diffuso in quegli anni, pagando naturalmente il suo tributo alla censura che ne impedirà a lungo una adeguata diffusione e ne permetterà una nuova edizione solo quando ormai lo scrittore , colpito da una grave malattia, alla età di appena 49 anni, se ne sarà andato. 
Naturalmente, come tutte le opere di grandi scrittori, anche questo breve romanzo mantiene intatta per noi la sua vena ironica e le sue qualità letterarie.

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