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28 dicembre 2021

Renato Campinoti: Natali a confronto

Natale 2020

Nicola guarda sconsolato i numeri del conto corrente. Più in rosso di così non può andare. Siamo ancora in piena pandemia e i clienti di quel bellissimo bar centrale non si fanno quasi più vedere. I debiti che ha contratto per l’acquisto dell’esercizio hanno prosciugato ogni suo risparmio. Il personale, ridotto al minimo, reclama il pagamento delle mensilità arretrate e chi può se ne va verso altri impieghi.

I pochi soldi che riceve dai cosiddetti ristori da parte del governo, non coprono neppure una minima parte dei debiti che ha contratto, sia per l’acquisto che per le forniture dell’attività.

Nicola, prima prova a rinviare più che può tutti i pagamenti, poi, di fronte ai pignoramenti delle sue poche proprietà (perfino l’auto le viene sequestrata!) e ai continui reclami del personale e dei fornitori, non ha altra scelta che dichiarare fallimento, perdendo perfino l’abitazione e trovandosi senza un euro disponibile.

Siamo ormai alla vigilia del Natale. La compagna, con cui non convive, gli comunica che passerà il Natale col figlio e si dimenticherà, la mattina seguente, di chiamarlo per gli auguri di rito.

Un paio di mattine dopo, mentre sta riflettendo sul più brutto Natale che gli è finora capitato di passare, è chiamato dall’addetto del Tribunale che gli comunica la data, molto ravvicinata, entro cui dovrà liberare l’alloggio, ormai gestito dalla sezione civile della giustizia.

A metà Febbraio Nicola, orfano da tempo dei genitori, figlio unico e senza prole, si trova a sperimentare la triste storia dei senzatetto, scoprendo un mondo per lui sconosciuto e dove la sopravvivenza è talvolta legata ad una coperta decente per la notte.

Natale 2021

Nicola ha deciso che questo Natale si raderà di nuovo la barba e farà finalmente una doccia, anche se fredda. Ma ha buone speranze di poter prima o poi allacciare la luce e rimediare uno scaldabagno decente. Non finirà mai di ringraziare Antonio, un amico di gioventù, che appena l’ha visto dormire sul marciapiede della stazione, sui cartoni, l’ha sollevato da terra e si è fatto raccontare tutta la storia.

Nicola non ha capito bene cosa volesse dire Antonio quando gli ha detto che, nel tempo libero, svolgeva attività di volontariato presso un’associazione che lui non aveva finora sentito rammentare. A lui, al momento, era nota solo quella organizzazione che prepara tutti i giorni pasti caldi per quelli che si trovano nella sua stessa condizione e cui lui, sempre più spesso, fa ricorso.

«Ti dico la verità» ha confessato ad Antonio quando l’amico gli ha chiesto come faceva a tirare avanti, «Non mi immaginavo neppure che esistessero persone che si impegnano per trovare un po' da mangiare per chi si trova nella disperazione come me».

Antonio ha fatto qualcosa di più che consolarlo un po'. Gli ha messo a disposizione un piccolo locale con bagno vicino alla sua abitazione che il figlio ha utilizzato fino a poco tempo fa, prima di laurearsi e andare in un ‘altra città dove lo ha portato il suo lavoro di ingegnere. E’ un po' sgangherato e da rimettere a posto. Alcune cose non funzionano come dovrebbero, come lo scaldabagno, appunto. Ma a Nicola, dopo un anno di strada, sembra una piccola reggia.

«Sei ancora giovane» gli ha detto Antonio. «Domani si va insieme al centro per l’impiego dove, mi hanno detto, cercano personale disposto a lavorare nelle nuove imprese, soprattutto di software, spuntate come funghi in questo periodo di pandemia. All’obiezione di non essere un grande esperto in materia, Antonio ha risposto che, se vorrà, ci penserà lui, qualche ora al giorno, dopo il lavoro, ad istruirlo adeguatamente.

Stamani è Natale, Nicola si guarda allo specchio dopo tanto tempo. La faccia, opportunamente sbarbata in quel bagno del piccolo appartamento, gli sembra così cambiata da quella seria e incazzata che sbirciava nelle vetrine di passaggio sui marciapiedi. Anche i capelli, lavati e rimessi a posto con un po' di sforbiciate, sembrano tornati quelli riccioluti e biondastri di cui era tanto orgoglioso nell’altra vita.

Deve fare pochi passi per raggiungere l’abitazione dell’amico, dove è invitato per il pranzo.

Controlla il cognome sul campanello, ma prima di suonare deve strusciare la mano sull’occhio da cui sente scendere una lacrima.

Poi suona, pensando che gli sembra di stare vivendo il più bel Natale della sua vita.

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