Inizia, questo nuovo e intrigante romanzo di Laura Vignali, come fosse una storia di formazione di giovani studentesse e studenti di un prestigioso liceo fiorentino. Quando arrivi in fondo e lo chiudi ti accorgi che è anche un giallo, nel più classico spirito del genere, vorrei dire alla Agatha Christie per intenderci, se non fosse che al posto dell'estroso Poirot c'è una coppia di giovani, l'uno già assistente del supplente del titolo, l'altra una ragazza apparentemente ingenua e volenterosa (molto impegnata col mercato equo e solidale), in realtà molto scafata e in grado di aprire gli occhi al suo nuovo ragazzo.
Ma per arrivare al giallo, occorre prima passare dalla morte improvvisa e misteriosa del professor Aurelio Ciampi ormai in età matura, all'epoca del romanzo il giovane supplente capitato in una quinta classe del liceo dove, sostituendo una professoressa di italiano di stampo antico, ha facile mestiere ad attrarre l'attenzione delle molte, poco ingenue fanciulle.
Siamo, all'epoca, nel 1976, l'anno della pubblicazione del romanzo "Porci con le ali", che si lascerà definitivamente alle spalle ogni residuo di perbenismo in fatto di sesso nelle giovani generazioni.
E qui riscontro il primo merito dell'autrice, che riesce, nella progressiva descrizione dei personaggi femminili, via via ammaliati dal supplente, a restituirci un momento particolare della vita culturale e sociale del nostro Paese, a cominciare da una realtà in bilico tra innovazione e restaurazione come è anche Firenze.
Ecco allora che assistiamo a fenomeni di sostanziale disgregazione dei classici rapporti familiari dove ora è il padre, ora la mamma a prendersi quelle libertà e quell'assenza di responsabilità verso i figli (nel nostro caso le figlie) che non aiutano certe le protagoniste del libro a trovare un loro personale equilibrio.
Altro merito di Laura è sicuramente quello di disegnare una situazione giovanile dove solo pochi (nella classe del supplente, solo uno!) sono tuttora ammaliati dalle idee "rivoluzionarie", che tra l'altro per molti di lì a poco, nello spartiacque del '77, si trasformeranno prima nella cosiddetta "autonomia" e poi nel terrorismo.
Ma il libro della Vignali non si sofferma affatto su tutto ciò e preferisce raccontarci, attraverso la caratterizzazione dei personaggi, la miseria di figure come quella del supplente che, approfittando del suo ruolo e del fascino che suscita, disegna uno stereotipo di maschio tutt'altro che maturato in una temperie apparentemente rivoluzionaria come quella degli anni '60.
Al contrario le giovani donne, che pure in un primo momento, dentro la crisi di valori e di supporti morali significativi, tendono a cadere nelle "trappole" sessuali del professore, prendono via via coscienza del raggiro in cui sono state coinvolte e troveranno la loro strada per riscattarsi.
Naturalmente il romanzo, piuttosto corposo questa volta, ci presenta una galleria di personaggi molto più ricca di quella essenziale di cui ho parlato. Basti pensare, per rimanere in tema, che per avvicinarci al colpo di scena e alla natura di vero e proprio giallo cui il romanzo aspira, c'è ancora bisogno un personaggio femminile, la giovane del mercato equo e solidale di cui ho parlato all'inizio, sottolineando una volta di più il messaggio che scaturisce da tutto il bel romanzo di Laura Vignali: sono le donne in grado di raddrizzare le situazioni storte e sbagliate, perchè, ancora una volta, hanno una marcia in più dei maschi.
Per chi, come il sottoscritto, ha fatto di una donna giovane e bella la protagonista dei propri racconti polizieschi, non è certo questo un messaggio da discutere, ma da assumere integralmente. Con una notazione finale.
Anche questa volta Firenze c'è, nelle sue piazze e nei suoi vicoli. Ma mi sento di dire che non è la città di Firenze a farla da padrona come in altri libri di Laura. Forse perché questa storia non vuole avere una limitazione "geografica", ma pretende di lanciare un messaggio universale nei rapporti tra uomini e donne.
Renato Campinoti
Renato Campinoti
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