Questo inno all’amicizia tra due braccianti stagionali (quanto di più povero e precario si direbbe oggi!) e al loro sogno di possedere un angolo di terra per fermarsi e vivere senza l’egoismo dei padroni, Steinbeck lo aveva concepito per il teatro e il cinema.
Ne è uscito un romanzo commovente e perfetto. Un piccolo capolavoro che ti costringe a leggerlo tutto d’un fiato e a rimpiangere che sia finito.
Che farà ora George dopo la fine del racconto? E Lennie Small (un vero e proprio gigante col cervello è il cuore di un bambino), non poteva evitare di fare quello che ha fatto mettendo a rischio la sua vita? Tutto ciò per far capire al lettore come sia capace un autore come Steinbeck di coinvolgerti nella storia e farti sentire partecipe degli avvenimenti.
Che poi sono storie, come sempre con lui, dell’America degli anni 30, nel profondo sud, dove vige il più bieco sfruttamento tra gli uomini e dove, in nome dell’affermazione personale, non si esita a farsi giustizia da soli. Come capita con Curley, il figlio del padrone affetto dal complesso della bassa statura e geloso marcio della moglie che si rivela una civetta alla continua ricerca degli apprezzamenti maschili.
Nonostante le continue avvertenze di George all’amico Lennie di stare alla larga da una simile tentazione, la signora riuscirà alla fine a metterli entrambi nei guai.
Sarà proprio ora che il sentimento di amicizia tra George e Lennie emergerà con una forza che solo i grandi scrittori sanno rappresentare. È impressionante, nonostante la distanza temporale che separa il romanzo (1938) dai tempi nostri, la quantità di analogie con le vicende che viviamo oggi. Ho già detto dell’amicizia tra poveri e della intensità che è capace di raggiungere. Ma si potrebbe dire anche della solidarietà che si crea tra coloro che non si arrendono e continuano a sognare una vita diversa, senza la cattiveria del padrone.
Altrettanto impressionante è la voglia di affermazione di quella che potremmo chiamare la piccola borghesia, pronta a usare tutti gli strumenti per rimarcare una sua presunta superiorità. Naturalmente si potrebbe continuare, ma resta il fatto che la grandezza di uno scrittore come Steinbeck sta proprio nella capacità di rappresentare un particolare periodo dell’inizio della grande crescita dell’America e di indicarci valori e, soprattutto, disvalori di un tale sviluppo che si riveleranno presenti fino ai nostri giorni.
Non a caso libri come questo continuano a rimanere, anche oggi, tra i più venduti del grande premio Nobel che continua a metterci in guardia sul modo poco ortodosso dell’ arricchimento di certa gente e sul grande valore dell’amicizia e della solidarietà.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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