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14 giugno 2022

Giampaolo Simi: Senza dirci addio

 

La maledizione della mitica Camars

Un libro indubbiamente impegnativo e interessante per tutti, affascinante per quei toscani, come il sottoscritto, che hanno messo attenzione e speranze negli scavi archeologici dell'ultimo ventennio, in particolare quelli avvenuti in seguito ai lavori per l'interporto di Prato e la presunta scoperta della mitica città etrusca di Camars, che rimetterebbero in discussione molte delle presunte certezze circa la gerarchia cittadina del periodo etrusco. 
Ma non è di questo che si occupa in particolare questo avvincente racconto di Simi, anche se non si possono tacere i riferimenti espliciti a tali esperienze archeologiche e alle conseguenze del blocco dei lavori cui sono andate incontro. 
Per gli aspetti essenziali della trama basterà dire che Simi mette in pista Dario Corbo, già cronista di nera per vent'anni, ora collaboratore di uno strano personaggio, Nora Beckford, figlia ed erede del grande artista di cui è chiamata a valorizzare la notevole mole di prodotti artistici ora inseriti nella apposita Fondazione con sede in Versilia. 
Già il fatto che Nora, quarantacinquenne, abbia trascorso gli ultimi quindici nelle patrie galere per una vicenda non specificata ma di cui ha scritto a suo tempo lo stesso Corbo giornalista, ci porta dentro un'aura non propriamente ordinaria. 
Se a ciò si aggiunge un figlio di Corbo, Luca, diciottenne, condannato per aver assistito a una grave vicenda di molestie sessuali di cui si è rifiutato di dare notizie sulle altrui responsabilità alla giustizia, già calciatore di livello promettente, maltrattato dal proprio procuratore, che ora è diventato il compagno della propria madre da quando ha lasciato Dario Corbo perché mai presente in casa col suo lavoro di cronista, si capisce in quali meandri ha intenzione di portarci lo scrittore. 
Se tutto ciò non bastasse Giulia, la ex moglie di Corbo e madre di Luca, entrata in contatto come esperta d'arte con un'altra strana figura di gallerista versiliana, Maddalena Currè, affiancata nel suo lavoro da un notissimo esperto d'arte Bruno Weber, viene investita e uccisa da un furgone, una sera che si trovava in uno strano e desolato paesaggio, centro di scontro, si scoprirà, tra gli interessi delle sovrintendenze per le ricerche archeologiche, quelli degli investitori decisi a realizzare un grandioso centro commerciale e i commercianti di opere d'arte interessati ai "prodotti" degli scavi. 
E qui, di fronte alla rabbia e alla non accettazione del figlio circa le motivazioni ufficiali di tale morte, Corbo da fondo a tutta la sua esperienza e ai suoi rapporti di cronista di nera per venire a capo di una vicenda quanto meno ingarbugliata, dove a un certo punto emerge perfino un caso di mutazione sessuale che è, a mio parere, l'unico punto debole e obiettabile di tutto il romanzo. 
Solo una capacità di scrittura non indifferente (non a caso Simi è anche sceneggiatore TV di serie fortunate come Nero a metà!) e una padronanza assoluta di trame fittissime e piene di continui colpi di scena, riescono a farci gustare una vicenda che, come dicevo, è particolarmente interna alle situazioni sorte e mai chiarite nella realtà archeologica toscana e a portarla a esiti chiari, non molto distanti, probabilmente, da una possibile verità qualora le autorità preposte, come ci manda a dire l'autore lungo tutto il racconto, fossero disposte a uscire da un atteggiamento esclusivamente burocratico e si mettessero anch'esse a sostenere i vari Corbo impegnati a far luce su tali vicende. 
Quando, con le ultime pagine, si porta a termine il lungo racconto di Simi, si resta con un gusto amarognolo in bocca, dispiaciuti di lasciare una storia che ci ha preso nelle viscere e un po' sorpresi che a raccontarci, da par suo, tali ipotetiche vicende, sia toccato a un grande scrittore come Giampaolo Simi, cui, anche per questo, va tutto il nostro plauso.

Renato Campinoti

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